Depero
Il mago
Fortunato Depero
(Fondo 1892-Rovereto 1960) che nella sua vita ha continuamente forgiato idee,
trasformandole e riproponendole attraverso una piena libertà creativa, è
sopravvissuto all’oblio guadagnandosi il diritto di durare nella memoria
collettiva ben oltre la sua vita terrena. Di questo artista la Fondazione
Magnani-Rocca ospita una mostra fino al 2 luglio 2017 dal titolo Depero il mago. Oltre cento opere tra
dipinti, le celebri tarsie in panno, i collage, abiti, mobili, disegni,
progetti pubblicitari, per celebrare il geniale artefice di un’estetica
innovativa che mette in comunicazione le discipline dell’arte, dalla pittura
alla scultura, dall’architettura al desing, al teatro.
La mostra è
frutto della collaborazione istituzionale fra il Mart, Museo di arte moderna e
contemporanea di Trento e Rovereto, e la Fondazione Magnani-Rocca, ed è curata
da Nicoletta Boschiero e Stefano Roffi (catalogo SilvanaEditoriale).
Album
La Rovereto
asburgica d’inizio secolo scorso è un vivace centro intellettuale solcato da
fervori irredentisti ed è la città di formazione di Fortunato Depero,
trasferitosi qui da Fondo in Val di Non nel 1902. L’artista dal 1904 al 1909
frequenta la scuola Reale Elisabettiana, un istituto a indirizzo tecnico e di
arte applicata; nel 1910 in seguito alla mancata ammissione all’Accademia di
Belle Arti di Vienna, è apprendista presso la ditta di marmi Gelsomino
Scanagatta, specializzata in scultura funeraria.
Oltre a
mostrare i suoi lavori in qualche piccola esposizione presso la cartolibreria
Giovannini di Rovereto il giovane Depero viene coinvolto da Mario Rizzoli –
appassionato irredentista, compagno di Cesare Battisti, nell’elaborazione di un
album fotografico dedicato alla sua valle, e offerto “al Touring-Club-italiano
strenuo propugnatore del rimboschimento d’Italia”, costituito da 50 fotografie
ornate con disegni e fregi, cariatidi o telamoni utilizzati come elementi
architettonici. Il lavoro dell’album, realizzato nel 1912, ha avuto nella vita
di Depero degli sviluppi importanti: non è stato vuoto esercizio decorativo ma
allenamento foriero di inattesi esiti futuri.
Quello con Rizzoli è il primo di
una lunga serie di sodalizi che costellano l’arco della vita dell’artista a
partire da Giacomo Balla; Gilbert Clavet, Gino Gori, Fedele Azari, Mario
Alberto Ponis, Davide Campari, fino a Remo Albertini e Giuseppe Veronesi.
Il soggiorno
a Roma con l’amata Rosetta Amadori, dove ripara allo scoppio del primo
conflitto mondiale, offre la svolta alla sua arte: l’incontro con Giacomo Balla
rende possibile un’intesa che lo porta all’accoglimento in seno al movimento
futurista e alla stesura del manifesto Ricostruzione
futurista dell’universo nel 1915, il programma di una radicale
trasformazione del mondo che coinvolge tutte le espressioni figurative. La
produzione di un grande numero di testi, arredi, e giocattoli dà impulso anche
a una nuova promozione dell’artista attraverso l’editoria e la fotografia.
Teatro
Nel novembre
del 1916 Sergej Pavlovič Djagilev, impresario dei Balletti russi, aveva affidato a
Depero la realizzazione di scene e costumi per Le Chant du rossignol tratto da una fiaba di Hans Christian
Andersen L’usignolo dell’ imperatore e
musicato da Igor Fëdorovinskij Stravinskij. Proprio in quel periodo nel suo
atelier di Viale Giulio Cesare 52 a Roma, l’artista incontra Gilbert Clavet –
svizzero colto e facoltoso, il quale invita l’artista con Rosetta ad Anacapri,
incaricandolo di illustrare la sua novella, Un
istituto per suicidi. In mostra, si può ammirare, il collage non firmato, riferibile a Ballerini nella sezione lavori
in carte colorate è riconducibile all’invenzione visiva dei costumi per le Chant du rossignol costruito con una
felicità compositiva e di colore degna di nota.
La nascita
delle marionette si concretizza a Capri nel 1917: “ebbi un lampo d’intuizione:
Applicare le ultime soluzioni plastiche al teatro delle marionette. Liberandomi
dell’elemento uomo, conseguii la massima autonomia e la massima libertà nelle
mie amatissime costruzioni viventi, e così nacquero i miei Balli plastici,
primo organico tentativo realizzato in collaborazione con Clavel della
rivoluzione e plastica del mondo.”
Casa
Nell’immediato
dopoguerra quando torna a Rovereto Depero vuole lasciarsi alle spalle gli anni
del primo conflitto mondiale e decide d’improvvisare il primo laboratorio
creativo, in diverse successioni fino a Casa Kappel, denominato la casa del
mago… Parteciperà alla Mostra internazionale delle arti Decorative di Monza nel
1923; ma l’evento culminante è la sua presenza nel 1925 all’Exposizione internazionale al Grand
Palais di Parigi, dove espone con Giacomo Balla e Enrico Prampolini.
Depero
espande il ruolo degli interni attribuendo loro molteplici funzioni, dalla casa
al padiglione, dal negozio, alla fiera, fino a luoghi di divertimento e
intrattenimento.
A causa
dell’esperienza produttiva ed espositiva emerge nell’artista la necessità di
pubblicizzare efficacemente le proprie attività, reclamizzando se stesso come
primo prodotto, attraverso autoscatti, carta da lettere intestata, cartelli da
apporre all’ingresso di sale espositive, come quelli eseguiti per la “Casa
d’Arte Futurista” sia a Rovereto che a New York. Negli anni venti sviluppa una
autonomia inventiva unica ed esauriente, che sfoggia specialmente in campo
pubblicitario. Campo che gli consente di ampliare l’ambito della visione e
rappresentare un nuovo sistema di interpretare il mondo, significativi, in
questo senso, i disegni realizzati per la ditta Campari.
New York Depero’s Futurist House
Sebbene
Depero abbia guardato all’America come alla patria d’adozione, alla mecca della
modernità, affrontando quell’avventura con determinazione, gli anni americani
sono di fatto molto duri. Quell’esperienza, diventa un progetto trasversale nel
quale l’artista riveste diversi ruoli: progettista, arredatore, scenografo,
pubblicitario senza decidersi a rinunciare a nessuno di essi.
Epilogo
Già nel 1952
Depero scrive al sindaco di Rovereto Veronesi, per proporgli la sistemazione
della propria pinacoteca in un edificio che abbia un settore storico – il museo
– e una parte più viva e dinamica – la galleria -, con una bottega annessa.
Finalmente,
nel febbraio del 1956 gli viene affidato il palazzo ex Monte dei pegni, sito di
fronte alla scalinata del castello.
Il 1 agosto
1959 il museo apre alla presenza delle autorità cittadine e dell’artista.
Depero muore
il 29 novembre 1960.
Nel 1987 la
Galleria-Museo Depero diviene parte integrante del Museo d’Arte Moderna e
contemporanea di Trento e Rovereto.
Il museo,
oggi Casa d’arte futurista Depero, e la sua attività coniugano il senso
auto-reclamistico e celebrativo, a cui Depero non ha voluto rinunciare
nell’ultima fase della sua vita, con il segno rivoluzionario della
“ricostruzione futurista dell’universo”.
Maria Paola
Forlani
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