Adorazione dei Magi (Masaccio)
“Nato Gesù a
Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco alcuni Magi vennero da oriente
a Gerusalemme e dicevano: <<Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?
Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo>>.
All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da
loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: << A
Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu Betlemme,
terra di Giudea, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da
te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele>>…”
Mt, 2,1-11)
L’ Adorazione dei Magi è un dipinto, che costituiva lo scomparto
centrale della predella del Polittico di
Pisa, eseguito nel
1426, a tempera su tavola, da Tommaso di Giovanni Cassai, detto Masaccio (1401
– 1428), proveniente dalla cappella di San Giuliano nella Chiesa di Santa Maria
del Carmine a Pisa ed ora conservato presso la Gemäldegalerie di Berlino.
Il Polittico di Pisa, oggi purtroppo, è smembrato in molteplici parti e diviso in vari musei del mondo. L’opera, faceva parte della predella nello scomparto centrale, sotto la Maestà oggi alla National Gallery di Londra. La scena dell’Adorazione dei Magi è presentata come consueto di profilo (solo Botticelli rinnoverà questa iconografia), e sembra dipinta per contrastare la celebre Adorazione di Gentile da Fabriano, che nel 1423 aveva incantato i fiorentini.
La composizione
di Masaccio è pacata e simile a un fregio, in contrapposizione con l’affollata
e sontuosa “frivolezza” di Gentile. A sinistra si vede la capanna, dove il bue
e l’asinello stanno alle spalle, accanto a una cavalcatura per il dorso
dell’asino. Subito dopo si vede la Sacra Famiglia, con le aureole scorciate in
prospettiva. Maria è seduta in un seggio dorato con protomi e zampe leonine (il
faldistorio con le teste leonine imperiali), e tiene in braccio il Bambino che
benedice il primo dei Magi, il quale è già inginocchiato e tolto la corona
deponendola in terra; il suo dono è già nelle mani di san Giuseppe. Dietro di
lui sta un altro Magio con tunica rosa, la cui fisionomia assomiglia molto a un
personaggio dell’affresco del San Pietro
risana gli infermi con la sua ombra nella
Cappella Brancacci; esso si è intanto inginocchiato e la sua corona è nelle
mani di un servitore. Il terzo Magio è appena arrivato, è in piedi e un servo
gli sta togliendo la corona, mentre un altro ne porta il dono. Dietro i re si
trovano due personaggi entrambi emblematici, non presi dall’iconografia
tradizionale, vestiti di cappelli alla moda dell’epoca e da lunghi mantelli
grigi, che lasciano scoperte le gambe coperte da calzamaglie. Si tratta probabilmente
delle figure dei committenti: il notaio ser Giuliano di Collino, più alto in
secondo piano, e suo nipote, più basso e in primo piano, posto sopra una
montagnola del terreno.
A destra stanno
infine i cavalli e i servitori, tra i quali si scorge qualche affinità sia con
Gentile (il cavallo con la testa in scorcio in lato), sia con altre opere come
l’Adorazione di Nicola Pisano scolpita nel pulpito del
Battistero di Pisa (1260 circa), come il cavallo intento a pascolare.
Lo stile della pittura è a tratti morbido e sfumato, come nello sfondo, a tratti forte e incisivo, come nei mantelli dei due committenti. In ogni caso la luce e la ricca cromia unificano tutta la rappresentazione, senza squilibri.
M.P.F.
Nessun commento:
Posta un commento