Edward
Hopper
Si è aperta
fino al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava – Palazzo delle Esposizioni di Bologna,
la mostra Edward Hopper, prodotta da
Arthemisia Group,
unitamente a fondazione Carisbo e Genus Bononiae, Musei nella
Città e con il comune di Bologna e il Whitney Museum of American di New York.
Edward
Hopper (Nyack, New York 1882 – New York 1967) dopo aver studiato alla School of
Art di New York, viaggiò in Europa tra il 1905 e il 1910. Dal 1915, abbandonata
temporaneamente la pittura, si dedicò per circa otto anni all’incisione,
eseguendo puntesecche e acqueforti. Il successo di una mostra di acquarelli
(1924)
e una di
quadri (1927) lo impose come caposcuola dei realisti che dipingevano la
<<scena americana>>. La sua pittura potentemente evocativa offre al
mondo statunitense degli anni Venti-Quaranta uno <<spaccato>> di
straordinaria suggestione: combinando il realismo della visione con un
sentimento struggente del paesaggio degli oggetti e delle persone, Hopper
dipinge immagini della città o della campagna quasi sempre deserte, o interni
dove si consuma l’intima solitudine, la profonda tristezza di uomini e donne
senza speranza. Sotto un’apparente oggettività e freddezza di descrizione i
suoi quadri esprimono un silenzio e uno stupore quasi metafisici: mezzi primari
del suo linguaggio sono la composizione
geometrizzante, l’estrema riduzione dei particolari (con figure immerse in una
sorta di vuoto) e la qualità tagliente, plastica e vivida della luce.
La mostra,
nel contesto dello splendido Palazzo Fava, cuore artistico e culturale di
Bologna nei secoli XVII e XVIII e celebre per il ciclo di Giasone, realizzato
dai Carracci nel 1584 (secondo Roberto Longhi: <<la più bella scena di
affreschi inferiori solo alla Cappella Sistina>> è divisa in sei sezioni.
È seguito un ordine tematico e cronologico che permette all’esposizione di
ripercorrere la produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni in
cui studiava a Parigi, fino al periodo “classico” – e più noto – degli anni
’30, ’40 e ’50, per arrivare alle icone e intense immagini degli ultimi anni.
Il percorso
prende in esame tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquarello
e l’incisione, con particolare attenzione all’affascinante rapporto che lega i
disegni preparatori ai dipinti, aspetto fondamentale della sua produzione.
Le prime
sezioni illustrano un gruppo di autoritratti, le opere del periodo accademico e
gli schizzi inondati di luce e le opere del periodo parigino. Capolavori come Night Shadow (1921) ed Evening Wind (1921) mettono in evidenza
la sua tecnica elegante e quel “senso di incredibile potenzialità
dell’esperienza quotidiana” che riscuote grande successo e che segna l’inizio
di una felice carriera.
Nella
sezione che celebra la straordinaria mano di Hopper disegnatore e il suo metodo
di lavoro, è presentato un importante gruppo di disegni preparatori come
Study for Gas (1940), Study for Girlie Show (1941), Study
for Summertime (1943),
Study for Pennsylvania Coal Town (1947).
La mostra
riunisce anche alcune delle più significative immagini di donne, nude o semi
svestite, da sole e in interni, affaccendate o contemplative: dipinti che
raccontano al meglio la poetica dell’artista, il suo discreto realismo e
soprattutto l’abilità nel rivelare la bellezza dei soggetti più comuni, usando
spesso il taglio cinematografico. In Interno
d’estate (1909), rispetto alla tavolozza scura dei suoi anni di studio,
presenta colori chiari, che Hopper doveva al suo soggiorno parigino.
