Per celebrare il ventennale
della propria attività, S.E.S.A. S.p.A. Società Estense Servizi Ambientali si è
resa promotrice di un evento internazionale di arte contemporanea di ampio
respiro, al fine di veicolare e condividere con la collettività i valori di
innovazione, sostenibilità e attenzione verso l’ambiente, coniugando etica ed
estetica. Impatto 2.0 è un progetto che interessa più sedi all’interno della
storica Città di Este: il Museo Nazionale Atestino con “Poetiche dell’oggetto nel Novecento”,
“L’idea di proporre un evento
di arte contemporanea internazionale nasce da una riflessione sulle importanti
problematiche ambientali che interessano il pianeta terra e della aderenza
della filosofia aziendale ad una azione di trasformazione di materiale di
scarto, la quale non si limita ad essere operazione di business, ma certamente
anche di contenuti di valore culturale, sociale ed ambientale.” (Lisa Celeghin)
Il confronto fra spazio
estetico e spazio sociale è una delle tematiche che attraversano l’arte moderna
e contemporanea; nell’ambito dei suoi obiettivi, infatti, vi è anche quello di
stabilire una certa equivalenza fra il proprio modo di essere e il mondo che la circonda. Il problema
è stato affrontato con determinazione da Marchel Duchamp che con i ready-mades
mette definitivamente in crisi il concetto di arte, decontestualizzando gli
oggetti comuni: lo scolabottiglie come la ruota di bicicletta nel momento in
cui vengono esposti acquistano una nuova visibilità e un diverso valore. La
nostra è un’epoca ricca di impulsi creativi non ordinati da un principio
unitario, spesso condizionata da una realtà di tipo consumistico e dalla
velocità dell’informazione. Si assiste così ad una commercializzazione dei
valori, che non permettendo alle esperienze di seguire un’evoluzione autonoma e
svincolata dal momento economico, diviene modello per un comportamento mutevole
e sfaccettato.
Ecco allora che i rifiuti
rappresentano un mondo che si sviluppa accanto a quello delle merci: i rifiuti
sono la rappresentazione di una filosofia di vita che vede nel nuovo l’elemento
da possedere e nell’usato quello da cui disfarsi con grande rapidità.
Per questo ci si trova a fare
i conti con gli eccessi, con gli avanzi della società industriale, che
incarnano la sistematica attività dello spreco a cui ci si lascia andare.
Il gesto dello scartare
simbolicamente porta con sé tutta la storia di una contemporaneità indirizzata,
ora come ora, ad un destino nevrotico e a volte schizofrenico. L’artista che
legge la storia attraverso le nostre cattive abitudini, fa sì che i rifiuti
rappresentino la testimonianza dei passaggi del nostro tempo. Il rifiuto viene
nobilitato dal gesto artistico perché offre l’opportunità di conoscere, di
leggere attraverso la memoria i momenti diversi dell’andare quotidiano. Quindi
l’oggetto buttato e poi ricontestualizzato nell’opera d’arte ha lo scopo di
istaurare un rapporto con la memoria e di trasformarla in messaggio. Nella
mente dell’artista si affaccia allora il sogno di far rivivere a modo suo, in
modo completamente autonomo, magari utopistico, quegli oggetti che se letti in
chiave poetica diventano importanti elementi di riflessione sulla nostra
memoria urbana.
Il brutto può quindi
acquisire una nuova forma di bellezza, che si identifica anche con la volontà
di salvare dalla fine ultima le presenze della contemporaneità. All’interno
dell’opera tutto può entrare, nulla deve in qualche maniera rimanere escluso:
dall’entità più degradata, all’oggetto che magari racchiude in sé archetipi o
rimandi ad una purezza perduta. Si possono allora mescolare, come lo dimostrano
gli artisti in mostra con le loro opere, “segni disperati e simboli affabili”,
per dare via ad una storia fatta di realtà caduche, che si sbriciolano, si
decompongono: rimane la consapevolezza che l’essere umano anche dal nulla, da
quello che non ha più ragione d’esistere come l’oggetto abbandonato, può far
nascere una molteplicità di metafore esistenti.
“C’è una bellezza nascosta
anche nell’oggetto rifiutato. Niente è meschino” – ricorda Tapis e gli artisti
hanno smesso di dipingere cose celestiali; hanno invece scelto “la terra, il
fango, lo spazio, la vestigia del fuoco, il muro, i detriti…il segno di un
passo, i rottami, i cuscini…”. È l’arte della trasformazione di
cui parla Picasso, quando spiega come da un sellino e da un vecchio manubrio
possa nascere un toro.
Ma è arte che ha origine
nella capacità di guardare, di vedere perché “se tutto ciò che vedi può essere
un test, se non saprai riconoscere subito il manubrio e il sellino fra il
resto, il risultato finale non sarà interessante”.
Negli spazi del Museo
nazionale Atestino l’arte del Novecento è posta in suggestivo dialogo con i
reperti archeologici: Arman, Lapo
Binazzi, César, Gérard Deschamps, Giuseppe Chiari, Mario Schifano, Daniel
Spoerri, Yoko Ono e Wolf Vostelli, artisti che a partire dal secolo scorso
hanno segnato la storia dell’arte in Europa attraverso il reimpiego di
materiali poveri, di scarto o di uso quotidiano, sono posti nelle sale del museo in relazione con
oggetti d’uso dell’Età Paleoveneta,
testimonianze della civiltà su cui si fondano le radici, la storia e la cultura della città di Este.
testimonianze della civiltà su cui si fondano le radici, la storia e la cultura della città di Este.
Nel suggestivo spazio,
graffiato dal tempo, della Ex Chiesa di San Rocco è allestita una raccolta di
opere di arte e di design sul tema dell’uso e del riuso dell’oggetto
quotidiano, realizzate da dieci artisti nazionali ed internazionali, interpreti
di un ironico linguaggio trash.
Nell’ampia sala dal sapore
liberty di quella che era la vecchia pescheria di Este dodici artisti del
panorama artistico nazionale ed internazionale testimoniano, ciascuno a secondo
la propria sensibilità, la relazione uomo-natura, la sostenibilità ambientale
anche attraverso le nuove tecnologie, e il rapporto con il rifiuto attraverso
opere contemporanee del linguaggio concettuale.
L’arte del riciclo valorizza
il contesto urbano. Ad Este va in scena la valorizzazione e la riqualificazione
attraverso l’arte all’interno della città: infatti presso lo stabile dell’Ex
Deposito delle Corriere Sita lo street artist Bordalo II è stato invitato a
realizzare una scultura monumentale, che rimarrà in permanenza a beneficio
della collettività, come testimonianza dell’attenzione verso il riutilizzo
consapevole dei rifiuti e la sensibilizzazione riguardo alle tematiche.
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