Il Meraviglioso Mondo della Natura
Una
favola tra arte, mito e scienza
È
la natura nella sua complessa varietà a costruire il cuore della mostra Il meraviglioso mondo della natura. Una favola
tra arte, mito e scienza, allestita a
Palazzo Reale di Milano fino al 14 luglio 2019 e curata dagli storici dell’arte
Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa, professori all’Università Statale di Milano
con la scenografia di Margherita Palli:
un appuntamento pensato in occasione
delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci che consente
ai visitatori uno sguardo spettacolare sulla rappresentazione artistica della
natura, lungo un arco cronologico che va dal Quattrocento al Seicento, con
un’attenzione particolare allo scenario lombardo. “Vogliamo sensibilizzare i cittadini e
promuovere il più possibile la conoscenza di questo gioiello della pittura
italiana – dichiara l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno – Si tratta
infatti di un assoluta rarità – insieme alla Sala delle Asse- per dimensioni e
soggetto, che merita un riconoscimento internazionale e una tutela adeguata al
suo valore”.
L’originale
progetto espositivo, promosso e prodotto dal Comune di Milano, Palazzo Reale e
24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore, coniuga arte e scienza sotto il comune
denominatore della natura, rappresentata nelle centinaia di varietà di animali
e vegetali.
Fulcro della
mostra è infatti la ricostruzione, nella Sala delle Cariatidi, di uno dei più
singolari complessi figurativi del Seicento in Italia il Ciclo di Orfeo, commissionato
da Alessandro Visconti per il proprio palazzo di Milano negli anni ’70 del
Seicento e ospitato in Palazzo Sormani dal 1877, dove è stato riallestito nei
primi del Novecento e dove è divenuto noto come “Sala del Grechetto”.
Il ciclo che fa
parte delle Raccolte Civiche del Comune di Milano, è composto di 23 tele,
alcune di notevoli dimensioni, che raffigurano più di 200 differenti animali a
grandezza naturale che si rincorrono in un panorama fluido, accompagnati da
pochissime figure umane, tra cui un Orfeo incantatore e un piccolo Bacco. Un
paesaggio fantastico, che sorprende per animali di ogni specie, comuni ed
esotici e figurazioni fantastiche, come l’unicorno. Un unicum nella produzione
figurativa italiana, sia per le dimensioni che per la qualità di specie animali
e vegetali raffigurate.
Il Ciclo di Orfeo può
essere ammirato nella Sala delle Cariatidi a 360 gradi secondo l’antico assetto
e la verosimile sequenza originaria con cui si doveva presentare quando fu
realizzato per Palazzo Visconti (poi diventare Lunati, poi Verri) in via Monte
Napoleone, e da lì in seguito smontato per approdare infine, fortemente
manomesso, nella sala di Palazzo Sormani.
Il ciclo di tele,
con questa esposizione, presenta un allestimento che è il frutto di studi
recenti e del recupero di antiche testimonianze visive e documentarie. Nella
ricostruzione scenografica della sala di Palazzo Verri, grande risalto viene
dato all’illuminazione, a cura di Pasquale Mari, forte di una specifica
attività per il teatro e il cinema, e alla pittura illusionistica a cura dello
specialista Rinaldo Rinaldi, che ha ricostruito il lambris, le
finestre, gli scuri e il soffitto della sala, offrendo al visitatore
un’atmosfera quanto più vicina all’originale.
Nell’inedito concept di
questa mostra, la natura può essere ammirata non solo attraverso la
raffigurazione artistica, ma anche tramite l’osservazione diretta di oltre 160
esemplari di mammiferi, uccelli, pesci, rettili e invertebrati provenienti dal
Museo di Storia Naturale e dall’Acquario di Milano e dal MUSE di Trento.
I visitatori
infatti possono, così, riconoscere gli stessi animali che animano le tele del Ciclo di Orfeo camminando
tra gli esemplari esposti, che sono, attualmente, ammirati all’interno di una sorta
di “Sala delle meraviglie”, ricostruita sempre nella Sala delle Cariatidi. Una
singolare rappresentazione della fauna, quindi, in cui – quasi per un
sortilegio – le creature dipinte si sono fatte tridimensionali.
La mostra che ha
il suo cuore nella Sala delle Cariatidi, è introdotta da un prologo che
presenta ai visitatori un famoso codice tardogotico lombardo l’Historia plantarum della Biblioteca Casanatense di Roma, ricco di centinaia di illustrazioni tratte dal
mondo delle piante e degli animali.
Una pagina del codice, con l’immagine di un
gatto, è messa in dialogo con un disegno di
Leonardo da Vinci della Biblioteca
Ambrosiana: il confronto indica al pubblico che, in un caso, il soggetto è
stato ripreso da modelli grafici preesistenti, forse a partire da un animale
morto; nell’altro è stato sottratto al fluire incessante della vita.
Un nuovo
raffronto è al centro di un’altra sala, dove la Canestra di frutta del Caravaggio è
affiancata al Piatto metallico
con pesche di Giovanni Ambrosio Figino: due
primizie della natura morta occidentale, realizzate, sullo scorcio del
Cinquecento, in uno stretto giro d’anni da due pittori lombardi. Ma questa è la
distanza espressiva che li separa…
Prima di entrare
nella ricostruzione della sala di Palazzo Verri, il visitatore trova esposte le
opere prese a riferimento per la scenografia, provenienti dalla Galleria d’Arte
Moderna, dall’Arcivescovado, dal Museo Poldi Pezzoi e da collezionisti privati.
Maria Paola
Forlani
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