Bill Viola e Lanfranco
Eterne visioni tra presente e passato
La relazione e il dialogo tra
l’Ascensione di Isotta di Bill Viola e l’Assunzione di Lanfranco sono
ravvisabili su due piani: quello comunicativo e quello semantico. Del resto è
noto come Bill Viola, nella costruzione della sua narrazione per immagini,
tragga chiara ispirazione stilistica e compositiva propriamente dalle opere
degli artisti italiani del Rinascimento e non solo, “colpevoli”, forse,
l’origine italiana della sua famiglia e la sua permanenza tra Los Angeles e il
nostro paese.
È lo stesso Viola a dirci “ Alla fine degli anni Ottanta la distanza che mi aveva separato dai
vecchi maestri del passato si è completamente dissolta. Tempo e spazio, passato
e presente, erano la stessa cosa, Così il mio profondo legame con la pittura
italiana – nata nel periodo in cui vivevo a Firenze – è ritornato a galla come
un amore perduto. Ho capito che i cosiddetti vecchi maestri non erano altro che
giovani radicali. Masaccio, Michelangelo, Raffaello erano artisti influenzati
da nuove idee tecniche e scientifiche,
provenienti da centri di ricerca e da università.
Avevano tutti circa 20 anni quando hanno creato i primi grandi lavori. Il
parallelo con l’epoca attuale delle videocamere digitali, della computer
grafic, della videoarte e di internet, è indiscutibile. Una volta stabilita questa
relazione, e cioè che tutta l’arte a quel tempo era avanguardia, si colgono
solo connessioni e affinità, non fratture. Dopo tutto, c’è un unico filo che
attraversa la scienza ottica, dalla prospettiva del XV° secolo fino all’era digitale. Così un intero nuovo
Paesaggio, che aspettava di essere esplorato, mi si era aperto davanti.
Naturalmente non ero interessato ad appropriarmi o a parodiare, non volevo
semplicemente riprodurre o citare la storia dell’arte. Ho guardato a loro come
modelli per la mia concezione dell’immagine, costruendola grazie a
un’esperienza lungo 700 anni”.
L’Ascensione di Isotta (La forma della luce nello
spazio dopo la morte) di Bill Viola
Il calmo mistero di un
momento fluttuante, rischiarato soltanto da un fascio di luce, è improvvisamente
scosso dalla presenza di un corpo femminile, ormai liberato da ogni traccia di
pesantezza terrena. Come attratto da una dimensione ulteriore, il corpo
ascende, lasciando dietro di sé una scia luminosa, simile all’apparizione di
una nuova costellazione. Trasmessa da un monitor al plasma di ampie
proporzioni, Isolde’s Ascension (The
Shape of Light in the Space after Death), 2005, nasce nell’ambito di Love/Death: the Tristan Projet,
un ciclo creato da Bill Viola
in relazione all’opera di Richard Wagner Tristano e Isotta. Se già Wagner,
ispirandosi alla filosofia di Schopenhauer, aveva riscritto l’articolata
leggenda di origine medioevale concentrandosi sulla relazione tra l’amore e la
morte e sublimandola nel Liebestod, la morte d’amore, nella sua interpretazione
Viola esalta ulteriormente la ricerca di una dimensione che trascende la vita
terrena. La video installazione presenta pertanto il percorso di Isotta, la sua
ricerca di unione con l’amato attraverso la morte. Nell ’immagine
ottenuta da Viola sono rintracciabili tracce
dell’iconografia de L’Assunzione della Vergine, il dipinto di Tiziano conservato a Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia che impressionò Wagner ai tempi della composizione della sua opera. In accordo con Viola, la video installazione è permanentemente allestita nella cappella del Castello di Rivoli (a cui l’opera appartiene), appunto nella posizione tradizionalmente riservata alla pala da altare.
La riflessione sulla
condizione umana e la ricerca di una dimensione spirituale contraddistinguono
l’intera opera di Bill Viola. Dai suoi esordi negli anni Settanta, l’artista si
distingue per la capacità di modulare le possibilità della tecnologia per
realizzare video che indagano particolari stati psichici ed emotivi. In opere
successive, sviluppate come installazioni a molteplici canali concepite per
stimolare più sensi, l’artista si concentra su immagini archetipe, inclusi i
processi di nascita, crescita e morte. Cresciuto in ambiente cattolico,
l’artista ha seguito un personale percorso che lo ha portato ad avvicinarsi al
misticismo orientale, per tornare poi, nelle opere prodotte dalla metà degli
anni Novanta, a esplorare l’iconografia cristiana, con particolare attenzione a
quella medievale, rinascimentale e manierista.
Il progressivo grado di
complessità delle installazioni di Viola implica anche la presenza di attori
appositamente scritturati e un’ampia troupe che l’artista dirige su veri e
propri set cinematografici, appositamente costruiti in studio. Le immagini
registrate, impiegando talvolta anche pellicola a
La Maddalena di Lanfranco – proveniente dal Museo Nazionale di Capodimonte di
Napoli – è un’opera di grande visionarietà e modernità. La composizione si
fonda sul contrasto tra il realistico e “terreno” nudo della Santa sorretta da
putti, da un lato e, dall’altro, il cielo dominato da forti contrasti
chiaroscurali e da fredde tonalità cromatiche. L’opera dunque manifesta una
intensa dimensione ultraterrena insieme un’esplicita presenza del mondo.
Lanfranco, innovativo e originale maestro della scuola emiliana del seicento,
affronta la sfida di rendere il movimento, di rappresentare un’azione che
sottende lo scorrere del tempo nell’avvicinamento dell’uomo al divino.
I punti di contatto tra
queste opere di Bill Viola e di Lanfranco sono davvero evidenti e di grande
intensità.
Isotta e Maddalena si librano
avvolte nei panneggi delle loro vesti lasciandosi portare dove il loro destino
le chiama, in un gesto di ardente accettazione che è dono d’amore. Il legame
tenace e indissolubile tra la dimensione spirituale e materiale emana dalle due
immagini condensandosi in una tensione emotiva profonda.
Così lo storico dell’arte Salvatore Settis, che in questi anni ha
seguito, assiduamente, il grande artista americano nelle molte esposizioni in
Italia con recensioni e con importanti collaborazioni, scrive “Bill Viola pensa se stesso come pittore,
vive la propria arte nel dialogo con l’arte passata…Attraverso l’opera di Bill
Viola, noi, osservatori ora stupefatti ora commossi ora increduli, dobbiamo
fare i nostri conti con l’arte, la sua e quella del passato”.
Maria Paola Forlani
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