Da Tiziano a Van Dyck
Il Volto del’500
L’evoluzione
del gusto e le scelte dei collezionisti che hanno portato alla formazione di
importanti raccolte sono tra i temi più intriganti della storia dell’arte. In
numerose occasioni sono state analizzate le figure dei grandi collezionisti,
spesso in rapporto con le coordinate culturali ed economiche del periodo in cui
si trovarono ad operare. Nello sfogliare i cataloghi delle grandi collezioni si
ritrova così un’immagine efficace del gusto di un determinato momento storico.
Nel secolo
scorso, accanto al collezionista tradizionale, che mantiene o accresce il
patrimonio ereditato, si accosta una nuova figura caratterizzata da una grande
sensibilità acquisita tramite lo studio e la possibilità di interfacciarsi con
le più importanti collezioni museali e con le grandi mostre che consentono una
divulgazione capillare del patrimonio artistico. Così, anche grazie al boom
economico, nascono, a partire dal secondo Novecento, svariate collezioni
svincolate da tradizioni nobiliari e da posizioni sociali storicizzate,
costruite meticolosamente da individui in grado di viaggiare, acquistare,
scambiare e riscoprire capolavori sommersi o distanti dall’immobilizzazione
museale.
A questa
tipologia di collezionista si può ricondurre Giuseppe Alessandra, nato nel 1936
a Mogliano Veneto (Treviso), che a partire dal 1956, inizia a creare il suo
personalissimo “fondo” di tesori in cui trovano spazio armoniosamente oggetti
ed opere d’arte che dall’Arte Medievale arrivano fino alla produzione di
giovani artisti emergenti.
La mostra “Da Tiziano a Van Dyck. Il volto del “500” aperta
a Treviso a Casa dei Carraresi fino il 3 febbraio 2019, organizzata da ARTIKA e
curata da Ettore Merkel (catalogo Biblos), attinge integralmente alla collezione
di Giuseppe Alessandra.
I dipinti
selezionati per la mostra a Casa dei Carraresi propongono un affascinante
percorso che dal Rinascimento giunge al Manierismo fino a lambire i confini del
Barocco.
La
suddivisione delle opere mira a mettere in risalto l’evoluzione della pittura
veneta a partire dalla tradizione belliniana e dalla rivoluzione giorgionesca,
per illustrare la maniera delle grandi botteghe rinascimentali e manieriste,
come quella di Tiziano e del Bassano, fino ad arrivare alle nuove espressioni
seicentesche.
Per scelta i
curatori, accanto alle opere dei grandi maestri hanno proposto opere della loro
cerchia e bottega, con l’obiettivo di focalizzare il modello creativo
dell’epoca e ripercorrere le complesse tangenze che hanno fatto del’500 il secolo
della grande arte in terra veneta ma non solo.
La mostra è
suddivisa in sei sezioni. La prima e la seconda, comprendono un nutrito corpus
di opere finalizzato all’analisi della pittura veneta dalla fine del’400 alla
fine del secolo successivo. Dalla bottega dei Bellini all’ultimo Tiziano,
questa parte della mostra analizza alcune fra le maggiori personalità del
Rinascimento veneto come Giorgione, Tiziano e Tintoretto, le cui opere sono
presentate accanto ai dipinti realizzati da artisti usciti dalle loro botteghe
(come Sebastiano del Piombo, Palma il Giovane e Lodovico Pozzoserrato).
Nella
terza e quarta sezione si affrontano le vicende artistiche contemporanee in
aerea lombarda e in Centro Italia. La quinta sezione guarda agli artisti
d’Oltralpe le cui vicende hanno influenzato le arti figurative nel Nord Italia.
In questa sezione trovano spazio il “Ritratto di Gentiluomo” di Hans von Aachen
e lo “Studio di testa” di Van Dyck.
L’ultima
parte della mostra conduce lo spettatore dentro le vicende del Barocco.
La mostra
comprende molti ritratti di grande interesse e pregio. Oltre a ritratti
individuali con cui si soleva rendere omaggio a personaggi socialmente
affermati – che, apparentemente indipendenti dal sostegno della collettività,
dimostrano una completa autonomia d’azione (come il Ritratto di Ottavio Farnese di Tiziano
Vecellio
) – che appare nella posa tre quarti, dal profilo classicheggiante ed
evocante una dignità ieratica.
Altri ritratti sono rappresentati frontalmente (come il Ritratto di Sebastiano Venier, capitano generale da Mar 1576-77), in questo caso il personaggio appare molto suggestivo, per il suo approccio con lo spettatore. La ritrattistica dei membri della famiglia Farnese è rappresentata nella collezione Alessandra, oltre che dal già citato Ottavio da quello di Sebastiano del Piombo Ritratto di Pier Luigi, figlio prediletto di papa Paolo III.
Altri ritratti sono rappresentati frontalmente (come il Ritratto di Sebastiano Venier, capitano generale da Mar 1576-77), in questo caso il personaggio appare molto suggestivo, per il suo approccio con lo spettatore. La ritrattistica dei membri della famiglia Farnese è rappresentata nella collezione Alessandra, oltre che dal già citato Ottavio da quello di Sebastiano del Piombo Ritratto di Pier Luigi, figlio prediletto di papa Paolo III.
La
sprezzante espressione del volto, incorniciato da una fitta barba e baffi
scuri, posa di tre-quarti distogliendo lo sguardo dall’osservatore per puntarlo
lontano. Il cappello piumato e la giubba nera sopra la veste argentata sono
simili agli abiti indossati dai cavalieri di parte guelfa fiorentini. Lo
sfondo, uniforme, sottolinea la concentrazione pittorica di Sebastiano del Piombo
nella resa espressiva dello sguardo, tagliente come la spada che il personaggio
dovrebbe impugnare nella sinistra.
Le
raffigurazioni con ritratti di copie con famigliari rendono maggiormente la
concezione di sociali privilegi e autentica solidarietà alla casata.
In questo
caso il Ritratto di Giorgio Piloni con
figlio di Cesare Vecelio ne è un esempio di grande poesia.
Il grande
ritratto raffigura un personaggio di anni 60 circa, seduto su una seggiola in
legno intarsiato con la seduta e lo schienale rivestiti in velluto. Porta un
lucco in panno bruno con un piccolo collo di pelliccia dal quale fuoriesce un
colletto di lino bianco. Seduto accanto alle sue ginocchia è un fanciullo di
sette-dieci anni, vestito con il solo farsetto in pelle grigia con le maniche
di velluto chiaro, ampia gorgiera e polsini. Alle loro spalle si apre un’ampia
finestra, oltre la quale appaiono cespugli, un fiume ed una veduta di città
delineata a tratti veloci e sommari, tanto da rendere difficile la sua
identificazione. Al centro una chiesa romanica con campanile ed un’esedra
circolare sono accostati ad un altro campanile con uno sfondo di montagne. La
veduta oltre il fiume ricalca, per la presenza del fiume, l’iconografia della
città di Belluno vista dalla destra Piave.
Nessun commento:
Posta un commento