Impressioniste
Berthe Morisot – Eva
Gonzalés – Marie Bracquemond – Mary Cassat
Nella
prospettiva dell’esperienza artistica la domanda a cui la filosofia e la
politica femministe o di genere hanno dato molte e contrastanti risposte si
presenta allora in termini semplici ed essenziali: che cosa significa essere
una donna? C’è davvero una rivelante peculiarità esistenziale, naturale,
pre-sociale, nell’essere gettati in un destino femminile?
Se è vero
che si diventa donne in situazioni in cui sono in gioco la differenza sessuale
e quella culturale, resta da vedere quale sia lo specifico contenuto di questa
attivazione. Che cosa sono e penso al momento in cui comprendo il mio essere
femminile insieme all’essere uguali e differenti di altre donne e altri uomini.
Che cosa sono quando cerco di fare arte, filosofia, politica, letteratura, musica,
sapendo di dovermi misurare con le specifiche difficoltà che riguardano ogni
donna nell’arte, in filosofia, in politica…?
Credo che la
risposta sia fondamentalmente una sola: una donna è quel che sarebbe in un
mondo in cui le donne non sarebbero discriminate, assoggettate, offese.
Noi troviamo
il femminile, nel senso proprio, solo nel momento in cui cerchiamo di
immaginare un mondo in cui le donne, in ogni campo e luogo, avrebbero il
normale diritto di essere ascoltate. Solo in relazione a questo mondo possibile
esistono politicamente soggetti femminili; solo questo mondo, che l’arte può
già costruire immaginativamente, e che ha già in parte iniziato a costruire, è
il termine di confronto ideale.
L’indagine
che Martina Corgnati ha dedicato a Berth Morisot, Eva Gonzalés, Marie Bracquemond e Marry Cassatt nel libro Impressioniste è, si, uno studio
approfondito della vicenda artistica e umana delle quattro artiste ma è, anche,
un’analisi storica e sociologica della società duramente maschilista in cui
dovettero farsi largo, in una Parigi che nell’ultimo ‘800 era la capitale
culturale del mondo intero, ma dove l’accesso alle Accademie di Belle Arti
restò vietato fino al 1897.
Le quattro
artiste, dotatissime, dovettero perciò sfoderare una grinta non comune per far
riconoscere il proprio talento dalla critica e dal pubblico: non solo erano
donne, ma si accompagnavano al gruppetto rivoltoso e “dissoluto” degli
impressionisti, loro per primi mal digeriti dalla buona società e quindi dal
collezionismo -. Durante un’asta, Berthe Morisot si prese persino della
‘sgualdrina’ ma non si lasciò fermare. E così fecero le altre, salvo la
infelice Marie Bracquermond (1840-1916), moglie del famoso incisore Félix
Bracquemond, che fu presente a divere mostre degli impressionisti ma fu poi
vittima dell’autoritario consorte, molto meno avanzato di lei in fatto di
pittura. Così, a 47 anni soltanto decise di ritirarsi: per <<gestire la
casa>>, scriverà il figlio. Eppure, persino Ingres, che alle artiste
concedeva al massimo di praticare generi “minori”, quando vide i disegni della
giovane Marie, si ricredette. Rinunciando alla pittura, Marie consegnò il suo
nome all’oblio, mentre fu la morte precoce a far presto dimenticare Eva
Gonzalés (1840-1883), figlia di un illustre letterato francese di origine
spagnola e di una musicista rinomata, cresciuta fra le ottime frequentazioni
culturali dei genitori, che fu l’unica “allieva” del chiacchierato Eduard
Manet. Dopo essersi guadagnata premi e riconoscimenti, Eva morì per le
conseguenze del parto, a nemmeno una settimana del suo maestro. E il suo nome
scomparve.
Più
fortunate, invece, furono Berthe Morisot e Marry Cassatt.
