Magister
Canova
A Venezia è
arrivato Antonio Canova, in un viaggio che immerge il visitatore nella genesi
del processo creativo del celebre scultore veneto, interprete massimo del
Neoclassicismo, in una Mostra dal titolo Magister
Canova dove spettacolo e approfondimento, emozione e conoscenza si fondono
insieme.
L’evento è
stato realizzato da Cose Belle d’Italia Media Entertainment, con la collaborazione
della Fondazione Canova Gypsoteca e Museo Antonio Canova di Possagno, con il
patrocinio del MiBACT, nelle sale della Scuola Grande della Misericordia di
Venezia fino al 22 novembre 2018.
“Magister Canova” è uno spettacolare
percorso multimediale, prodotto dalla regia di Luca Mazzieri in collaborazione
con Alessandro Costantini, architetto e progettista, che coinvolge il
visitatore avvicinandolo alla vicenda canoviana in tutte le sue fasi e i suoi
aspetti. L’assoluto rigore scientifico del racconto è coniugato a una sapiente
regia, grazie alla pluralità di linguaggi che dà vita a un percorso di
narrazione che spazia dal micro, dalla farfalla di Amore e Psiche al gigante Ercole
che scaglia Lica, dalla danza alla bellezza senza tempo di Paolina
Borghese.
Ad
accogliere gli ospiti, al pianoterra della Scuola Grande della Misericordia, vi
è un’installazione site-specific dell’artista Fabrizio Plessi, un magnifico
“omaggio” al grande Canova, un’opera che vuole simboleggiare il viaggio nella
mente dello scultore veneto.
Fabrizio
Plessi così descrive l’opera: “Una monumentale testa bianca marmorea che si
staglia ed emerge dal buio assoluto della ‘Misericordia’ come un grandioso e
dirompente flash al magnesio”.
La mostra
prosegue poi al piano superiore, dove è allestito il cuore del percorso
espositivo: “Il Giacimento”, un enorme blocco di marmo, bianco come quello di
Carrara, realizzato in architettura tessile.
Sei le stanze dell’affascinante
percorso canoviano in dialogo con la maestosità architettonica della Scuola
Grande della Misericordia. Ad accompagnare, passo a passo, l’ospite è la voce
narrante di Adriano Giannini, chiamato a leggere anche alcune lettere del
giovane Canova, mentre la colonna sonora originale è affidata al compositore e
violinista Giovanni Sollima.
Nella prima
area tematica il pubblico può scoprire i disegni anatomici di Canova eseguiti a
grafite e a sanguigna, conservati nella Biblioteca dell’Istituto Superiore di
Sanità, a Roma. I disegni interagiscono tecnologicamente con una ricostruzione
contemporanea di un corpo umano sezionato.
Il
visitatore esplora, poi, il racconto del processo creativo di Canova, prima il
disegno fonte di ispirazione e fantasia, poi il bozzetto dove l’immaginazione
diventa invenzione, a seguire l’elaborazione del modello e del calco e infine
la scultura con la sua finitura. Grandi proiezioni in Macro dialogano con
inedite visioni in Micro de “Le Grazie”. Il complesso scultoreo si mostra in
tre preziose tecniche, in tre fasi di luce: quella aranciata e tremolante di
una candela, quella rosata dell’alba e quella bianca della luna.
Una
sorprendente struttura ellittica ricoperta di tessuto dorato cela la statua di
Paolina Bonaparte Borghese. Il capolavoro viene letto e restituito alla visione
del pubblico grazie a un sapiente gioco di immagini stereoscopiche.
Un’esplorazione che fa emergere stupefacenti dettagli, come la mano sinistra
che stringe un piccolo pomo, particolare che rimanda a un celebre episodio del
mito greco, il giudizio di Paride, e trasforma Paolina in “Venere Vincitrice”.
La scultura della sorella minore di Napoleone fu commissionata nel 1804 dal marito, il Principe Camillo Borghese. Paolina giace seminuda su una dormeuse in legno dipinto decorata da inserti dorati. La base in legno del marmo conservato presso la Galleria Borghese contiene un meccanismo, ancora funzionante, che consente alla scultura, come progettata da Canova di essere ruotata.
A quelle
creature bellissime, che Canova creava, come antidepressivo o come antidoto al
male di vivere, si ispira l’esperienza della danza. Lo scultore si affidava
alla loro vitalità, alla “forza della gioventù vigorosa” che da esse prorompeva
quando sentiva avvicinarsi quello stato di prostrazione fisica e morale che lui
stesso attribuiva al “male di qualche amico o alle vicende del mondo”. Il
visitatore ne rivive la gioia, la bellezza, la levità: sul palcoscenico le
danzatrici, protagoniste delle tempere canoviane, prendono vita in una
spettacolare animazione multimediale, che anima anche tre gessi a tema
conservati alla Gypsoteca Museo Antonio Canova di Possagno: la “Danzatrice con
le mani sui fianchi”, la “Danzatrice con il dito al mento” e la “Danzatrice coi
cembali”.
L’imponente
installazione di Ercole uccide Lica coinvolge
lo spettatore con immagini di un realismo sconvolgente.
Ė la rappresentazione della vicenda
legata alla tragica fine di Ercole: impazzito per il dolore indicibile
causatogli dalla tunica intrisa del sangue avvelenato del centauro Nesso,
l’eroe scaglia in aria il giovanissimo Lica, che, ignaro gliel’aveva consegnata
su ordine di Deianira. In una serie di dissolvenze incrociate, dove i
particolari dell’opera affiorano imperiosi, si consuma l’uccisione di un
innocente. L’opera è conservata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e
Contemporanea di Roma.
Lo
spettatore è immerso nella luce abbagliante di Amore e Psiche, una delle fiabe
più belle di sempre, tratta dall’Asino d’oro di Apuleio. Canova è affascinato
dal significato simbolico del racconto: Psiche significa “Anima” e anche
“Farfalla”, e come la farfalla, che dal bruco si fa crisalide e poi mette ali e
spicca il volo, così anche la fanciulla subisce una metamorfosi grazie ad Amore
ed è accolta da Giove nell’Olimpo, dove siede dea tra le dee. Si respira la
nostalgia per l’età felice e perduta in cui gli Dei apparivano agli uomini,
quando la Grazia regnava e nulla era sacro come il Bello. Lo spettatore è
progressivamente catturato dalla suggestione delle immagini dei tre capolavori
che Canova dedicò a questo soggetto. Non senza una sorpresa interpretativa.
Maria Paola
Forlani
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