UMBERTO ECO, I
FUMETTI E LA REGINA LOANA
La scomparsa di Umberto Eco ha movimentato i computer di
tutto il mondo. Pertanto tra rievocazioni e ricordi di tanti personaggi, anche
importanti e famosi, questo mio breve scritto non vuol essere altro che una
riflessione come memoria per un docente con cui, insieme ad altri, sono stato
in diverse sedute di laurea; e di cui ho anche ascoltato varie sue lezioni, che
erano spesso una divertente passeggiata nei diversi meandri della cultura,
oppure un gioco di incroci dove memoria, intelligenza, acume critico e levità
di linguaggio concorrevano a tener vivo l’interesse anche degli studenti meno
attenti. E così mi capitava, quando avevo un po’ di tempo, di entrare di
soppiatto nell’aula dove lui faceva lezione e di sedermi in fondo, ad
ascoltare, soprattutto quando sapevo che avrebbe trattato certi argomenti, come
per esempio il fumetto, o la letteratura rosa, o il romanzo d’appendice: tutta
merce di scarto, se non addirittura di rifiuto; i cascami della cosiddetta
cultura popolare, per di più banale, quindi da non prendersi neppure in
considerazione. Invece Eco li aveva trattati con un garbo ed una finezza
critica tale che, da cosucce da niente sono divenuti ambiti di studio e di
ricerca per molti, e anche per me, che – debbo confessarlo - in un primo momento mi sentivo abbastanza
turbato per quelle scorribande così fuori dalle consuetudini accademiche.
Accadeva infatti, a persone più o meno della nostra età, di ricordare le
cautele che genitori, insegnanti, pii catechisti e candidi curati
raccomandavano circa queste pubblicazioni, spesso anche condannandole perché
largamente ‘diseducative’, mentre ora se ne discute addirittura nelle aule
universitarie, e si fanno tesi di laurea su Topolino o Tin Tin o il duo Cino e
Franco..
Tuttavia, ed anche per non attardarmi su argomenti
ormai dilaganti sui media, scarto subito citazioni relative al ‘Nome della Rosa’, la vastità di pensiero del
professore e le sue acutissime introspezioni nella filosofia medioevale e nella
semiologia, e mi rannicchio in qualche angolino un po’ oscuro, in compagnia di
alcune letture che, non molto citate nelle celebrazioni e nei corsivi di rito,
hanno offerto a me occasione di riflessioni disordinatamente leggere, eppure
culturalmente vaste e forse anche profonde. Furono intanto alcuni saggi sulla
cosiddetta ‘letteratura per signorine’, altrimenti detta ‘rosa, ed in
particolare un’analisi sulla produzione di Carolina Invernizio, Matilde Serao e
Liala, in un libretto edito dalla Nuova Italia nel 1979 con ampia introduzione
di Eco, che lo stesso aveva allegramente intitolata “Tra donne intorno al cor
mi son venute…”. Poi soprattutto il ‘romanzo illustrato’ “La misteriosa fiamma
della regina Loana”. Qui si incrociano evocazioni musicali, con le canzonette
del Trio Lescano o del Quartetto Cetra, le tronfie immagini del fascismo, con
manifesti, inni, rimette esaltate e idiozie pedagogiche, in cui, per far apprendere
ai piccini di prima elementare le più ostiche regole ortografiche, si usava
esemplificare con ‘gagliardetti’, ‘camicie nere’, ‘mitraglia’, ‘duce’, ecc. Ma
c’erano anche i fogli di soldatini che evocavano Les Images d’Epinal, e i
fumetti con l’elegantissimo Fantomas, poi le varie avventure di Topolino, tra
Legione Straniera e polizia americana. Su tutto questo presente nel libro, ed
in particolare sui fumetti, Eco scrive interessanti riflessioni, come per
esempio questa: “Mi sarò forse avvicinato a Picasso sullo stimolo di Dick
Tracy?” E, interrogandomi a mia volta, mi chiedo: le stampe popolari d’Epinal,
o certe caricature di Jacovitti, non mi avranno forse un tempo avvicinato
meglio a Honoré Daumier o alle sapide deformazioni espressionistiche di Otto Dix ?.
Ecco, chi l’avrebbe mai immaginato un tempo, quando
le maestre requisivano questi documenti costruiti per le fantasie infantili, e
li buttavano nel fuoco? Non c’era già lì, in quell’incomprensione verso il
libero respiro della cultura della storia, un’inconsapevole valorizzazione dei
roghi hitleriani, un valutare l’arte secondo modelli già prefigurati,
eliminando quella troppo divergente, già vergognosamente definita ‘arte
degenerata?”.
“Era sui fumetti che probabilmente mi costruivo
faticosamente una coscienza della storia”, scrive ancora Eco. Ed è probabile
che la misteriosa fiamma della Regina Loana avesse già in quei momenti
cominciato a bruciare nell’ancora infantile fucina dello scrittore, per
diventare addirittura un grande rogo, che ha ravvivato tra il millennio scorso
e quello appena iniziato il focherello della nostra ormai agonizzante fantasia
con i due potenti combustibili della cultura e della ragione.
Gian Luigi Zucchini
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