REINAS
Nel Sulcis
iglesiente, nella parte sud occidentale della Sardegna, a Villamassargia,
esiste un orto secolare di ulivi innestati dagli abitanti tra il 1300 e il 1600
chiamato “S’ Ortu Mannu”, l’orto grande. All’interno del parco di oltre tredici
ettari, dimorano più di settecento ulivi secolari affidati alle cure delle
famiglie del paese; tra di essi campeggia uno degli ulivi più antichi d’Europa
chiamato “Sa Reina”: la Regina. Con oltre 16 metri di circonferenza del tronco,
le sue chiome verdissime, i rami nodosi, “Sa Reina” sfida il tempo, le
stagioni, la storia. Madre, guardiana coraggiosa, difende il territorio e quel che
poco resta dell’antico sconfinato dominio.
La Sardegna è
spesso un racconto al femminile, che affonda le sue radici nella Preistoria per
giungere, con un bagaglio inestimabile di saperi antichi, alle soglie del
nostro tempo. Prima dee, poi regine, poi artiste il viaggio prosegue, cambiano
le armi ma il principio di resilienza resta immutato, quasi fosse geneticamente
trasmesso, anche quando, l’occhio attento, mette a fuoco oltre il mare il mondo
con la sua contemporaneità.
La mostra Reinas (Torino
Museo Ettore Fico aperta fino ad ottobre), raccoglie e presenta le opere delle
più importanti artiste di Sardegna, tre generazioni a confronto e un focus
sulla produzione degli anni ’70 ai giorni nostri.
Si parla di
quattro piccole antologie dedicate a Maria Lai, Zaza Calzia, Rossana Rossi e
Lalla Lussu interconnesse tra loro a sottolineare punti di contatto e diversità
di ricerca. Il percorso è tracciato da altrettante parole chiave che vogliono
suggerire il tema caratterizzante nei nuclei selezionati lungo una narrazione
che è anche scoperta, sorpresa, riflessione, in un tempo che scorre in ritmi
differenti per creare esperienze personali e condivise.
Ecco quindi l’ago
di Maria Lai sfilato da un muro cucito per “legare collegare” insieme i quattro
temi della Parola, del Ritmo, del Colore e del Segno come capitoli selezionati
da un unico libro, immergendoci nella spiritualità di Lai, nell’’ironia giocosa
di Calzia e nei colori solari di Lassu, nel rigore estetico di Rossi si
scoprono inusitate esperienze di ricerca che restituiscono un territorio
aggiornato, distante dagli stereotipi più comuni, dove isola non è isolamento
ma spazio di convivenze in cui sottili rimandi tra passato e presente sono più
chiari, meno disturbati da rumori bianchi. Sull’isola i silenzi profumano di
eterno, ecco perché è più facile ascoltare.
Attraverso quattro
tra le artiste più note del panorama sardo l’evento intende individuare un
percorso comune che restituisce la capacità di trattare elementi peculiari
della storia, della cultura, della natura del territorio sardo per restituirli
alla collettività elaborati in linguaggi contemporanei di eventi e la
straordinaria capacità di varcare geograficamente i confini “regionali” per
divenire patrimonio collettivo internazionale.
M.P.F.
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