EGITTO
Splendore Millenario
Capolavori da Leiden a Bologna
L’arte egizia ha origini
antichissime, precedenti al III millennio a.C., e si intreccia nei secoli con
l’arte delle culture vicine (siro-palestinese e fenicia). La sua influenza
arriva fino al XIX secolo e oltre. Si può suddividere in due grandi periodi:
l’arte predinastica o preistorica, e l’arte dinastica.
L’arte dinastica, con tre
principali periodi, segue un’evoluzione non lineare, caratterizzata da alcune
fasi di grande sviluppo intervallate da periodi oscuri.
L’arte nell’Antico Egitto fu
da sempre legata a intenti celebrativi e di propaganda del potere centrale
assoluto, con complesse simbologie legate alla religione e alla tradizione
funeraria. Il termine arte non
esisteva nemmeno nella lingua egizia, perché il compito dell’artista non era
certamente quello di creare, inventare, quanto piuttosto di concretizzare i
simboli della potenza terrena e ultraterrena. L’arte dinastica si caratterizzò
sia per l’armonia rigorosa delle geometrie sia per la vastità dei temi
descritti e per la ricchezza del pantheon divino. Fondamentale fu anche
l’introduzione di un sistema morale religioso che ispirò il “Libro dei morti” e
tutta l’arte conseguente.
Dalla freschezza
naturalistica dell’arte della III dinastia di Djoser, il percorso evolutivo
giunge alla tappa dell’astrazione geometrica delle piramidi di Menfi, quindi
all’umanizzazione accademica dei codici e
delle norme menfite durante il Medio Regno e infine all’arte magnificente del
Nuovo Regno impreziosito dalle influenze mesopotamiche e cretesi. Con le
dominazioni straniere, dagli Hyksos agli assiri e persiani fino ai romani,
inizia la decadenza artistica dell’Egitto.
Il Museo Archeologico di
Bologna ospita Egitto. Splendore
Millenario, fino al 17 luglio 2016. La mostra è prodotta dal Comune di
Bologna, Istituzione Bologna Musei, Museo Civico Archeologico e da Artemisia
Group ed è curata da Paola Giovetti e
Daniela Picchi (catalogo Skira).
L’evento bolognese Egitto, non è solo un’esposizione di
fortissimo impatto visivo e scientifico, ma è anche un’operazione che non ha
precedenti nel panorama internazionale: la collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in
Olanda – una delle prime dieci al mondo – e quella di Bologna – tra le
prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo dei suoi oggetti, si
sono unite integrandosi in un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati
di arte e storia. Sono 500 i reperti, databili al Periodo Predinastico
all’Epoca Romana, che dall’Olanda sono giunte sotto le due torri.
E assieme ai capolavori di
Leida e Bologna, la mostra ospita importanti prestiti del Museo Egizio di Torino e
del Museo Egizio di Firenze.
Per la prima volta sono
esposti l’uno accanto all’altro i capolavori delle due collezioni, opere quali:
la Stele di Aku (XII_XIII Dinastia,
1976-11648 a .C.),
il “maggiordomo della divina offerta” la cui preghiera racconta l’esistenza
ultraterrena del defunto in un mondo tripartito tra cielo, terra e oltretomba;
gli ori attribuiti al generale Djehuty, che condusse vittoriose le truppe
egiziane nel Vicino Oriente per il faraone Thutmose III (1479-1425) a.C.), il
grande conquistatore; le statue di Maya,
sovrintendente al tesoro
reale di Tutankhamon, e massimi capolavori del Museo Nazionale di Antichità di
Leiden, che hanno lasciato per la prima volta l’Olanda; e infine, tra i
numerosi oggetti che testimoniano il raffinatissimo stile di vita degli
Egiziani più facoltosi, un Manico di
specchio (1292.a.C.) dalle sembianze di una eternamente giovane fanciulla
che tiene un uccellino in mano.
Infine, per la prima volta
dopo 200 anni dalla riscoperta a Saqqara della sua tomba, la mostra offre
l’occasione unica e irrepetibile di vedere ricongiunti i più importanti
Rilievi di Horemheb, comandante in capo dell’esercito egiziano al tempo di
Tutankhamon e poi ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319 al 1292 a . C., che Leiden,
Bologna e Firenze posseggono.
La mostra si presenta al
pubblico in sette sezioni
Il predinastico e l’Età arcaica – alle origini della
storia
Il passaggio della materia
grezza alla forma, dalla tradizione orale a quella scritta, dalla preistoria
alla storia, rappresenta il momento fondante della civiltà egiziana. La
collezione di Leiden è ricchissima di materiali
che documentano il ruolo centrale della natura un questa lunga
evoluzione culturale e artistica. Molti di questi oggetti, di assoluta
modernità stilistica, aprono l’itinerario espositivo, tra cui il vaso del
Periodo Naqada II D (dal nome del sito dell’Alto Egitto e databile al 3375-3325 a .C.) decorato con
struzzi, colline e acque.
