I Macchiaioli
Capolavori
dell’Italia che risorge
Si è
aperta a Padova, Palazzo Zabarella, fino al 18 aprile 2020, la mostra “I
Macchiaioli. Capolavori dell’Italia che risorge”
Oltre 100
capolavori di intensa emozione che raccontano di un Uomo eroico ed instancabile,
pronto a ripartire ogni giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà.
Un mostra a cura di Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca.
Un mondo immediato quello dei macchiaioli; un mondo la cui assenza racconta dei valori dell’uomo, dell’uomo eroico e instancabile, della sua forza e del suo coraggio, della sua voglia di ripartire giorno dopo giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà. La mostra inizia con il tema dei mercanti. Principali artefici della fortuna dei Macchiaioli nei circuiti del gusto internazionale erano stati i colti esponenti delle colonie francese e agloamericana residenti a Firenze, che si erano interessati alle prime ardite affermazioni della ‘macchia’, contribuendo ad orientare il gusto dell’aristocrazia più aggiornata e dell’alta borghesia verso una pittura sperimentale, nota e apprezzata prima all’estero che in Italia.
Inserendosi in questo vivace contesto un mercante intelligente e sensibile come Giacomo Molena che scommette subito sul talento del giovane Signorini acquistandone le prime opere. Anche Luigi Pisani, che pure aveva fondato la sua sontuosa Galleria di piazza Ognissanti per sostenere la pittura più commerciale e ufficiale apprezzata alle mostre delle Promotrici, rivolse il suo interesse ai Macchiaioli per non lasciare scoperto un eventuale settore del mercato e per averne genialmente intuito la futura riabilitazione.
Questo fiuto lo ritroviamo anche in un personaggio di nicchia come Pilade Mascelli, esperto di letteratura francese e frequentatore di Giovanni Pascoli, che deve avere intravvisto un sottile rapporto tra la poesia naturalistica delle Myricae pascoliane e il lirismo di certi paesaggi macchiaioli da lui acquistati. Chiude questa schiera un mercante dotato di un occhio critico eccezionale come Mario Galli.
La collezione Angiolini è una straordinaria raccolta, formatasi nel secondo dopoguerra, dell’imprenditore e mercante d’arte livornese Alvaro Angiolini, che è rimasta ancora intatta e viene qui presentata al pubblico per la prima volta attraverso una serie di capolavori. Essa riassume nel suo spirito la vicenda collezionistica e la fortuna dei Macchiaioli, ricollegandosi alle origini e alla successiva evoluzione degli studi che ha portato alla loro consacrazione internazionale. Alla sua formazione ha contribuito in maniera determinante il rapporto tra Angiolini e un protagonista della rivalutazione dell’Ottocento italiano, il gallerista e storico milanese Enrico Somarè che ne ha orientato in maniera decisiva le scelte.
A questa relazione privilegiata e a un gusto orientato verso opere di grande formato, preferite alle tavolette che tanta parte avevano avuto in un certo tipo di collezionismo precedente, si deve l’acquisto di opere fondamentali, straordinari capolavori che segnano l’evoluzione della ‘macchia’, come le Acquaiole livornesi e “Pio bove”, traguardi del primo e dell’ultimo Fattori, ‘Aspettando’, vertice del giovane Signorini, seguita dai successivi Ore d’ozio a Riomaggiore e Una via del Vecchio mercato, sino all’intensità lirica dell’incantevole Ritorno dai campi di Cabianca e alla squisita raffinatezza di un’opera davvero rara come il Ritratto della signora Elvira Bistandi Mariani .
Gli ‘amici e mecenati’ rappresentano la categoria di collezionisti di pittura macchiaiola dove l’alto censo si fa garante di affinità intellettuali che aprono la strada al contatto con una pittura ‘europea’ nel senso più aggiornato e attuale del termine.
La categoria dei primi collezionisti unisce personalità molto diverse fra loro, come è naturale quando un movimento artistico si affaccia per la prima volta sulla scena e ancora non ha subito quel processo di storicizzazione che lo connota come ambito privilegiato di interessi e come riflesso del gusto di un determinato settore della critica o della società. Gli amici artisti, in veste di raffinati amateur e sottili intenditori, si erano subito dati al sostegno dei Macchiaioli – pensiamo a Martelli e Banti -, intravedendo nelle loro opere il germe di una rivoluzione artistica che avrebbe aperto le porte alla modernità, e di cui peraltro essi stessi erano parte integrante.
M.P.F.
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