L’Arte di costruire un capolavoro:
La
Colonna Traiana
Più lo si
contempla [il Foro
Traiano], più sembra
un miracolo: chi sale all’Augusto Campidoglio
scorge
un’opera che è al di sopra del genio umano.
( Cassodoro, Varia, VII,
6 )
“ L’arte di
costruire un capolavoro: la Colonna Traianaӏ
il titolo della mostra che le Gallerie degli Uffizi dedicano al celebre
monumento innalzato nel cuore di Roma nel 113 d.C. dal primo imperatore di
origini iberiche, Traiano, per celebrare la conquista della Dacia.
L’esposizione,
aperta fino al 6 ottobre nella Limonaia Grande del Giardino di Boboli a
Firenze, è basata sull’analisi approfondita dei documenti storici, archeologici
e iconografici e racconta l’opera in modo inedito, rivisitandone la vicenda
costruttiva con criteri rigorosamente filologici. Si spiegano dunque le
tecniche impiegate per estrarre i ventinove giganteschi blocchi di marmo nelle
cave delle Alpi Apuane; le soluzioni ideate per condurli fino al porto di Luni,
imbarcarli sulle navi marmorarie e scaricarli al porto fluviale sul Tevere; il
metodo adottato per trascinarli fino all’area dei Fori, nella quale era
allestito il cantiere.
Come commenta il
curatore della mostra Giovanni Di
Pasquale “ la Colonna
Traiana, espressione dell’abilità artistica dell’uomo, come altri monumenti
dell’antichità deve però essere inquadrata anche all’interno delle conoscenze
tecniche e scientifiche che ne permisero la realizzazione. La sua costruzione
non è che il coronamento di un’impresa che comincia ben più a nord di Roma, una
cava sulle Apuane poi denominata di Fantiscritti, luogo privilegiato per
l’estrazione di quel marmo lunense che era stato scelto per abbellire monumenti
e edifici della capitale e di altre località dell’impero. Le conoscenze che
hanno permesso di portare a compimento tutte le fasi di quell’impresa, mai
registrate in forma scritta, sono svanite con la fine della civiltà che le
misero in atto. Tuttavia, il dialogo tra fonti letterarie, archeologiche,
epigrafiche, iconografiche e numismatiche permette di ricomporre, almeno in
parte, i pezzi di quella straordinaria avventura”.
Caratterizzata da
una complessità architettonica e ingegneristica del tutto rivoluzionaria per il
periodo, la Colonna Traiana è espressione degli elevatissimi livelli raggiunti
dalla civiltà romana nell’arte del costruire.
Tra gli obiettivi
della mostra vi è anche quello di contribuire a colmare una lacuna scientifica
sull’argomento, in quanto, sebbene il repertorio decorativo del monumento sia
stato nel tempo studiato a fondo, finora non è stato esaminato con altrettanta
attenzione il processo di realizzazione.
Come sottolinea
il direttore delle Gallerie degli Uffizi Erike Schmidt, “ Anche se molti altri frammenti di
quell’immenso universo architettonico che fu il Forum Ulpium sono presenti
nella collezione delle Gallerie degli Uffizi, i due Daci, sentinelle di porfido
poste a guardia dell’accesso a Boboli forniscono la prova più evidente del
destino che lega il Giardino alla Colonna Traiana e al suo mito. Nessun altro
contesto se non il giardino di Boboli (esso stesso, del resto, una sorta di
traduzione rinascimentale degli horti imperiali che circondavano Roma), sembra
più adatto a far rivivere la fortuna e la fama di un monumento che da sempre è
stato sentito come paradigma della gloria della Città Eterna”.
L’originaria
pertinenza del marmo dell’Opera del Duomo a quel ciclo di statue di Daci
prigionieri di dimensioni poco superiori al vero che ornavano il Foro traianeo
sembra comprovata anche dal recente rinvenimento in
loco di teste di
pileati che presentano strettissime analogie dimensionali e formali con i
barbari fiorentini. Benchè l’ipotesi di un riutilizzo del marmo antico già al
XIII secolo appai suggestiva e perfettamente compatibile con il gusto e le
pratiche di bottega arnolfiana, non si può, però, escludere l’eventualità che
la testa possa essere stata aggiunta quando il marmo era stato destinato, nel
corso del XVI e XVII secolo, a decoro dei giardini di via Valfonda, prima, che
degli Orti Oricellari, poi.
È possibile,
infatti, che l’originaria testa duecentesca, troppo malridotta, possa essere
stata sostituita con quella attuale per dar vita a una figura di prigioniero
molto amata nelle raccolte di antichità dell’epoca. Era, ad esempio,
probabilmente destinata a una statua di analogo soggetto l’imitazione
cinquecentesca in basanite di una testa di Dace pileato trovato nel secolo
scorso nel quartiere fiorentino di Campo di Marte, dove era forse posta a
decoro di uno dei giardini delle ville presenti all’epoca nella zona.
Al centro del
percorso della mostra vi sono i modelli in scala della Colonna Traiana e delle
macchine impiegate nella costruzione. È inoltre
possibile ammirare una ricca selezione di reperti originali, con prestiti
eccezionali da oltre 20 musei sono rilievi, mosaici, strumenti scientifici,
parti di macchine da cantiere, e un prezioso arazzo che raffigura Traiano
mentre discute con Apollodoro di Damasco, autore del progetto della Colonna.
“Imponente e
solenne”, commenta il Direttore del Museo Galileo Paolo Galluzzi, “la
Colonna Traiana domina l’omonimo Foro da quasi due millenni. Eppure tra la
massa sterminata dei visitatori che da secoli sostano ammirati davanti al
monumento, è esiguo il numero di coloro che si interrogano su come sia stato
possibile erigere quella poderosa struttura con i mezzi tecnici a disposizione
delle maestranze del tempo. Per questo abbiamo ritenuto opportuno porre al
centro del progetto espositivo la ricostruzione della straordinaria avventura
dell’edificazione di quel monumento, in modo tale da far risaltare l’impegno,
la sapienza tecnica e il lavoro degli uomini che resero possibile quel
conseguimento.”
La mostra,
progettata dalle Gallerie degli Uffizi e dal Museo Galileo, è curata da
Giovanni Di Pasquale con la collaborazione di Fabrizio Paolucci. Catalogo
Giunti.
Maria Paola
Forlani
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