Emma
Dessau
Goitein
“La vita non è quella
che si è vissuta, ma quella che si ricorda
e come la si ricorda per raccontarla”
Gabriel
Garcia Màrquez
Emma Goitein
Dessau (Karlsruhe 1877 – Perugia 17 settembre 1968), discendente in linea
paterna da un’antica dinastia di rabbini ungheresi e in linea materna da una
famiglia di vasta cultura. La madre, precocemente vedova, fautrice del
femminismo allora nascente, volle per lei e le sue sorelle un’educazione ed una
preparazione professionale che le mettesse in condizioni di provvedere a sé
stesse.
La piccola
Emma dimostra presto il suo spiccato talento per la pittura. Studia arte
dapprima a Karlsruhe dal 1894 al 1897 e poi invitata a Londra, alla scuola di
Hubert von Herkommer dove ha modo di conoscere la pittura dei Preraffaelliti.
Nel 1901
sposa a Karlsruhe il fisico Bernardo Dessau con il quale poi si trasferisce a
Bologna, dove il marito ha un incarico scientifico. Tra il 1901 e il 1902 è tra
le prime donne ammesse a frequentare la scuola di nudo dell’Accademia
bolognese.
Dopo il 1905
è a Monaco, dove conosce gli ambienti artistici della Secessione e ha modo di
approfondire la tecnica xilografica. Proprio questo interesse per questa antica
tecnica incisoria la porta in contatto con gli ambienti artistici che gravitano
intorno alla nuova innovativa rivista, L’Eroica, fondata alla Spezia da
Ettore Cozzani nel 1911. Nel 1912 è così l’unica donna emergente tra i tanti
espositori della prima Mostra internazionale di Levanto allestita dalla rivista
di Cozzani, dove presenta tre grafiche: una Salonè
e due ex libris.
Nel 1917
collabora alla monumentale pubblicazione di Cesare Ratta dedicata alla
xilografia italiana del suo tempo.
In xilografia
sono numerose le sue malinconiche tavole a corredo figurativo di libri, come
anche gli ex libris per privati committenti. In pittura si dedica spesso al
ritratto, alla figura di genere, al nudo.
Le dolorose
vicende della vita e quelle storiche dell’Europa della prima metà del XX secolo
la portano a dover sopportare lutti familiari ed affrontare l’ostilità in
quanto tedesca durante il periodo della prima guerra mondiale, sia
successivamente la persecuzione per le sue origini ebraiche.
Trascorre
gli ultimi anni della sua esistenza in silenzioso ritiro a Perugia, città che
ha voluto dedicarle una strada e una mostra a cinquant’anni dalla morte nelle
sedi dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” e il Museo civico della
Penna, fino al 9 settembre 2018.
Non è
possibile guardare distrattamente i dipinti di Emma, è la stessa autrice che
non lo permette: sebbene la sua scelta di colori e di soggetti non colpisca al
primo impatto lo spettatore, quelle espressioni degli occhi sempre così variate
e intense e i laconici ma minuti dettagli così accuratamente definiti,
richiamano gli sguardi e li legano indissolubilmente ad una reminiscenza che si
pianta nel profondo individuo.
Questo è
l’incantevole mistero dell’arte di Emma Dessau Goitein: una richiesta d’attenzione
sussurrata che sfocia in un incredibile interesse. Da qui in poi è impossibile
non pensare alla sua pittura – che è il suo mondo – e diventa necessario
passarvi attraverso per esplorare l’interno.
E si scopre come gran parte della
produzione di Emma sia intimamente legata alla sua vita, ma non nel senso bohémien di una totale immersione
nell’arte, quanto nella direzione di una sensibile e non superficiale
trasposizione di vicende biografiche e moti dell’animo. Col pennello intinto nell’inconscio, tra
simbolismo internazionale, preraffaellismo, pittura ebraico-tedesca e
accademismo italiano, restituisce uno stile profondamente personale, saldamente
piantato nel reale e proiettato verso un sogno per nulla frammentario, ma
assolutamente coerente.
Il criterio del
percorso espositivo di Palazzo della Penna, che presenta una significativa
selezione della produzione pittorica dell’artista, segue le tematiche
immutabili dell’altrove dipinto da
Emma per più di cinquant’anni, scandendole in tre temi distinti: la famiglia, i
ritratti, i paesaggi. Il fulcro di tutta la sua opera è da identificarsi
nell’eterno femminino, memore del valore alto e salvifico che gli attribuisce
Goethe, che essa stessa vuole incarnare e concretizzare nei numerosi
autoritratti.
Qui il tempo trascorre così come muta il temperamento: Emma si ritrae giovane donna colta e salottiera, evolvendo poi in madre intensa e sincera, quasi esausta, con gli occhi fissi dentro lo sguardo dello spettatore, mentre alle sue spalle, sul lato desto della tela, si stagliano i tre cipressi, simboli personalissimi dei suoi figli, uno dei quali spezzato come la breve esistenza di Leonardo. Infine, con il passare del tempo, la sua grazia sfiorisce ed ella si raffigura anziana e ferma, nell’atto in cui dipinge se stessa, in un profilo solenne nel quale sembra voler stemperare le asperità lasciate da una lunga esistenza.
La quantità,
la varietà e la qualità della grafica esposta in mostra di Emma Dessau
Gointein fanno di questa sezione una
straordinaria occasione per rivalutare l’artista per la sua abilità del segno
inciso, della sua freschezza inventiva e l’originalità delle soluzioni
compositive.
Da tutto questo emerge, grazie a un linguaggio grafico del tutto
innovativo, reso con raffinata abilità tecnica ed esecutiva e memore della sua
composita formazione europea, un’opera straordinariamente originale.
Emma Dessau
Goitein fu grande disegnatrice di Ex Libris, in gran parte esposti a Perugia nella
sezione della grafica a lei dedicata. Ė difficile stabilire l’autonomia di
un’artista nell’iconografia degli ex
libris realizzati per un committente, tuttavia quelli commissionati alla
Dessau Goitein mostrano alcuni temi ricorrenti che indicano la sua libertà
estetica e fanno di tali immagini la sua peculiarità, piuttosto che riflettere
specifici interessi del proprietario del libro. I temi ricorrenti comprendono
elementi quali l’acqua, le barche, gli angeli e figure nude o seminude. Inoltre
un quarto degli ex libris di Dessau
Goitein esplora temi ebraici attraverso simboli o caratteri tipografici
ebraici.
La mostra di
Perugia su Emma Dessau Goitein si apre con tutte le pulsioni di una rivoluzione
di una donna artista, libera e coraggiosa. Finisce con un’altra rivoluzione
femminista e la realizzazione dei sogni e degli ideali di Emma, che in un certo
senso ha dato vita, nell’arte come in ogni altro campo della realtà umana, a
una nuova storia, più valida, più ricca, più articolata interpretazione della
storia che il suo mondo artistico ci ha lasciato e ci rivela.
Maria Paola
Forlani
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