Orazio Borgianni. Un genio inquieto nella
Roma di Caravaggio
“La più bella
natura morta del ‘600 italiano e una fra le più belle del ‘600 europeo” l’aveva
definita nel 1916 lo storico dell’arte Roberto Longhi attribuendola ad Orazio Borgianni. Si tratta di una magnifica cesta piena di
panni dipinta ai piedi di una Sacra
Famiglia, sant’Elisabetta, san Giovannino e un angelo, una grande tela conservata a Roma alle
Gallerie d’ Arte Antica – Palazzo Barberini. Così uno straordinario dipinto di
primo Seicento trovava il suo autore, nome su cui furono concordi gli storici
successivi.
Oggi è esposta
nella prima monografia dedicata a Orazio Borgianni.
Un genio inquieto nella Roma di Caravaggio, aperta al pubblico a Palazzo
Barberini fino al 30 giugno.
Una rassegna che
accompagna il visitatore in sei sale raccontando, nella prima parte, il
percorso storico artistico di Borgianni attraverso diciotto capolavori. E,
nella seconda, l’influenza esercitata dal pittore su alcuni contemporanei, tra
cui Carlo Saraceni, Antiveduto Gramatica, Giovanni Lanfranco, Simon Vouet,
Giovanni Serodine, Claude Vignon, Guido Cagnacci. A testimoniarlo diciasette
dipinti di questi eccellenti artisti.
Chi era Orazio
Gentileschi (Roma 1574 – 1616) Uno dei tanti pittori geniali attivi nella
capitale tra fine Cinquecento e prima metà del Seicento, influenzati in modi
diversi da Caravaggio, ma con uno sviluppo autonomo. Innovatore, Borgianni ha
un percorso tutto suo, ancora in parte misterioso. Nato a Roma da un falegname
di origini fiorentine, compie in patria i primi passi. La prima opera nota, di
committenza siciliana, risale al 1593, ma ancora acerba, non sembra illuminare
la sua formazione.
Dal !597 al 1605
il giovane Borgianni lavora in Spagna spostandosi a Pamplona a Saragozza, da
Valladolid a Madrid a Toledo. Conosce El Greco, pittori spagnoli e italiani
presenti in quella terra. Ed è forse lì che avviene la sua prima
trasformazione.
Al ritorno a Roma a fine 1605 “esplode” infatti con dipinti
potenti, forti, naturalisti, espressivi. Dove ha imparato a dipingere opere
come la Visione di
san Francesco (o la Vergine che consegna il Bambino a San Francesco) con quei corpi di angeli aggrovigliati e
sensuali, o come la sopracitata Sacra
Famiglia, sant’Elisabetta, san Giovannino e un angelo o ancora il Cristo
tra i dottori giunto dal
Rijksmuseum di Amsterdan.
Il curatore della mostra, Giovanni Papi, cerca di spiegarlo con esperienze emiliane prima della partenza per la Spagna. Ipotesi che non trova però alcun supporto biografico né documentario. Più credibile è nel linguaggio, con quegli accenti di colore intenso, quei volti rugosi che ricordano tanti maestri spagnoli, che rivelano la sua formazione in terra di Spagna.
Su questa
formazione, ancora enigmatica, si infila e intreccia a Roma il nuovo “verbo”
del rivoluzionario Caravaggio, che insegna a guardare “dal naturale”. Borgianni
fa forse in tempo a conoscere il Merisi, che il 28 maggio 1606 fugge per sempre
da Roma con l’accusa di assassinio. È
probabile che venga coinvolto in liti e contenziosi che lo riguardano, come
racconta il contemporaneo biografo Giovanni Baglione.
Certo Caravaggio
influenza Borgianni, che ha già un suo volto consolidato e una complessa
cultura artistica. Carattere litigioso, ma personalità colta e raffinata, a
Roma diventa membro dell’Accademia di San Luca, degli Humoristi, e dei Virtuosi
del Pantheon e in rapporto con eminenti personaggi spagnoli. Su questi anni
romani si focalizza la mostra, presentandoci opere originali e di grande
bellezza,
come il forzuto e muscoloso San
Cristoforo che trasporta Gesù Bambino arrivato
da Edimburgo, o la spettacolare Natività
della Vergine giunta da Savona,
un’opera articolata dalla spregiudicata prospettiva, ammirata da Roberto
Longhi, o il San Carlo
Borromeo visita gli appestati. Straordinaria
per le tonalità intense e corpose è anche la Sacra
Famiglia con sant’Anna, con quella
modella di impronta spagnolesca a far da Madonna.
E ancora Cristi morti, santi
martirizzati, volti di un Seicento sempre più affascinante. Incastonata nelle
sale delle raccolte seicentesche di Palazzo Barberini la mostra si concentra
sulla stagione romana di Orazio, con 18 sue tele che si scalano nel decennio
1606 – gennaio 1616 (quando Borgianni, assistito dai suoi grandi protettori
spagnoli, l’ambasciatore di Francia de Castro e il suo segretario Juan de
Lezcano, si spegne a 41 anni).
M..P.F.
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