Il Vetro degli Architetti. Vienna
1900 – 1937
Il Vetro degli Architetti. Vienna
1900-1937 a cura di
Rainald Franz, aperta fino al 31 luglio 2016 sull’Isola di san Giorgio Maggiore
a Venezia, mette a fuoco per la prima volta l’influenza epocale che i progetti
dei giovani architetti del Modernismo Viennese esercitano sullo sviluppo
dell’arte vetraria a Vienna. Con oltre 300 opere provenienti dalla collezione
del MAK –Museo Austriaco di Arti
Applicate /Arte
contemporanea di Vienna e da collezioni private, la mostra
presenta infatti la genesi della moderna arte vetraia in Austria tra il 1900 e
il 1937, un periodo molto fervido, compreso tra gli ultimi decenni dell’Impero
Austro-Ungarico e la Prima Repubblica. Dopo Il
vetro finlandese nella collezione Bischofberger, questa è la seconda
esposizione sulle scuole nazionali dell’arte vetraria in Europa del XX secolo,
organizzata da LE STANZE DEL VETRO, progetto
culturale pluriennale promosso dalla Fondazione Giorgio Cini e Pentagram
Stiftung, per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del XX e XXI
secolo.
A cavallo
del 1900, un gruppo di giovani architetti e designer, allievi di Otto Wagner,
delle accademie e delle scuole di architettura, sviluppò uno speciale interesse
per la lavorazione del vetro, al tempo eletto anche in architettura come
materiale modernista per eccellenza. Protagonisti del Modernismo Viennese, come
Josef Hoffmann (1870-1938), Kolman Moser (1868-1918), Joseph Maria Olbrich
(1867-1908), Leopold Bauer (1872-1938), Otto Prutscher (1880-1949), Oskar
Strnad (1879-1935), Oswald Haerdtl (1899-1959) e Adolf Loos (1870-1933), oggi
famosi in tutto il mondo, aprirono la strada ai primi pioneristici sviluppi
nella moderna produzione vetraria ornamentale e funzionale, lavorando
direttamente nelle fornaci con l’obiettivo di comprendere a fondo il materiale.
Gli
architetti viennesi misero in atto il profondo rinnovamento dei metodi e dei
materiali avviato dall’Accademia di Vienna e della scuola viennese di arti e
mestieri (Wiener Kunst-gewerbschule ) anche attraverso scuole di
specializzazione (Fachschulen) come quelle di Steinschӧnau e Haida, centri dell’industria
vetraria Boema. La collaborazione tra architetti e designer e l’integrazione di
queste innovazioni nella produzione, grazie al contatto diretto con i vetrai
viennesi e intermediari come E. Bakalowits & Sӧhne e J.& L. Lobmeyr e con
aziende produttrici come Johann Lӧtz Witwe, consentì la diffusione di
una concezione del design radicalmente innovativa. Gli architetti avevano
infatti la possibilità di visitare le vetrerie e di elaborare le loro
concezioni.
Questo nuovo approccio era in linea anche con l’atmosfera di riforma artistica diffusa dal movimento della Secessione Viennese, così come dalla Wiener Werkstӓtte (1903-1932) e dal Werkbund tedesco e austriaco (associazione di artigiani fondate rispettivamente nel 1907 e nel 1912) con l’obiettivo di “nobilitare” il lavoro dei produttori e di incoraggiare la collaborazione tra arte, artigianato e industria.
Il Vetro
degli Architetti. Vienna 1900-1937, attraverso l’accostamento di oggetti di
vetro, e dei loro progetti con disegni e fotografie d’epoca, in un allestimento
originale che restituisce il gusto dell’epoca, mira a far rivivere le
impressioni sbalorditive che questi oggetti così radicalmente moderni, crearono
nel pubblico. L’allestimento ripropone, inoltre, esempi di carta da parati e
tessuti della Wiener-Wisgrill, che complementano gli elementi decorativi dei
vetri.
La mostra ripercorre cronologicamente le tappe attraverso cui il vetro
d’arte disegnato dagli architetti viennesi divenne un marchio e una costante
nelle importanti esposizioni del periodo. Partendo dagli esordi dell’ottava
mostra della Secessione, presentata a Vienna nel 1900 (stanza 1) e dalla
fondazione della Wiener Werkastӓtte nel 1903 con la sua produzione successiva (stanza
2 e 3),
il percorso passa in rassegna i vetri del periodo bellico e classicista
dell’esposizione del Werkbund a Colonia nel 1914 (stanza 4 e 5)
, per arrivare
fino ai lavori presentati all’Esposizione internazionale di Parigi del 1925 e
ai vetri degli anni Venti e Trenta, tra i quali spicca l’unico progetto in
vetro di Adolf Loos, il Trinkservice
No.248 del 1931, uno dei servizi di bicchieri più noti della Lobmery,
ancora oggi in produzione (stanza 6).
La settima sala ospita la ricostruzione integrale, realizzata dal MAK, del Boudoir d’une grande vedette,
la sala di
vetro progettata da Josef Hoffman per il padiglione austriaco dell’esposizione
universale di Parigi del 1937.
Maria Paola
Forlani