sabato 14 maggio 2016

LINO SELVATICO

Lino Selvatico

Una seconda Belle Ѐpoque

La mostra Lino Selvatico. Una seconda Belle Ѐpoque, aperta fino al 31 luglio 2016 a Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’arte Moderna (catalogo edito da LSWR GROUP), prende l’avvio dalla volontà di valorizzare le raccolte che nel Museo sono confluite attraverso l’intelligente opera di acquisizione alle Biennali da parte del Comune di Venezia.

L’esposizione parte dall’ambito più noto del pittore, ovvero le immagini del femminile e da alcuni capolavori conservati nelle raccolte di Cà Pesaro, come Cappuccetto grigio del 1903, il Ritratto della contessa Annina Morosini del 1908 e Madre e figlio del 1922.

Al centro della retrospettiva – realizzata con la direzione scientifica di Gabriella Belli e a cura di Elisabetta Barisoni – venticinque opere che ripercorrono la carriera artistica di Selvatico.
Attraverso un percorso articolato nelle tre sezioni Donna, Famiglia e Modella, che riprendono altrettanti temi esplorati da Selvatico durante la sua lunga e prolifica carriera artistica. Emerge un artista di grande spessore, di cui vengono illustrati gli aspetti più famosi, come i ritratti di grande formato per l’alta società veneziana e milanese, ma anche episodi meno noti, legati comunque all’immaginario e alla cultura visiva della Belle Ѐpoque.

Il nome di Lino Selvatico (Padova 1872 – Biancade Treviso 1924) si lega a doppio filo alla storia veneziana a cavallo del XX secolo nonché alla nascita della Biennale: uno dei promotori della rassegna è proprio il padre dell’artista. Riccardo, figura di riferimento per la politica cittadina e sindaco dal 1890 al 1895.
Il salotto dei Selvatico è animato dall’elegante aristocrazia fin de siécle, unita al mondo letterario e artistico, da Luigi Nono a Cesare Laurenti, fino a quello del teatro.
Intrapresa la strada della pittura, dopo gli studi di Giurisprudenza, Lino esordisce alla Biennale del 1899 e partecipa a quasi tutte le edizioni successive: attraverso questa
frequentazione assidua, l’artista si colloca precocemente nella linea delle istanze di rinnovamento che, dall’Inghilterra all’Irlanda, dalla Spagna alla Francia, caratterizzano le prime edizioni della rassegna.

Messe da parte sia le suggestioni realistiche sia le influenze simboliste, Lino Selvatico diviene il principale referente per la ritrattistica veneziana, contribuendo a rinnovare questo genere attraverso il confronto con il gusto europeo e gli esempi offerti dalla pittura inglese del Settecento.
I capolavori più noti dell’autore sono sicuramente i grandi ritratti che egli realizza per l’alta società veneziana e milanese e nei quali trasfonde un immaginario e una cultura visiva strettamente legata alla Belle Ѐpoque.
La parte più consistente di questa produzione si concentra intorno alla figura femminile e in veste di “pittore delle donne” Lino emerge fin dalla Biennale del 1903, con la rappresentazione dell’attrice Irma Grammatica e della signora Coletti.

Il trasferimento a Milano nel 1918 gli permette di allargare la committenza che comprende i personaggi più in vista della modernità, artistica e teatrale, e i protagonisti della vita sociale e culturale dell’epoca. La sua attività viene celebrata più volte dalla Biennale, che gli dedica mostre individuali nel 1912 e 1922, oltre all’importante omaggio retrospettivo del 1926. Lino Selvatico muore, in seguito a un incidente motociclistico, il 25 luglio 1924.

La mostra vede nella sezione Donna, i capolavori più noti di Lino Selvatico, opere di grande formato e di smagliante tecnica pittorica.
Fin dai suoi esordi alle Biennali, l’artista veneto riscuote grande interesse per la sua capacità di rendere con eleganza la figura umana, restituendoci immagini che impongono per la loro armonia e intensità espressiva.
L’ambiente elegante e raffinato, intellettuale e colto, che Lino frequenta a Venezia, entra nelle sue tele filtrato da un’aderenza intima e sincera alla grande tradizione pittorica della città.

Lino esordisce nel genere del ritratto maschile, riprendendo due uomini illustri, il professor Giovanni Bordiga, esposto alla Biennale del 1899, e l’avvocato Cesare Sarfatti, presentato all’edizione successiva.
Tuttavia la parte più consistente e più nota della sua produzione si concentra intorno alla figura femminile.
Da questo momento la galleria femminile si moltiplica nella sua produzione: da
La danzatrice Rita Sacchetti fino al capolavoro del 1908, il Ritratto di Annina Morosini, le donne di Lino Selvatico sono caratterizzate da un fascino difficile da descrivere a parole. Il loro volto, e gli occhi soprattutto, sono la cifra stilistica più significativa dell’autore, e da questi sembra emergere davvero l’anima delle effigiate.
L’universo più intimo di Lino Selvatico è quello illustrato nella sezione Famiglia,
che prende spunto dal capolavoro conservato a Ca’ Pesaro, Cappuccetto grigio,
un ritratto della figlia Bice.

Vale la pena ricordare quanto l’esordio di Selvatico nel panorama artistico nazionale e internazionale sia caratterizzato fin da principio da un duplice binario, talvolta complementare: da un lato i ritratti di personaggi noti, soprattutto femminili, dall’altro il mondo degli affetti familiari.
Nell’universo intimo ed essenziale della famiglia, i figli Bice e Riccardo, l’amatissima (e ritrattissima) moglie sono trattati con una materia più densa, talvolta un timbro cromatico più cupo.

Lo sguardo dell’autore non indugia qui sulla ricchezza dei tessuti e dei volti ma piuttosto sul delicato dialogo silenzioso che i protagonisti instaurano fra loro. Un’accentuata frontalità e un tratto essenziale, su fondo scuro, caratterizzano invece alcuni ritratti, come quello che Lino dedica alla moglie, durante al soggiorno parigino del 1914.

Un altro soggetto prediletto è la madre, Carlotta Charmet che, come emerge dalle carte d’archivio, risulta una presenza fondamentale nella promozione e gestione della carriera artistica del figlio.

La madre, ritratta con sguardo severo e autoritario, è un punto di riferimento imprescindibile per la vita di ogni giorno del pittore e ne cura le faccende più diverse, dal saldo delle fatture da parte dei committenti alla ricezione critica delle opere alla Biennale.
Un bozzetto di nudo introduce al terzo aspetto dell’universo femminile di Lino Selvatico intitolato Modella.

Giovani modelle, talvolta la moglie Francesca, sono protagoniste di piccoli quadretti,
con tutta probabilità non destinati al mercato né realizzati su commissione.
I corpi femminili, ritratti al bagno, nudi, di schiena, pigramente abbandonati su languidi sofà, rendono forse più dei capolavori il reale amore di Selvatico per il femminile.


Maria Paola Forlani

Nessun commento:

Posta un commento