Giappone
Storie
D’Amore
E Guerra
Geisha e
samurai, donne bellissime ed eroi leggendari, attori kabuki, animali
fantastici, mondi visionari e paesaggi bizzarri sono protagonisti della mostra
Giappone. Storie d’amore
e guerra, aperta
fino il 9 settembre, a Bologna nella sede di Palazzo Albergati, a cura di
Pietro Gobbi e divisa in undici sezioni.
Attraverso
una selezione di oltre 200 opere, il Mondo
Fluttuante dell’ukiyo-e è arrivato per la prima volta nel capoluogo
emiliano, calato per l’occasione nella elegante e raffinata atmosfera del
periodo Edo, l’odierna Tokyo (1603 – 1868).
La prima
sezione – Ukiyro-e Luoghi e tematiche
Dopo
l’instaurarsi del dominio militare del Tokugawa
(inizio XVII secolo) segue un lungo periodo di pace che permette il formarsi
di un nuovo ceto borghese economicamente fiorente: mercanti, artigiani e
artisti sviluppano una cultura edonistica del mondo fluttuante, l’ukiyo.
L’ukiyo-e diventa il linguaggio artistico
e sistema di comunicazione perché accessibile a molti per via dei costi, col
tempo sempre più ridotti, e della rapidità di diffusione che il mezzo a stampa
permetteva.
La tecnica, le
edizioni, le tirature e le riproduzioni antiche.
Le incisioni
ukiyo-e sono tecnicamente xilografie,
un procedimento di stampa in rilievo di origine cinese quale naturale sviluppo
dell’uso dei sigilli risalente al periodo Han (206 a.C. -220 d.C.) e introdotto
in Giappone probabilmente nel VII secolo.
A differenza
delle opere d’incisione occidentali, frutto di lavoro del solo artista che
provvedeva direttamente all’incisione delle matrici di stampa, nella
realizzazione delle xilografie giapponesi concorreva il lavoro di più persone
coordinate dall’editore.
Una volta
preparato il disegno, l’artista lo consegnava all’incisore che incollato al
rovescio su una tavoletta di legno ne riproduceva le linee creando così una
prima matrice.
Lo
stampatore provvedeva a realizzare una piccola tiratura e l’artista interveniva
dando indicazioni per i colori.
Alcune
opere, ottennero un grande favore di pubblico per cui vennero riedite in
molteplici tirature.
Alla fine
del XIX alcuni editori pubblicarono nell’ambito di un movimento di
rivalutazione dell’ukiyo-e delle
copie di capolavori di maestri del passato, divenute costose e rare, a opera di
nuovi artisti che ne seppero mantenere il vigore e le atmosfere originali.
Con
l’apertura ai mercati esteri e il conseguente espandersi della domanda, le
copie iniziarono a essere eseguite da artigiani.
Seconda Sezione – Bellezze femminili
Le opere che
ritraggono le bellezze femminili hanno come soggetto le bijin, le geisha e le Ōiran. Nella
produzione di siffatte opere non trascurabili sono gli aspetti commerciali e
pubblicitari; molti committenti di queste splendide opere, deliziosamente
curate nei dettagli e negli abbinati coloristici, erano grandi atelier e
sartorie.
Bijin
La donna ukiyo – nobildonna o eroina, cortigiana
o geisha – rispecchia la nuova
cultura e la conseguente vivace vita cittadina. Sono figure dalla forte
sensualità, i cui atteggiamenti seducono: grazia e fragilità, lusso e
maestosità sono i tratti salienti con cui queste donne si pongono alle
interpretazioni degli artisti.
Geisha
Letteralmente
“artista”, era in origine danzatrice e suonatrice di vari strumenti, poi
raffinata accompagnatrice esperta nell’arte della conversazione, della danza e
della musica; presto nell’immaginario collettivo occidentale il termine ha
assunto un fuorviante e distorto significato identificando le geisha quali cortigiane.
Ōiran
Cortigiana d’alto rango, fulcro della vita dei
quartieri del piacere, era donna altrettanto esperta nell’intrattenimento che
doveva altresì eccellere nella pittura e nella cerimonia del tè.