Nata a
Bourges Marie Pauline il 1841, Berthe è la terza figlia del prefetto Tiburce
Morisot e di Marie-Joséphine Thomas. Nel 1848 la famiglia si trasferisce a
Parigi dove Berthe, su consiglio di Rossini, amico di famiglia, viene educata
alla musica insieme alla sorella Yves. I genitori tengono particolarmente
all’istruzione delle figlie che ben presto seguiranno anche lezioni di disegno
e pittura. Dopo aver frequentato i corsi di Chocarne e Guichard ed essersi
esercitata sulla copia dei capolavori del Louvre, Berthe e Edma diventano
allieve di Camille Cotot, famoso paesaggista. La lezione di Corrot si rivelerà
assai preziosa per la formazione stilistica di Berthe. Anche grazie
all’appoggio del suo nuovo maestro, Oudinot, la pittrice riesce ad esporre al
Salon del 1865, dove ha inviato due tele. Il suo futuro sembra pieno di
promesse finchè, nel 1868, Berthe fa un incontro che si rivelerà fatale per la
sua carriera: le viene presentato Eduard Manet, uno dei pittori più contestati
e scandalosi della Parigi del tempo. Tra i due si stabilisce subito una grande
intesa. Berthe posa come modella per alcuni capolavori dell’amico, lui le
insegna molto, pur senza mai diventare ufficialmente il suo maestro. Attraverso
Manet, conosce un gruppo di pittori all’avanguardia: Edgar Degas, Claude Monet,
Auguste Renoir, Alfred Sisley…Con loro Berth intraprenderà una strada
difficile: quella dell’Impressionismo. Nonostante il parere contrario di Manet,
espone con loro nella celebre mostra allestita nel vecchio atelier di Nadar in
Boulevard des Capucines. Siamo nel 1874: l’Impressionismo muove i suoi primi
passi e si guadagna le prime feroci critiche dal pubblico e dalla critica
ufficiale, soprattutto, Berthe che allieva di Manet e associata agli
impressionisti offre una pessima presentazione per una donna che desidera far
successo nel campo dell’arte. Ma, nonostante le preoccupazioni della madre,
Berthe è risoluta e non sembra avere ripensamenti. Il suo ruolo nel gruppo è
tutt’altro che marginale: sarà lei a preoccuparsi dell’organizzazione di alcune
esposizioni e ad apportare interessanti novità pittoriche. Berthe nel 1874
sposerà Eugéne, fratello del suo mentore Eduard Manet. Dall’unione nascerà una
figlia, Julie, più volte ritratta dalla pittrice: dopo la morte del padre, sarà
il poeta Stéphane Mallarmé a occuparsi di lei come tutore. Da tempo cagionevole
di salute, Berthe muore nel 1895.
Verrà
sepolta al cimitero Passy, nella tomba della famiglia Manet. L’anno successivo
Mallarmé, Degas, Monet e Renoir organizzarono una sua personale presso la
Gallerie Durand-Ruel.
L’americana
Mary Cassatt nasce ad Allegheny City, oggi parte di Pistsburg, in Pennsylvania
nel 1844. Figlia di una famiglia agiata residente a Philadelphia.
Mary sogna
di diventare artista e, nonostante il parere fermamente contrario del padre, a
sedici anni si iscrive alla Pennsylvania Accademy of the Fine Art. Dopo aver
girato l’Europa da sola, si stabilisce a Parigi dove entra nell’atelier di
Chaplin, molto frequentato dalle donne artiste. Ma sarà l’incontro con Edgar
Degas a cambiare il corso della sua formazione artistica. Sarà lui a introdurla
negli ambienti più all’avanguardia della città e a presentarle i pittori del
gruppo impressionista.
Quando nel
1890 l’Ecole des Beaux-Art allestisce una grande mostra dedicata alle stampe
giapponesi. Mary e la sua collega Berthe Morisot si precipitarono a visitarla e
su di loro fecero un effetto dirompente. Da allora lo stile di Mary sposerà la
lezione di Degas alla stilizzazione delle stampe giapponesi, creando capolavori
di straordinaria originalità. Nel 1911 gravi problemi agli occhi le impediranno
di lavorare per sempre. Morirà quindici anni dopo nel 1926, a ottantadue anni,
a Château de Beaufresne, in Francia. Mary
Cassatt gioca un ruolo fondamentale nella diffusione dell’impressionismo negli
Stati Uniti il pubblico americano apprezza molto la pittrice e ne riconosce i
meriti, considerandola uno dei principali rappresentanti del nuovo stile
importato dalla Francia.
Maria Paola
Forlani
Impressioniste. Berthe Morisot,
Eva Gonzalés, Marie
Bracquemond, Marry Cassat
Martina Corgnati
Nomos
Edizione, Busto Arsizio.
Pagg.216, Euro 19,90
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