GONZAGA
I volti della storia
Mostra genealogico-iconografica
Il ritratto rappresenta
l’inizio di ogni forma d’arte, così vogliono le antiche leggende sulla sua
origine. Plinio il Vecchio, nel XXXV libro della sua Naturalis istoria, terminata nel’ 77 d.C., attribuisce alla forza
dell’amore la nascita del primo ritratto (la leggenda narra del vasaio Boutade
che diede consistenza plastica con un ritratto al giovane amato dalla figlia).
La leggenda rivela, in primo luogo che l’amore è la causa di ogni imitazione e
l’impulso di fare arte.
Nel suo trattato De Pictura del 1435, il teorico
dell’arte Leon Battista Alberti collegava questo impulso a una motivazione di
natura egocentrica: il narcisismo.
Narra il mito che Narciso si
innamorò della propria immagine riflessa nelle placide acque di una fonte;
secondo Alberti questa sarebbe l’origine di ogni forma di ritratto (o più
precisamente, di ogni autoritratto). In secondo luogo, stando alle leggende
riportate da Plinio il ritratto segna la nascita della pittura stessa, dato che
l’essere umano è il soggetto più nobile dell’arte. Anche il mito di Narciso
rispecchia il concetto dell’imitazione della natura, un’idea ancora oggi
connessa a questo genere artistico: nei ritratti è insita una tensione tra
ricerca della massima somiglianza e l’idealizzazione del soggetto con intenti
rappresentativi. La ritrattistica si è attenuta fin dal XV secolo al principio
secondo il quale l’arte deve imitare la natura.
Dunque lo scopo del ritratto
è sempre stato ottenere un’affinità o una somiglianza perfetta tra dipinto e
soggetto, come quella che Narciso aveva visto nella sua immagine riflessa.
Ponendo a confronto archetipo
e immagine, risulta che a livello artistico l’identità visiva fra l’essere
umano e la sua figurazione può venire solo perfezionata, ma mai essere
realmente compiuta. L’impulso che sprona alla realizzazione dei ritratti è
l’anelito narcisistico a voler “possedere” la propria immagine. Non sorprende
dunque il desiderio di dimostrare l’unicità di ogni essere attraverso il suo
ritratto quasi come fosse una carta di identità.
Il Museo Diocesano Francesco
Gonzaga di Mantova presenta una mostra nell’anno di Expo dal titolo “Gonzaga. I
volti della storia”. Mostra genealogico-iconografica, a cura di Giancarlo
Malacarne (catalogo Il Bulino), fino al 20 settembre 2015.
L’esposizione rivisita il
fasto della famiglia dominante su Mantova e la grande stagione artistica che la
vide protagonista; attraverso ritratti, oggetti e mappe genealogiche si
analizza l’essenza profonda di un’ampia dimensione di aristocrazia, nobiltà,
sacralità, le cui radici affondano in un passato lontano ma non perduto.
<< Il procacciarsi il ritratto proprio ha
naturalmente
seco congiunto certo desiderio di propria eccellenza,
ch’arguire non poca debolezza di mente, la quale
tanto più apparisce considerandosi che quel tale
non ha potuto stare meno di due o tre ore oziosamente
in lasciarsi rimirare dal pittore, per fare ritrarre
quella figura di corpo, che in poco spazio di tempo
s’ha da risolvere in polvere per la morte>>
(Card. Gabriele Paleotti, Discorso intorno alle immagini
Sacre e profane, 1582)
Allo straordinario patrimonio
già giacente e rappresentato nelle collezioni dei musei mantovani, si è da poco
tempo aggiunta la serie completa dei Gonzaga dominanti a Mantova: una raccolta
pittorica unica al mondo, estremamente suggestiva e di grande valore artistico
e documentario. Si tratta di un complesso di venti tele che propongono i 18
capitani, marchesi e duchi di Mantova, oltre a Carlo di Rethel e a un elemento
celebrativo dell’intera dinastia.
La serie di opere d’arte
presentate nel contesto della mostra si avvale di un nutrito numero di dipinti,
oltre 50, anche di notevoli dimensioni, tutti di buon livello artistico quando
non eccezionale, i quali hanno il pregio della novità, non essendo conosciuti
dagli studiosi e dal grande pubblico.
Si
possono citare alcuni ritratti di interesse artistico e storico come quello di
Matilde d’Este. La nobildonna è acconciata e abbigliata alla francese: pizzi e
rouges completano l’abito impreziosito dalla gemma che chiude la scollatura e
dalla stola in raso turchino che cinge le spalle. I capelli sono raccolti in
una cuffietta in pizzo e l’acconciatura è chiusa a fermaglio da testa.
Il busto è rivolto verso
sinistra, ma la torsione del collo permette allo sguardo della contessa, velato
da un sentimento di tristezza, di essere diretto verso l’osservatore.
Matilde d’Este, moglie di
Camillo II Gonzaga di Novellara, fu sempre legata alla nefanda e tragica
“acquetta” che la vide sinistra protagonista.
Oltre ai dipinti sono esposte
alcune mappe genealogiche di eccezionale bellezza e valore documentario, che
rimandano a una ricerca effettuata in epoca lontana sulle origini di una grande
famiglia, sulle sue diramazioni, sugli imparentamenti, sapienti e finalizzati
al mantenimento del potere in tempi oscuri e saturi di pericoli.
Un coaecervo di dati che, al
di là della funzione strettamente documentaria presentano espressioni
artistiche di straordinario rilievo, come ad esempio, la pergamena dedicata a
Vespasiano Gonzaga del ramo cadetto di Sabbioneta, realizzata intorno agli
anni’ 50 del Cinquecento, con numerosi tondi fondo oro.
Inoltre medaglie in oro,
argento e bronzo pertinenti diversi personaggi di Casa Gonzaga, riconducibili ad
artisti di conclamata importanza, quali Pisanello, Sperandio, Mola ed altri.
Una serie nota nei contenuti ma sempre di grande impatto emotivo, volta a
sostenere l’impianto globale della mostra che si articola intorno ai volti dei
dominanti: i volti della storia.
Tra questi la medaglia in
bronzo di Gian Cristoforo Romano che rappresenta Isabella d’Este (1474-1539),
moglie di Francesco II Gonzaga. La figura della duchessa è a semibusto a destra
con i capelli raccolti dietro la nuca e cadenti in due ciocche; una collana di
perle al collo. La scritta BENEMERENTIUM ERGO (a causa dei benemeriti).
Vittoria alata stante a sinistra con un bastone nella mano e spighe di grano
nella mano sinistra; di fronte a lei a sinistra la rappresentazione del
Saggitario e una stella. Isabella d’Este nacque a Ferrara il 17 maggio 1474,
primogenita del duca Ercole I d’ Este e di Eleonora d’Aragona. Il suo
matrimonio nel 1490 con il marchese di Mantova Francesco Gonzaga rinnovò una
antica alleanza tra Ferrara e Mantova. Qui Isabella monopolizzò per i
successivi trenta anni le scelte culturali e artistiche raccogliendo attorno a
sé una schiera di artisti e letterati facendo della corte mantovana uno dei
centri di irradiazione della cultura rinascimentale.
L’estense si spense a Mantova
il 13 febbraio 1539 lasciando una delle più mirabili collezioni di pezzi
artistici, raccolti ossessivamente per un cinquantennio nello Studiolo di Corte
Vecchia del Palazzo Ducale a Mantova, che ancora oggi porta il suo nome.
Maria Paola Forlani