GIAPPONE. Terra di geisha e samurai
Giappone. Terra di geisha e samurai, curata da Francesca Morena,
affascina chiunque conosca la raffinatezza e l’originalità della cultura
giapponese classica.
Il percorso espositivo propone uno spaccato delle arti
tradizionali dell’arcipelago estremo-orientale attraverso una precisa selezione
di opere databili tra il XIV e il XX secolo, tutte provenienti dal fondo
privato di Valter Guarnieri, appassionato collezionista trevigiano che ha
creato nel corso degli ultimi decenni una raccolta di grande qualità e molto
vasta per materiali, tecniche di realizzazione e soggetti iconografici.
La mostra, prodotta da ARTIKA, è proposta fino al 30 giugno 2019
presso Casa dei Carraresi con la collaborazione di Fondazione Cassamarca e il
patrocinio della Città di Treviso.
Il percorso si sviluppa per isole tematiche, approfondendo da un
lato i molteplici aspetti relativi ai costumi e alle attività tradizionali del
popolo giapponese, dall’altro creando del focus sulle peculiarità e sulla
storia della collezione.
L’apertura dell’esposizione non poteva che essere dedicata al
binomio Geisha e Samurai. Il Giappone tradizionale è infatti un paese popolato
di bellissime donne, le geisha, e audaci guerrieri, i samurai. La classe
militare ha dominato il paese del Sol Levante per lunghissimo tempo, dal XII
alla metà del XIX secolo, imponendo il proprio volere politico ed elaborando
una cultura molto raffinata la cui eco si avverte ancora oggi in molti ambiti. La
geisha, o più in generale la beltà femminile così come la intendiamo noi (volto
ovale cosparso di cipria bianca, abiti elegantissimi e modi cadenzati), ha
rappresentato per il Giappone un topos culturale altrettanto radicato, dalle
coltissime di corte del periodo Heian (794-1185) alle cortigiane vissute tra
XVII e XX secolo così ben immortalate da Kitagawa Utamaro (1753-1806), il
pittore che meglio di ogni altro ha restituito la vivacità dei quartieri dei
piaceri di Edo (attuale Tokyo).
Dal mondo degli uomini a quello affollatissimo, degli dei, sintesi
di credenze autoctone e influenze provenienti dal continente asiatico. Il
Buddhismo, in particolare, di origine indiane, giunse nell’arcipelago per
tramite di Cina e Corea. Esso ha permesso profondamente il pensiero giapponese,
soprattutto nella sua variante dello Zen, che in questa sezione è testimoniata
da un gruppo di dipinti nel formato del rotolo verticale raffiguranti Daruma,
il mitico fondatore di questa setta.
Questo affascinante avvicinamento all’arte e alla cultura
nipponica continua introducendo alla quotidianità del suo popolo: dalle attività
di intrattenimento come il teatro Kabuki, dall’utilizzo del Kimono alla
predilezione degli artisti giapponesi per la micro-scultura. Di quest’ultima
troviamo esempio nel nucleo di accessori legati al consumo del fumo di tabacco.
Non meno affascinante è il percorso che vede le storie
tradizionali e i temi legati alla letteratura, diventare raffinati soggetti
dipinti.
Il clou della grande mostra è riservato al rapporto tra i
giapponesi e la natura, che nello Shintoismo, la dottrina filosofica e
religiosa autoctona dell’arcipelago, è espressione della divinità. Questa
relazione privilegiata con la Natura viene qui indagata attraverso una serie di
dipinti su rotolo verticale, parte dei quali realizzati tra Otto e Novecento,
gli albori del Giappone moderno.
A metà dell’Ottocento, dopo oltre due secoli di consapevole
isolamento, il paese decise di aprirsi al mondo. Così, nel volgere di pochi
decenni, il Giappone avanzò con convinzione verso la modernità. Intanto europei
e statunitensi cominciarono ad apprezzare le arti sopraffini di quel popolo e
molti giunsero a scoprire il mitico arcipelago. Il mutato scenario portò molti
artisti ad adottare tecniche e stili stranieri, e molti artigiani a produrre
opere esplicitamente destinate agli acquirenti forestieri.
Tra le forme d’arte inedite per il Giappone di quei tempi, la
fotografia d’autore occupa senz’altro un posto d’elezione. Gli stranieri che
visitavano l’arcipelago molto spesso acquistavano fotografie per serbare e
condividere un ricordo di quel paese misterioso e bellissimo. Ė il caso dello sconosciuto che acquisì
il nucleo esposto in mostra, il quale annotò in lingua spagnola, a margine
delle fotografie, le descrizioni dei luoghi e delle attività raffigurate nei
suoi scatti.
L’ultima sala è riservata ad una delle forme d’arte più complesse
e insieme più affascinanti del Giappone, la scrittura. Grandi paraventi ornati
di potenti calligrafie concludono l’esaltante percorso espositivo.
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