“Marc Chagall”
Anche la mia Russia mi amerà “
Per la prima volta in Italia apre nelle sale di Palazzo Roverella a Rovigo un’importante esposizione, promossa da Fondazione Cariparo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi, dedicata a Marc Chagall e all’influsso determinante che sulla sua opera ha esercitato la grande tradizione culturale della sua patria russa.
Sono una settantina le opere in mostra, tra cui si annoverano i maggiori capolavori dei musei russi di Mosca e di San Pietroburgo, oltre a una generosa selezione di opere provenienti dalla collezione privata dell’artista. Mentre sono accostati a una scelta di icone, in cui si esprime la vetta più alta della spiritualità russa, e di libki, le vignette popolari così ampliamente diffuse ai tempi di Chagalle. La mostra è curata da Claudia Zevi.
Chagalle arriva a Parigi nel 1910 all’età di ventitrè anni. La sua luce lo folgorerà, lo aggredirà, lo condurrà attraverso meandri della propria memoria fantasmagorica, delle proprie origini: russe orientali, ebree, popolari. Ma si aggrapperà completamente alla “Ville lumimére”, eppure è certo che nessun’altra accademia avrebbe potuto concedergli quello che scopre qua, “mordendo le esposizioni, le vetrine, i musei”. È qua infatti che si stanno giocando i grandi mutamenti artistici del XX secolo. Grazie a Gouguin, Van Gogh e Seurat, Matisse e i Fauves affidano al colore puro il pieno potere dell’espressività pittorica. Mentre il rinascimento della funzione evocativa del piano ad opera di Cézanne porta i cubisti a comporre un linguaggio organizzato all’interno di una struttura compositiva aprospettica.
Lo smarrimento di Chagall invece, incantato dalle vie e dai quadri, dalla libertà che scuote l’aria e la cultura, sentendo per la prima volta su di sé il peso e la responsabilità della parola artistica, entra in campo appropriandosi della nuova superficie figurativa.
Arricchendola attraverso l’incanto di immagini metaforiche e oniriche, fantastiche, di contenuto poetico fino ad allora sconosciuto. Trasponendo nel dipinto gli impulsi del cuore. Unendo in modo singolare l’aspetto più razionale e formale dell’arte occidentale a quello più profondamente passionale, visionario e leggendario, esaltato e mistico dell’universo d’Oriente. Rifiutando, nella loro totalità, sia il cubismo che il fauvismo: il primo perché concepito troppo razionalmente, il secondo perché troppo preoccupato al discorso cromatico in senso formale.
La raffigurazione delle strade, delle case e delle sinagoghe che vediamo in tanta opera di Chagall non vuole raccontare unicamente di Vitbesk o degli anni dell’infanzia, ma indicare con il ritorno al luogo la presenza di sentimenti quali la commozione, la nostalgia, l’affetto.
Nella pittura-poesia di Chagall una contadina, una mucca o un attrezzo agricolo evocano la vita campestre, il venditore ambulante con il sacco sulle spalle l’ebreo errante, i tetti rossi la felicità della fanciullezza. Ma Il gallo rosso che corre nel cielo inseguito da un uomo volante pieno di spavento, del 1940, parla di fuga, di guerra, di angoscia, così come nel Martire si assiste, in uno scenario incendiato dalle fiamme e dalla desolazione, al supplizio di un ebreo davanti alla sposa e ad un vecchio che legge i salmi: un episodio che pur nel suo misticismo vuole con altrettanta verità esprimere gli orrori di cui il mondo è testimone.
Nello stesso modo altri quadri di questi anni rappresentano in chiara metafora, con la medesima pregnanza, visioni apocalittiche di villaggi bruciati, ebrei crocifissi, strane figure metà uomini metà animali che gridano, impazzite, il loro strazio al cielo, alle tenebre, all’infinito.
Mentre il Cristo-Messia che Chagall incomincia a dipingere nella Crocifissione bianca ricomparirà d’ora in avanti sotto varie forme con a fianco il rotolo della Torah o altri attributi appartenenti alla religione ebraica, come simbolo di quel dolore antico che si rinnova nella tragedia umana. Ma anche al di là di qualsivoglia messaggio mistico, e il sentimento che emerge come valore in tutta l’opera di Chagall. Mischiato alle tradizioni, alle sofferenze del suo popolo e al mistero che si lega al destino di ognuno.
M.P.F.
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