Between Home and Wisdom.
Foto di Tommaso Fiscaletti
Si è aperta
a Siena negli spazi di Santa Maria della Scala , fino al 20 giugno, la mostra “Between Home and Wisdom”, fotografie di
Tommaso Fiscaletti, a cura di
Filippo Maggia, direttore di Fondazione Fotografia Moderna, realizzato in
Sudafrica a Città del Capo.
La mostra è
il frutto di una ricerca per immagini che documenta e racconta attraverso una
serie di fotografie, per la maggior parte ritratti, la vita quotidiana di un
gruppo di donne Sangomas, di etnia xhosa, e il loro rapporto con la comunità
alla quale appartengono e che risiede nel sobborgo di Dunoon, nel circondario
della capitale sudafricana.
Le
protagoniste di queste immagini sono donne dalla forte identità e con una
grande energia interiore, il cui carisma si effonde su chi sta loro intorno,
siano essi parenti, amici o membri della comunità; perciò spesso, nelle
fotografie sono ritratte persone del luogo che sono entrate in contatto o fanno
parte della vita delle sangomas.
In Between Home and Wisdom. Fiscaletti
ribadisce il suo personale approccio all’immagine nel quale condensa due modi
di utilizzare il mezzo fotografico: quello documentaristico e quello dove
invece è determinante l’intervento del fotografo per restituire l’atmosfera e
le suggestioni che vanno oltre il tempo dello scatto e da cui scaturisce la
forza narrativa delle immagini.
In questa
serie, dopo un lungo lavoro di osservazione che ha condotto alla costruzione
del set e alla scelta delle inquadrature, Fiscaletti si è concentrato su
un’accurata calibratura della luce: quando le donne sono ritratte all’interno
delle loro abitazioni, proprio la luce sembra sottrarle dal contesto e far
trasparire la loro compostezza ieratica mentre negli scatti realizzati per
ricreare e trasmettere l'aura che emanano le donne protagoniste delle immagini.
Così,
muovendosi in equilibrio tra realtà e rappresentazione di essa, il giovane
fotografo ci offre la sua personale lettura del mondo che ruota attorno alle
sagome, affrontando contestualmente tematiche esistenziali quali la
spiritualità, la memoria delle tradizioni, i legami familiari e le relazioni
personali.
Come
sostiene lo stesso Maggia “il fatto che buona parte delle donne della township
di Dunoon avessero peculiarità così radicata nella tradizione ha portato
l’artista a costruire un progetto che ponesse come elemento centrale questo
differente approccio alla vita, divisa tra solitudine del culto e vita sociale.
Il giovane
fotografo ha passato diverso tempo a osservare il luogo e le persone nel
quotidiano e, individuata ogni scena, ha agito sulla luce per riportare con la
fotografia l’atmosfera che aleggiava sulla realtà e sulle protagoniste”.
“C’è una
luce unica nelle immagini che Fiscaletti ci regala dal Sudafrica – aggiunge il
direttore della direzione Musei del comune di Siena, Daniele Pitteri – Una luce
“altra” che non si sovrappone a quella naturale, né con essa interferisce, ma
che si palesa come necessità di uno sguardo eccentrico, letteralmente fuori
centro o, meglio, alla ricerca di un nuovo centro. Portare, per la prima volta
tutte assieme, queste fotografie al Santa Maria della Scala non è stata una
scelta casuale. La loro luce eccentrica, così come i volti potenti e saggi che
ritraggono, ben si addicono a un luogo fuori dall’ordinario come questo
splendido complesso museale. Come le donne sangoma, il Santa Maria della Scala
ha custodito e trasferito nel tempo la memoria e la saggezza di una comunità,
reinventandosi senza tradirsi né dimenticarsi; trovando forme, materie, usanze
e cultura sempre nuove e differenti; utilizzando le memorie individuali e
collettive e il suo essere sutura fra sé e l’altro come forza dirompente, come
saggezza creativa”.
Lasciando
allo spettatore il compito di immaginare come le esperienze e i saperi ancestrali
delle donne sangoma possano trasmettersi tra generazioni, Fiscaletti concentra
il suo sguardo sull’organizzazione della fotografia. La costruzione
dell’apparato scenografico passa così in secondo piano, sovrastata
dall’importanza di una fondamentale calibratura della luce, “elemento
necessario” – come sostiene il fotografo marchigiano – per una corretta
rappresentazione e successiva lettura e percezione dell’immagine e di quanto
essa desidera raccontare”.
Maria Paola
Forlani
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