Benozzo Gozzoli a San Gimignano
Si è aperta
nella Pinacoteca di San Gimignano una mostra dedicata al pittore fiorentino
Benozzo Gozzoli (Firenze 1420-21 – Pistoia 1497), artista tra i più
rappresentativi e prolifici del Quattrocento italiano.
La mostra Benozzo Gozzoli a San Gimignano intende
celebrare, per la prima volta e in modo esaustivo, il quadriennio
sangimignanese del maestro, uno dei periodi più intensi e fecondi nella sua
lunga attività. Curata da Gerardo de Simone e Cristina Borgioli (catalogo Giunti)
è promossa dal Comune di San Gimignano e dalla Soprintendenza Belle Arti e
Paesaggio della Provincia di Siena, Grosseto e Arezzo in collaborazione con
l’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa, Montalcino e la Fondazione Musei
di Siena.
Protagonista
di questo progetto espositivo è la tavola di Benozzo Gozzoli con la
Madonna col bambino e angeli tra i
santi Giovanni Battista, Maria Maddalena, Agostino e Marta, per l’occasione, l’opera è stata
ricomposta per la prima volta nella sua interezza grazie ai prestiti
internazionali e prestigiosi del Musée du Petit Palais di Avignone, del Museo
Thyssen-Bornemza di Madrid e della Pinacoteca di Brera. La pala, come rileva
Gerardo de Simone, “esalta il felice connubio, caratteristico dell’autore, tra
la moderna misura rinascimentale appresa dall’Angelico e il profuso
decorativismo che esalta la ricchezza e la preziosità dei materiali dal filone
tardogotico di Gentile da Fabriano […]”.
Benozzo di
Lese detto Gozzoli dal Vasari, è discepolo e collaboratore dell’Angelico,
partecipe perciò della novità della rinascita. Nel corso della sua attività,
lunga e feconda, apprezzata più in piccoli centri che in grandi città, traduce
in termini provinciali l’umanesimo fiorentino.
In Umbria,
dove già era stato nel 1447 per iniziare con l’Angelico la decorazione della Cappella San Brizio nel Duomo di
Orvieto, lascia varie opere una tavola con la
Madonnaa e quattro santi (Perugia, Galleria Nazionale) su
fondo oro; una bella Annunciazione (Narni,
Pinacoteca comunale); uno Sposalizio di
santa Caterina (1466); sono opere aggraziate, deliziose, le cui figure
tentano di impostarsi spazialmente e, soprattutto nell’ultima, di acquistare
una solida volumetria, restando però indefinite, prive di concretezza umana.
Ma l’opera
più importante del Gozzoli in Umbria è la decorazione delle chiese di San Fortunato e di San Francesco a Bevagna nei pressi di Foligno (1450-52). In
quest’ultima chiesa dipinge Storie del
santo di Assisi, nelle quali ripete, in tono sommesso, la solenne
narrazione giottesca tradotta in un linguaggio corrente, facile, piacevole.
Il Gozzoli è
un abile illustratore, privo di sintesi e di ispirazione, ma attento
all’ambientazione, al dettaglio, alla ricchezza decorativa. Lo dimostra la magnificenza
esteriore della celebre Cavalcata dei
Magi dipinta per la Cappella di Palazzo
Medici a Firenze (l’unica opera commissionatagli per una grande città)
,
nella quale tenta di modernizzare la precedente, raffinata, cavalcata di
Gentile da Fabriano, con una straordinaria cura di ogni singolo particolare e
con lo splendore cromatico. Dal 1464 al
1467 si trasferì a san Gimignano, per insediarsi nel 1468 a Pisa, prescelto
dall’opera del duomo per l’ambitissimo ciclo con Storie dell’Antico Testamento
in Camposanto: vi rimase per ben cinque lustri, lavorando anche a Volterra,
Legoli, Castelfiorentino. A seguito della discesa di Carlo VIII in Italia,
Benozzo lasciò Pisa e trascorse i suoi ultimi anni di vita tra Firenze e
Pistoia, dove morì nel 1497.
Nella città
delle torri il Gozzoli realizzò affreschi e pale d’altare: ad affresco, nel
coro di Sant’Agostino, Benozzo eseguì il ciclo più importante mai dedicato al
Padre della Chiesa e una straordinaria raffigurazione di San Sebastiano, protettore delle epidemie, con indosso una lunga
veste azzurra e con il mantello aperto dagli angeli a proteggere il popolo
dalle frecce, realizzato come ex voto per
la fine della peste del 1464.
Benozzo, a San Gemignano, realizza anche due Crocefissioni, una per l’Ordine benedettino Olivetano, tuttora presso l’Abbazia di Monteoliveto, l’altra per il Palazzo Comunale (oggi al Museo di arte sacra), dove il pittore restaurò nel 1466 l’immagine più rappresentativa della comunità civica, la Maestà di Lippo Memmi.
Su tavola
Benozzo dipinse due pale d’altare, per le chiese di Sant’Andrea e di Santa
Maria Maddalena, entrambe conservate al Museo Civico e di formato “quadrato”
secondo la moderna tipologia rinascimentale inaugurata dall’Angelico.
La mostra
ambisce a ricostruire con completezza l’insieme ricco e variegato della
produzione artistica benozzesca a San Gimignano, frutto della sua efficiente
organizzazione di bottega . Da un lato si possono ammirare opere in Pinacoteca,
e in parte al Museo d’Arte Sacra, tutte le opere note degli anni
sangimignanesi: oltre a quelle citate, la pregevole anconetta di Terni (1466), il frammento di Madonna della Misericordia già in collezione Bardini (oggi in
collezione privata) e l’icona di Madonna
col bambino di Calci che documenta, invece il lungo periodo pisano che
seguirà; poi il visitatore potrà
procedere verso lo splendido itinerario dei cicli di affreschi nel Duomo, nella
chiesa di Sant’Agostino e nella Collegiata con la cappella di San Sebatiano.
Maria Paola
Forlani
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