L’Antico regno – un modello politico-religioso
destinato al successo e le sue fragilità
Il percorso storico
dell’Antico Regno (dalla III alla VI dinastia, indicativamente tra il 2700 e il
2192 a .C.)
è noto per le piramidi e per il consolidamento di una burocrazia che ha il suo
vertice un sovrano assoluto, considerato un dio in terra e signore di tutto
l’Egitto. Questo senso dello stato e le sue regole terrene e ultraterrene, molto elitarie, sono ben
documentati negli oggetti provenienti dal contesto funerario di cui la
collezione olandese è particolarmente ricca, tra cui una tavola per offerte in
calcite (alabastro).
Il Medio Regno – il dio Osiri e una nuova prospettiva
ultraterrena
La fine dell’Antico Regno e
il periodo di disgregazione politica che ne segue determinano grandi
cambiamenti nella società egiziana, che riconosce al singolo individuo una
maggiore responsabilità del proprio destino, anche ultraterreno.
Ogni egiziano, in grado di
farsi costruire una tomba con adeguato corredo funerario, può ora aspirare a
una vita eterna. Il dio Osiri, signore dell’oltretomba, diviene la divinità più
popolare del Paese.
“Gli abitanti della Duat baciano il suolo,
gli stranieri si inchinarono,
gli dei antenati sono in gioia quando essi
lo vedono,
coloro che sono là hanno timore di lui e le Due
Terre gli rendono omaggio.”
Dal suo tempio ad Abido, uno
dei più importanti luoghi di culto dell’Egitto, provengono molte stele ora a
Leiden e a Bologna.
Dal Medio al Nuovo Regno – Il controllo del territorio
in patria e all’estero
La sconfitta degli Hysos, “I
principi dei paesi stranieri” che invadono e governano l’Egitto settentrionale
per alcune generazioni, dà origine al Nuovo Regno. Una politica estera molto
aggressiva arricchisce il Paese che vive uno dei periodi di maggior splendore.
La classe sociale dei professionisti della guerra si afferma sino al punto da
raggiungere il vertice dello stato e dare origine ad alcune dinastie regnanti.
La ricchezza e il prestigio di questi militari si concretizzano anche nella
produzione di oggetti raffinati, quali gli ori attribuiti a Djehuty, generale
del faraone Tuthmosi III. L’arte orafa egiziana ci ha lasciato in eredità
gioielli di grande pregio artistico, come il pettorale presente in mostra,
attribuito alla tomba del generale Djehuty.
Figurato a fiore di loto blu,
simbolo di rinascita e rigenerazione, doveva fungere da elemento di un
elaborato pettorale a numerosi fili.
La necropoli di Saqqara nel Nuovo Egitto
I Musei di Leiden e di
Bologna possono essere considerati “gemelli” perché conservano due nuclei
importanti di antichità provenienti da Saqqara, una delle necropoli della città
di Nenfi. Le statue di Maya e di sua moglie Meryt provenienti da quel sito,
rappresentano i massimi capolavori egiziani del Museo Nazionale di antichità di
Leiden, ora anch’essi presenti alla ricca mostra felsinea.
Il Nuovo Regno- il benessere dopo la conquista
Arredi raffinati, strumenti
musicali, giochi da tavolo, gioielli: sono alcuni dei beni di lusso che
testimoniano il benessere diffusosi in Egitto a seguito della politica espansionistica
dei sovrani del Nuovo Regno.
L’Egitto del primo millennio
L’Egitto del primo millennio
a.C. è caratterizzato da una sempre più evidente debolezza del potere centrale
a favore dei governatori locali che si attribuiscono il ruolo di dinastie
regnanti. La perdita di unità politica e territoriale indebolisce la capacità
di difesa dei confini del Paese, che è conquistato a più riprese da Nubiani,
Assiri e Persiani. Centri forti di potere rimangono i templi, che gestiscono
una parte importante dell’economia e la trasmissione del sapere, svolgendo un
ruolo d’intermediazione politica tra potere regnante e popolazione devota.
La conquista dell’Egitto da
parte di Alessandro Magno nel 332
a .C. chiude la fase “faraonica” della storia egiziana.
Con i successori, i Tolomei, ha inizio la dominazione del Paese che avrà come
ultima sovrana la
famosa Cleopatra.
Il dorato declino del Paese
continuerà per molti secoli, oltre la conquista romana del 31 a .C., sino alla dominazione
araba nel VI secolo dopo Cristo.
Il dialogo tra antico e
nuovo, locale e straniero, che contraddistingue l’epoca greca-romana, permette
ancora il raggiungimento di elevati livelli artistici, come testimoniano i
celebri ritratti del Fayum, di cui il Museo di Leiden conserva pregevoli
esemplari presenti in mostra.
Maria Paola Forlani
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