I disegni giovanili di Le Corbusier, 1902 –
1916
Fino al 24 gennaio, il Teatro dell’architettura di Mendrisio ospita la mostra I disegni giovanili di Le Corbusier. 1902-1916, promossa dalla Fondazione Teatro dell’architettura, con la collaborazione dell’Accademia di architettura dell’Università della Svizzera italiana a Mendrisio. L’esposizione ripercorre il periodo giovanile della formazione e dei viaggi prima dei trent’anni dell’artista. Allestita all’interno della struttura progettata dall’architetto Mario Botta, la mostra curata da Daniéle Pauly, raccoglie più di ottanta disegni originali inediti, provenienti da collezioni private e pubbliche svizzere, taccuini di viaggio, più una serie di riproduzioni di disegni provenienti dalla Fondazione Le Corbusier di Parigi, quando l’ancor Charles-Édouard Jeanneret utilizza il disegno come forma di contemplazione e integrazione con il mondo, come mezzo di ricerca e analisi.
Quando, nel 1920, il giovane Charles-Édouard Janneret-Gris e il pittore Ozenfant fondarono a Parigi, il giornale di avanguardia “L’Esprit Nouveau” dovettero entrambi usare sovente degli pseudonimi, per far credere che non fossero sempre loro due a scrivere articoli. L’ispirazione della scelta, per Charles-Édouard, venne dal nome di un trisavolo materno, Lecorbesier, il cui ritratto vedeva ogni giorno nella casa della sua infanzia. Lecorbesier divenne poi Le Corbusier. Per gli amici, Le Corbu, per creare l’assonanza con la parola “corbeau” che in francese vuol dire corvo, quel volatile della cui intelligenza si dice un gran bene. Le sue lettere a persone intime erano sovente con una testa di corvo.
Le Corbusier nasce il 6 ottobre 1887 a La Chaux-de-Fonds nel cantone Neuchâtel, in Svizzera, non lontano da Francia e Germania. La madre, Charlotte Marie Améliie Perret, insegnante di pianoforte, gli fa respirare da subito l’amore per la musica e la poesia, e lo vorrebbe musicista. Il padre Georges Édouard, invece, lo avvia secondo una tradizione famigliare al mestiere di incisore di casse d’ orologio e registra con ammirazione la sua abilità e i suoi progressi alla scuola d’arte locale.
Lo scopo della scuola è insegnare e riprodurre con assoluta precisione le bellezze naturali della regione. Il minimo errore nell’uso del bulino renderebbe inutilizzabili pezzi di valore in oro e argento. A undici mesi dall’iscrizione, all’età di quindici anni nel 1902, Charles-Édouard vince il primo premio per la realizzazione di un orologio da taschino. Ha trascorso un’infanzia serena e al contempo esaltante. Le domeniche il padre lo conduceva sulle cime delle montagne a contemplare tutto: dal ramoscello di pino che quasi si disfa sotto il peso della neve al paesaggio immerso in una distesa di nebbia che lui, da piccolo, pensava fosse il mare. <<Ero nato per guardare sempre delle immagini e per disegnarle>>, soleva dire.
Le sue prime opere sono copie delle incisioni di Rodolphe Töpffer contenute nel libro Premiers voyages en zigzag: ou, Escursion dun pesinsionnat en vacances dans les cantons suisse et sur le revers italien des Alpes (1844). Il fratello Alberto, lui si musicista, secondo i desideri materni, racconta che Charles—Édouard, dopo aver colorato questi suoi primi disegni acquarellati, li faceva seccare al sole appendendoli con le mollette al filo della biancheria.
Da quel pragmatico e ancora infantile amore per la natura sarebbero poi nati i fondamenti di un linguaggio. <<Io sapevo com’erano i fiori dentro e fuori, la forma e il colore degli uccelli, capivo come cresce un albero e come riesce a stare in equilibrio in mezzo alla tempesta>>.
Dalla matita scaturiscono cerbiatti, cervi, montoni, anatre, mucche, cavalli, linci e zebre. Charles-Éduard – lo ha deciso – sarà pittore. <<Il disegno è testimone di una terribile battaglia, quella della pittura>>. All’École d’art et d’art appliquè à l’industrie di La Chataux-de-Fonds Charles-Édouard è inquieto e scalpitante. Se ne accorge Charles L’Eplattenier (l’uomo dei boschi”), ventiseienne professore che ha studiato a Parigi e portato nella scuola della provincia svizzera una cultura viva improntata all’esperienza e alla conoscenza di ciò che nel campo dell’arte avviene negli altri paesi europei. Charles L’Éplattenier pensa che la professione ideale per il suo studente eccezionale sia quella di architetto e ne convince i genitori. IL ragazzo ha sedici anni e, in realtà, avrebbe altre idee:<<L’architettura e gli architetti mi fanno orrore, vorrei fare il pittore>>.
L’Éplattenier si oppone energicamente e Charles-Édouard accettò il verdetto anche se, ogni giorno della sua vita, si comportò da pittore, disegnando e dipingendo tutto ciò che gli capitava a tiro. Il disegno e la pittura sono stati per lui anche una forma di meditazione. Nel 1905 entra a far parte di una classe di diciasette allievi che, guidati da l’ Éplattenier, studiano per diventare architetti, scultori, gioiellieri e pittori: il corso che intraprendono si chiama Cours Supérieur d’Art et Décoration e avrà durata biennale. Un anno dopo, i ragazzi sono chiamati a progettare la casa per Louis Fallet, direttore dell’École d’art appliquè à l’industrie.
Con i soldi guadagnati riesce finalmente ad attuare un programma da sempre sognato: un viaggio in Toscana e a Venezia. Poi a Vienna, Josef Hoffman gli offre una collaborazione nel suo studio, ma declina l’offerta. Vive soltanto nei musei. Nel 1917 Charles Janneret si trasferisce definitivamente a Parigi e un anno dopo pubblica, con l’amico pittore Amèdée Ozenfant il manifesto Aprés le Cubisme da cui nasce, preceduto da una memorabile mostra alla Galerie Thomas, il movimento del purismo che rifonda il concetto della forma e del colore, rendendoli, una volta liberati dalle frammentazioni e dai decorativismi del tardo cubismo, assoluti, puri e compatti con richiami ai Fauves e a Cézanne.
La grande passione per il corpo femminile, quella che ha spinto Ingres a dipingere Il bagno turco, ispira anche a Le Corbu infiniti disegni e quadri nei quali donne senza veli si baciano, si abbracciano e parlano fra loro. Anche le ostriche e le conchiglie, oggetto rincorrente dei suoi disegni a matita e pastello, sono simboli erotici.
Nel
1940, all’età di cinquantatrè anni, così scriveva in due lettere alla madre:
<<Il denaro, gli ebrei (in parte responsabili), la massoneria, tutto
questo subirà la giusta legge>>. E:<<Hitler può coronare la sua
vita con un’operazione grandiosa: la pianificazione dell’Europa>>.
Peccato.
M.P.F.
Nessun commento:
Posta un commento