MUSEO DELL’OPERA DEL DUOMO DI FIRENZE
Dopo tre anni di lavori si è
riaperto al pubblico il nuovo Museo dell’Opera del Duomo, il quale possiede la
maggiore concentrazione di scultura monumentale fiorentina al mondo: statue e rilievi medievali e
rinascimentali in marmo,bronzo e argento di Arnolfo di Cambio, Andrea Pisano,
Lorenzo Ghiberti, Donatello,
Luca della Robbia, Annoio
Pollaiolo, Andrea del Verrocchio, Michelangelo ed altri ancora. Quasi tutte
queste opere furono realizzate per gli esterni ed interni delle strutture
ecclesiastiche che sorgono davanti al Museo: il Battistero di San Givanni, la
Cattedrale di Santa Maria del Fiore ossia il Duomo, il Campanile di Giotto.
Il compito particolare del
Museo dell’Opera è quello di presentare in modo adeguato le opere fatte per
questi edifici ma i severi limiti di spazio resero impossibile l’adempimento di
questo compito nei primi centoventi anni d’esistenza del museo.
Le appena due sale originali
col tempo divennero diciotto, ma anche queste risultarono insufficienti e molte
opere rimasero nei depositi.
Ancor peggio, le sale del
vecchio museo erano troppo anguste per le sculture, molte delle quali con
grandezze più naturali e intese per essere viste da lontano.
Negli anni 1990 divenne poi
chiaro che altre opere ancora, rimosse dai monumenti per restauri, per ragioni
conservative avrebbero dovuto essere collocate in futuro al museo, dove però
mancava lo spazio.
Fu quindi con notevole
sollievo che nel 1998 l’Opera del Duomo potè acquistare una vasta struttura
attigua al vecchio museo, con 3000 mq da aggiungere ai 2500 del museo
esistente. Quest’edificio, realizzato nel 1778 come teatro, era servito a vari
scopi nell’Otto e primo Novecento e, privo di caratteri architettonici
storicizzati, poteva essere riplasmato in conformità alle esigenze
dell’acquirente, che ne doveva conservare solo la sagoma e le altezze preesistenti.
Secondo il progetto preparato
dagli architetti fiorentini Adolfo Natalini, Piero Guicciardini e Marco Magni,
la prima sala del nuovo Museo presenta, su una delle pareti lunghe, la
riproduzione in scala 1:1 dell’antica facciata medievale del Duomo (smontata
nel 1587), con le statue nelle posizioni indicate in un disegno cinquecentesco.
Le opere di particolare importanza che, in tale sistemazione, risulterebbero troppo lontano dallo spettatore sono esposte in basso, con calchi nelle loro nicchie in alto. Dirimpetto a questa colossale frons scenae stanno poi le celeberrime porte bronzee del Battistero di Firenze,
con, sopra di esse, i gruppi statuari cinquecenteschi realizzati per queste posizioni. E nella stessa sala sono esposte due grandi sarcofagi romani che per tutto il Medioevo e Rinascimento furono all’esterno del Battistero.
Dopo la spettacolare
evocazione della piazza tra Duomo e Battistero, nella sala della ricostruita
facciata e delle porte bronzee, seguono tre ambienti più piccoli allusivi
all’interiorità dell’arte realizzata per queste chiese: una <<Cappella
delle reliquie>> con capolavori d’orificeria medievale, rinascimentale e
barocca; una sala di pale d’altare votive con al centro,
Giunto è già’l corso della vita mia, / con tempestoso
mar per fragil barca,
/ al comun porto, ov’a render si varca / conto e
ragione d’ogn’opera trista e
Pia. / Onde l’affettuosa fantasia, / che l’arte mi
fece idol’ e monarca,/ co-
nosco or ben quant’era d’error carca, / e quel ch’a
mal suo grado ogn’uom
desia. / Gli amorosi pensier, già vani e lieti, / che
fieno or, s’a duo morte
m’avvicino? / D’una so’l certo, e l’altra mi minaccia.
/ Né pianger né scolpir
fia più che quieti / l’anima volta a quell’Amor divino
/ ch’aperse, a pren-
der noi, in croce le braccia.
La visita continua al primo
piano nella galleria lunga 36
metri che ospita le sculture realizzate per il campanile
di Giotto: sedici statue di grandezza più che naturale, di mano di Andrea
Pisano, Donatello e i loro collaboratori, nonché quasi sessanta rilievi, tra
cui alcuni di Luca della Robbia. Le opere più celebri in questa galleria sono
le statue donatelliane di Geremia e
del personaggio noto come << Zuccone>>,
il sopranome fiorentino per un profeta tradizionalmente identificato come
Abacuc, ma forse in realtà Eliseo.
Attigua alla Galleria del
campanile una seconda galleria – lunga 20 metri e alta 6 – ospita oggetti collegati
alla costruzione della cupola brunelleschiana: modelli lignei quattrocenteschi,
materiali costruttivi e attrezzi di cantiere d’epoca, assieme alla maschera
funebre di Brunelleschi e il suo ritratto commemorativo realizzato nelle stanze
usate dall’architetto negli anni in cui diresse la costruzione della cupola.
Grandi modelli contemporanei e un filmato didattico invitano ad immedesimarsi nel più grande progetto ingegneristico del XV secolo, la realizzazione dell’ardita “tribuna maggiore” di Santa Maria del Fiore,che, col diametro di
Al secondo piano del museo
poi, un’altra galleria lunga 36
metri , che si affaccia sulla grande sala della facciata,
ospita opere del tardo Cinque e primo Seicento relative agli sforzi dei
regnanti medicei di “modernizzare” la Cattedrale e in particolare la facciata:
vi si ammirano i grandi modelli lignei di Bernardo Buontalenti, Giovan Antonio
Dosio, Gherardo Silvani ed altri per la nuova facciata a sostituzione di quella
smantellata nel 1587.
A questo punto il percorso
riconduce nelle sale al primo piano del Museo storico, dove un allestimento
completamente nuovo evoca l’interno del Duomo, con una seconda selezione di
tavole a sfondo d’oro medievali e rinascimentali, e con le cantorie di Luca
della Robbia e Donatello.
In altre sale sono esposti venticinque rilievi del coro cinquecentesco realizzato da Baccio Bandinelli, e l’altare d’argento fatto per il Battistero insieme al monumentale crocifisso d’argento di Antonio Pollaiolo.
Insieme a queste suppellettili si trovano anche tessuti liturgici di particolare importanza, tra cui i ventisette pannelli ricamati disegnati dallo stesso Pollaiolo negli anni 1460 per il sontuoso parato usato nella festa liturgica di San Giovanni Battista, patrono della città. Un’ultima sfilata di sale documenta il processo pluridecennale che portò, negli anni 1880, alla realizzazione della facciata neogotica che oggi adorna il duomo: disegni, dipinti, statue marmoree, gessi e modelli ricreano il variegato panorama d’impulsi architettonici e decorativi del periodo risorgimentale ossia d’unificazione nazionale. Per capire l’intensità delle passioni che quest’impresa suscitava bisogna ricordare che nel 1865 Firenze era divenuta capitale del nuovo Regno d’Italia e che la facciata del Duomo si presentò pertanto come il primo progetto artistico “nazionale”.
Chiamare “grande museo” il
Duomo di Firenze e le strutture ad esso collegate è un modo di insistere
sull’unicità dell’esperienza che si desidera vivere sul fatto cioè che il
fascino dell’arte è legato a quello, assai più potente, che l’idea di Dio
esercita sullo spirito dell’uomo.
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