Hiroshinge.
Visioni dal Giappone
Parto per un viaggio
Lasciando il mio pennello ad Azuma [Edo]
Per visitare i luoghi celesti
Della Terra d’Occidente
[il Paradiso della Terra Pura]
Hiroshige
Utagawa Hiroshige, è tra i più celebri artisti del Mondo
Fluttuante (ukiyo-e), fu un maestro
capace di portare il paesaggio e la natura al centro della sua produzione,
facendone i veri protagonisti. Deve la sua fama allo sguardo del tutto
peculiare che lo contraddistingue, definibile “fotografico” perché in grado di
restituire dinamismo grazie all’alternanza sapiente di pieni e vuoti e
attraverso la costruzione di piani sovrapposti. Un senso di armonia e serenità
pervadono le opere dell’artista, tanto da avere stregato i più grandi
impressionisti e post-impressionisti europei, primo tra tutti Van Gogh che
copiò ad olio il famoso Ponte di Ohashi
sotto l’acquazzone del maestro giapponese.
Alle
Scuderie del Quirinale di Roma si è aperta la mostra Hiroshige. Visioni dal Giappone, fino
al 29 luglio, a cura di Rossella Menegazzo e con Sarah E. Thompson, per la produzione
di MondoMostre Skira e con la collaborazione del Museum of Fine Arts di Boston.
L’esposizione,
con la selezione di circa 230 opere appartenenti a prestigiose collezioni di
tutto il mondo, permette di ammirare il tema della natura declinato dallo stile
affascinante e raffinato di Hiroshige: dalle più note serie di vedute quali
Cento vedute della Capitale di Edo e
Cinquantatrè Stazioni di posta del Tokiaido, alle silografie policrome di
fiori, insetti e animali tra le più ammirate, fino ai disegni originali ancora intatti.
Le sue prime
opere, presentate nella prima sezione del percorso della mostra romana, furono
realizzate tra il 1820 e il 1830 circa perlopiù durante gli anni in cui
lavorava sotto il maestro Toyohiro, che venne a mancare nel 1828, e mostrano
già il suo talento nell’affrontare temi legati alla tradizione e quelli storici
e teatrali, con la tecnica della silografia policroma.
Si tratta di
stampe destinate al grande mercato delle “immagini broccato” (nishike),
così definite
per la bellezza e la varietà dei colori che le distinguevano rispetto a tutto
ciò che fino ad allora era stato prodotto in ambito artistico, e che proprio
grazie a questa tecnica seriale poterono godere di una distribuzione più ampia
rispetto a rotoli e paraventi a pennello.
La seconda
sezione della mostra ha il titolo di Immagini di viaggio: Tōkaidō e Kisokaidō
Tra il 1833-1834 e il 1855 Hiroshige produsse decine
di silografie policrome (nishikie) che
avevano come soggetto la frequentazione “Via sul mare Orientale”, il Tokadō,
che collegava la capitale imperiale di Kyoto alla capitale
politico-amministrativa dello shogunato Tokugawa, Edo, facendone uno dei temi
classici di paesaggio dell’ukiyo-e. Anche se Tōkaidō non era l’unica via,
perché esisteva una seconda arteria che attraversa le montagne, il Kisokaidō a
cui Hiroshige dedicò pure una serie di sessantanove stampe, essa rimaneva
comunque il percorso preferito non solo da normali viandanti e pellegrini che
si recavano a templi, santuari o al sacro monte Fuji, ma anche dai signori
feudali delle province (daimyō) che
erano costretti a recarsi ad anni alterni a Edo per portare gli omaggi allo shōgun.
Fiori,
Uccelli e Pesci è il nome della terza sezione.
Forse ancor più che per i suoi paesaggi Hiroshige è
apprezzato per le sue armoniche immagini di natura: composizioni di soli fiori,
pesci, molluschi e crostacei, fiori e uccelli. La grazia e la semplicità con
cui traccia il disegno delle varietà appartenenti al mondo della natura lo
hanno reso ancor più fruibile di altri artisti contemporanei come Hokusai.
Hiroshige rivoluziona il modo di trattare la
rappresentazione di animali e il classico soggetto di “fiori e uccelli” (Kachōga) rendendolo un genere unico. Vi
integra versi poetici calligrafati come fili d’erba sottili in armonia con
l’immagine sia come forma sia come contenuto.
Vedute
di Luoghi lontani è il titolo della quarta sezione.
Se Hirhosige è considerato il maestro del paesaggio
lo si spiega non solo per la qualità delle sue vedute sempre innovative e
diverse, pur nella ripetizione dei soggetti, ma anche per la qualità di serie
importanti che ha portato a termine a partire dagli anni trenta fino alla fine
degli anni cinquanta dell’Ottocento.
Parodie
e Umorismo è il titolo della quinta sezione
Questa sezione presenta una selezione di opere
realizzate tra il 1840 e il 1854, in fogli singoli e serie di tre, che spazia
in tutti gli ambiti del gioco visivo. Vi sono ombre cinesi, su fogli divisi in
quattro aree illustrate, in cui un’immagine a colori, composta di figure umane,
animali e oggetti, posta in un riquadro proietta la sua ombra grigia sul
riquadro accanto che ha lo sfondo quadrettato a ricordare le porte scorrevoli
di carta (shōji), creando però
un’immagine inaspettata completamente diversa dal reale:
un uomo a gambe tese aperte piegato a testa in giù
diventa con le sue natiche la silhouette grigia del Fuji, ecc…
La sesta sezione ha il titolo Vedute della Capitale Orientale
Tra il 1830 e il 1832, una serie di dieci fogli dal
titolo Luoghi celebri della Capitale
Orientale (Tōto meisho) a firma Hiroshige veniva immessa sul mercato tra il
1831 e il 1832 ottenendo l’attenzione del pubblico e degli editori.
Il seguito fu la sua grande opera dedicata alle Cinquantatrè stazioni di posta del Tōkaidō sponsorizzata
da Hōeidō. Ma contemporaneamente anche una decina di serie silografiche diverse
dedicate allo stesso soggetto della Capitale Orientale (T
to), Edo, e ai suoi luoghi
celebri uscirono fino a culminare nel capolavoro assoluto delle Cento vedute di luoghi celebri di Edo
(Meisho Edo hyakkei), pubblicato a partire del febbraio 1856 e fino
all’ottobre 1858, poco dopo la morte di Hiroshige.
La
produzione Pittorica è il titolo della settima sezione.
I dipinti di Hiroshige sono meno noti e meno visti delle sue
stampe, sono databili dal 1848 in poi e hanno come soggetto beltà, attori,
animali, ma soprattutto, anche in questo caso, paesaggi. Luoghi celebri della
Capitale Edo, ma anche isole, montagne, cascate di località più lontane, note
per le loro bellezze naturali nelle diverse stagioni e per questo frequentate
dalla popolazione dell’epoca come luoghi di svago o di pellegrinaggio.
I linea
con la tradizione pittorica di natura ogni luogo celebre (meisho) è associato a una stagione particolare, quella in cui le
caratteristiche della natura del posto vengono maggiormente esaltate – la
fioritura dei ciliegi primaverili, l’arrossamento delle foglie d’acero
autunnali – oppure alla straordinarietà del paesaggio, ad esempio la presenza
di una cascata, di un monte, o ancora un luogo di culto popolare che attrae
visitatori non solo come fedeli ma anche viaggiatori.
Maria Paola Forlani