Terza
Sezione – Shunga
Shunga
significa
letteralmente “pittura della primavera”, eufemismo dell’atto sessuale: è un
genere importante nella produzione ukiyo ricco
di erotismo.
Il disegno degli organi sessuali, la
rappresentazione di abbracci passionali e le fantastiche scenografie sono i
mezzi grafici per sottolineare la propensione al gioco in un’elegante visione
del sesso.
Quarta
Sezione – Surimono
Stampa
privata augurale
Letteralmente “cosa sfregata”, con riferimento al
passaggio del tampone sul foglio di carta appoggiato sulla matrice
inchiostrata: il surimono presenta
due linguaggi, la poesia e l’arte figurativa, fusi armoniosamente in un
elegante e raffinato prodotto carico di suggestive atmosfere.
Veniva commissionato privatamente come biglietto
augurale e di circostanza e stampato con le più raffinate tecniche su carta di
notevole fattura.
Quinta
Sezione – Il teatro, Nō e Kabuki
Le opere che ritraggono il mondo del teatro
Giapponese hanno come soggetto gli attori dei generi teatrali Nō e Kabuki,
i due stili più importanti e longevi.
A testimonianza di queste rappresentazioni, in
mostra sono presenti caratteristiche maschere come quella per interpretare
ruoli di fanciulla e quella per ruoli demoniaci.
Sesta
Sezione – Samurai
Ѐ questa l’immagine eroica e mitica della tradizione
guerriera del Giappone in una trasposizione continua fra storia e leggenda: i
samurai, colui che serve.
Guerriero tribale e archetipo dell’eroe solitario,
condottiero sui campi di battaglia ed esteta in tempo di pace, assassino nella
notte e vendicatore del suo signore, custode della pace e aristocratico
amministratore.
Settima
Sezione - L’Olimpo Shintō
Lo Shintō vede come divinità primordiali Inazagi
(fratello e sorella, nonché marito e moglie) che con la loro unione diedero
vita al Paese del Sol Levante
Il suo carattere etnico contribuì a determinare un
forte sentimento nazionale poi trasformato nell’ultranazionalismo che ha
pervaso il Giappone nella prima metà del XX secolo.
Butsu-dō,
“la via del Buddha”, fu introdotta in Giappone nel 552 e la
sua contrapposizione con lo Shintō determinò, inizialmente, un violento scontro
tra i rispettivi seguaci.
Ottava
Sezione – Il paesaggio naturale
La natura, in tutte le sue manifestazioni e sotto
qualsiasi forma – fiori e uccelli (Kachō-e),
rocce, fiumi, paesaggi (fukei-e) – è
sempre dotata di una propria sacralità così come intrinseca allo shintoismo.
Nona
Sezione – Il paesaggio umano
Dal passato al presente. Una caratteristica della
cultura giapponese è quella di conservare, di traghettare dall’ieri all’oggi,
in qualsiasi epoca, i valori della propria tradizione.
Decima
Sezione – Shin hanga / Sosaku Hanga
Sul finire del periodo Meiji, (prima decade del’900)
l’editore Watanabe Shōsaburō, apprezzando sia l’alto valore artistico delle
incisioni ukiyo-e sia le sofisticate
tecniche necessarie alla loro realizzazione, rivitalizzò in chiave moderna
l’antica tradizione con l’incoraggiamento e sostegno ai nuovi artisti creando
un rinnovato movimento che riprendeva la passata arte xilografica e che chiamò Shin-Hanga, stampa nuova.
Undecima
Sezione – Dall’interpretazione artistica
alla realtà: fotografie d’epoca
Pur essendo una delle cause del declino finale ukiyo-e i primi fotografi giapponesi ne
subirono indubbiamente il fascino sia per la scelta dei soggetti, sia per le
inquadrature e la successiva coloritura a stampa avvenuta.
Infatti le fotografie, soprattutto quelle ritraenti
persone e scene di vita quotidiana, erano colorate a mano da pittori a
imitazione delle stampe degli artisti giapponesi.
Maria Paola Forlani
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