Una ragazza
è seduta su un lembo del lenzuolo che ella ha tirato giù, sul pavimento. Le
gambe sono piegate ad angolo, la parte superiore del corpo è appoggiata al
bordo del letto. Il braccio destro è appoggiato in posizione di riposo,
anch’esso piegato ad angolo, sul materasso; il braccio sinistro è allungato
verso il basso con la mano chiusa tra le coscie e sopra il pelo pubico
visibile. Il capo è piegato; la nera capigliatura annodata impedisce di
scorgere i tratti del volto. La rappresentazione della figura ricorda Degas, ma
comunica una maggiore calma. Il letto è inserito al centro del quadro, a
sinistra la scena è delimitata da una specie di tenda; da una parte un elemento
formale, dall’altra un artificio che fa volutamente di chi guarda un
osservatore, un voyeur. Il sole penetra luminoso attraverso una finestra che
non si vede e proietta sul pavimento una macchia quasi bianca, nettamente
delimitata.
Il fatto che
la ragazza si tocchi tra le coscie non implica necessariamente in Hopper una
componente sessuale.
Secondo
Hopper ci sarebbero voluti dieci anni perché egli superasse completamente
l’Europa, e per Europa s’intende in general la Francia.
L’esempio migliore ce
lo offre il quadro Soir Bleu, opera
del 1914. Esso occupa un posto a sé nell’opera di Hopper, solo per il fatto che
la scena è dominata da figure umane. Lo spazio all’interno del quale esse si
trovano è solo accennato. Si tratta della terrazza di un caffè, limitata da una
balaustra. Lo sfondo è indifferenziato, diviso da una linea ondulata che separa
la superficie superiore azzurro-chiara da quella inferiore azzurro-scura. La
balaustra di pietra divide ulteriormente lo spazio del quadro in un esterno e
in un interno.
A sinistra un terzo della superficie viene
separato dal resto del quadro da una striscia colorata, sostegno di un tetto
immaginario dal quale pendono i lampioncini.
I personaggi
sono in sintonia con la forza drammatica della composizione.
A sinistra
siede al proprio tavolo in disparte un protettore; questa identificazione è ricavata
da uno studio preparatorio (Protettore, studio
per Soir Bleu, 1914).
Al tavolo
accanto vediamo un uomo di profilo, con gli occhi nascosti da un grande basco,
sigaretta all’angolo della bocca e un’ombra pronunciata sotto lo zigomo.
La sigaretta
lo collega al clawn, che siede vistosamente al centro della parte destra del
quadro, truccato, in costume e con lo sguardo fisso davanti a sé; in mezzo, con
la schiena rivolta verso l’osservatore, è un soldato, probabilmente un
ufficiale in uniforme da libera uscita. La posizione della testa lascia
presumere che egli stia guardando la donna fortemente truccata, in piedi al di
là della balaustra, probabilmente una prostituta. Infine una copia
alto-borghese, molto curata nell’abbigliamento e nell’acconciatura dei capelli
della donna e della barba dell’uomo, osserva la scena dal tavolo all’estrema
destra.
Hopper è
stato per lungo tempo associato a suggestive immagini di edifici urbani e alle
persone che vi abitavano, ma più che i grattacieli – emblemi delle aspirazioni
dell’età del jazz – egli preferiva le fatiscenti facciate rosse di negozi
anonimi e vedute di ponti meno conosciuti.
Tra le opere
in mostra affascinante nel suo bianco ombreggiato da toni bluastri è
Cape Cod Sunset (Tramonto) a Cape
Cod). La
collocazione della casa davanti ad un piano ocra, la rende come sospesa in
aria, tanto da darle un aspetto chimerico. Alfred Hitchcock ha ripreso la
tecnica di Hopper della visuale dei piani inclinati nel film <<
Psycho>>: la casa in cui si svolgono gli inquietanti avvenimenti del film
ha un’architettura simile a quella di Hopper.
Egli, però,
non elimina la prospettiva, la trasforma appena, in modo tale che l’osservatore
si senta spaesato; ci si affida all’oggettività della prospettiva e ci si
ritrova in un vuoto, perché l’immagine, al di là della convenzionalità della
rappresentazione, si sottrae ad essa.
Maria Paola
Forlani
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