Lino Selvatico
Una seconda
Belle Ѐpoque
La mostra Lino Selvatico. Una seconda Belle Ѐpoque, aperta fino al 31 luglio 2016 a Ca’
Pesaro – Galleria Internazionale d’arte Moderna (catalogo edito da LSWR GROUP),
prende l’avvio dalla volontà di valorizzare le raccolte che nel Museo sono
confluite attraverso l’intelligente opera di acquisizione alle Biennali da
parte del Comune di Venezia.
L’esposizione
parte dall’ambito più noto del pittore, ovvero le immagini del femminile e da
alcuni capolavori conservati nelle raccolte di Cà Pesaro, come Cappuccetto grigio del 1903, il Ritratto della contessa Annina Morosini del
1908 e Madre e figlio del 1922.
Al centro
della retrospettiva – realizzata con la direzione scientifica di Gabriella
Belli e a cura di Elisabetta Barisoni – venticinque opere che ripercorrono la
carriera artistica di Selvatico.
Attraverso
un percorso articolato nelle tre sezioni Donna,
Famiglia e Modella, che
riprendono altrettanti temi esplorati da Selvatico durante la sua lunga e
prolifica carriera artistica. Emerge un artista di grande spessore, di cui
vengono illustrati gli aspetti più famosi, come i ritratti di grande formato
per l’alta società veneziana e milanese, ma anche episodi meno noti, legati
comunque all’immaginario e alla cultura visiva della Belle Ѐpoque.
Il nome di Lino Selvatico (Padova 1872 – Biancade
Treviso 1924) si lega a doppio filo alla storia veneziana a cavallo del XX
secolo nonché alla nascita della Biennale: uno dei promotori della rassegna è
proprio il padre dell’artista. Riccardo, figura di riferimento per la politica cittadina
e sindaco dal 1890 al 1895.
Il salotto
dei Selvatico è animato dall’elegante aristocrazia fin de siécle, unita al mondo letterario e artistico, da Luigi Nono
a Cesare Laurenti, fino a quello del teatro.
Intrapresa
la strada della pittura, dopo gli studi di Giurisprudenza, Lino esordisce alla
Biennale del 1899 e partecipa a quasi tutte le edizioni successive: attraverso
questa
frequentazione
assidua, l’artista si colloca precocemente nella linea delle istanze di
rinnovamento che, dall’Inghilterra all’Irlanda, dalla Spagna alla Francia,
caratterizzano le prime edizioni della rassegna.
Messe da
parte sia le suggestioni realistiche sia le influenze simboliste, Lino
Selvatico diviene il principale referente per la ritrattistica veneziana,
contribuendo a rinnovare questo genere attraverso il confronto con il gusto
europeo e gli esempi offerti dalla pittura inglese del Settecento.
I capolavori
più noti dell’autore sono sicuramente i grandi ritratti che egli realizza per
l’alta società veneziana e milanese e nei quali trasfonde un immaginario e una
cultura visiva strettamente legata alla Belle
Ѐpoque.
La parte più
consistente di questa produzione si concentra intorno alla figura femminile e
in veste di “pittore delle donne” Lino emerge fin dalla Biennale del 1903, con
la rappresentazione dell’attrice Irma Grammatica e della signora Coletti.
Il
trasferimento a Milano nel 1918 gli permette di allargare la committenza che
comprende i personaggi più in vista della modernità, artistica e teatrale, e i
protagonisti della vita sociale e culturale dell’epoca. La sua attività viene
celebrata più volte dalla Biennale, che gli dedica mostre individuali nel 1912
e 1922, oltre all’importante omaggio retrospettivo del 1926. Lino Selvatico
muore, in seguito a un incidente motociclistico, il 25 luglio 1924.
La mostra
vede nella sezione Donna, i
capolavori più noti di Lino Selvatico, opere di grande formato e di smagliante
tecnica pittorica.
Fin dai suoi
esordi alle Biennali, l’artista veneto riscuote grande interesse per la sua
capacità di rendere con eleganza la figura umana, restituendoci immagini che
impongono per la loro armonia e intensità espressiva.
L’ambiente
elegante e raffinato, intellettuale e colto, che Lino frequenta a Venezia,
entra nelle sue tele filtrato da un’aderenza intima e sincera alla grande
tradizione pittorica della città.
Lino
esordisce nel genere del ritratto maschile, riprendendo due uomini illustri, il
professor Giovanni Bordiga, esposto alla Biennale del 1899, e l’avvocato Cesare
Sarfatti, presentato all’edizione successiva.
Tuttavia la
parte più consistente e più nota della sua produzione si concentra intorno alla
figura femminile.
Da questo
momento la galleria femminile si moltiplica nella sua produzione: da
La danzatrice Rita Sacchetti fino al capolavoro del 1908, il Ritratto di Annina Morosini, le donne
di Lino Selvatico sono caratterizzate da un fascino difficile da descrivere a
parole. Il loro volto, e gli occhi soprattutto, sono la cifra stilistica più
significativa dell’autore, e da questi sembra emergere davvero l’anima delle effigiate.
L’universo
più intimo di Lino Selvatico è quello illustrato nella sezione Famiglia,
che prende
spunto dal capolavoro conservato a Ca’ Pesaro, Cappuccetto grigio,
un ritratto
della figlia Bice.
Vale la pena
ricordare quanto l’esordio di Selvatico nel panorama artistico nazionale e
internazionale sia caratterizzato fin da principio da un duplice binario,
talvolta complementare: da un lato i ritratti di personaggi noti, soprattutto
femminili, dall’altro il mondo degli affetti familiari.
Nell’universo
intimo ed essenziale della famiglia, i figli Bice e Riccardo, l’amatissima (e
ritrattissima) moglie sono trattati con una materia più densa, talvolta un
timbro cromatico più cupo.
Lo sguardo
dell’autore non indugia qui sulla ricchezza dei tessuti e dei volti ma
piuttosto sul delicato dialogo silenzioso che i protagonisti instaurano fra
loro. Un’accentuata frontalità e un tratto essenziale, su fondo scuro,
caratterizzano invece alcuni ritratti, come quello che Lino dedica alla moglie,
durante al soggiorno parigino del 1914.
Un altro
soggetto prediletto è la madre, Carlotta Charmet che, come emerge dalle carte
d’archivio, risulta una presenza fondamentale nella promozione e gestione della
carriera artistica del figlio.
La madre,
ritratta con sguardo severo e autoritario, è un punto di riferimento
imprescindibile per la vita di ogni giorno del pittore e ne cura le faccende
più diverse, dal saldo delle fatture da parte dei committenti alla ricezione
critica delle opere alla Biennale.
Un bozzetto
di nudo introduce al terzo aspetto dell’universo femminile di Lino Selvatico
intitolato Modella.
Giovani
modelle, talvolta la moglie Francesca, sono protagoniste di piccoli quadretti,
con tutta
probabilità non destinati al mercato né realizzati su commissione.
I corpi
femminili, ritratti al bagno, nudi, di schiena, pigramente abbandonati su
languidi sofà, rendono forse più dei capolavori il reale amore di Selvatico per
il femminile.
Maria Paola
Forlani
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