mercoledì 15 giugno 2016

L'ARTE PER L'ARTE

L’ARTE PER L’ARTE


Da Previati a Mentessi,
da Boldini a De Pisis.
Un nuovo percorso
al Castello Estense




Dal 15 giugno 2016 al 4 giugno 2017 il Castello Estense ha rinnovato la galleria di capolavori ferraresi d’arte moderna. Un nuovo allestimento di opere di Giovanni Boldini, Gaetano Previati, Giuseppe Mentessi e di altri artisti attivi tra Otto e Novecento si sono affiancati al percorso dedicato a Filippo de Pisis, nella sontuosa cornice del monumento simbolo di Ferrara. Ѐ questa un’ulteriore occasione per ammirare il patrimonio delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Massari, rimasto celato in seguito al terremoto del 2012. L’intento degli organizzatori è quello di continuare a tenere vivi i musei, nonostante la chiusura della loro sede per restauro, e offrire una nuova opportunità per visitare il Castello Estense.
L’arte per l’arte. Da Previati a Mentessi, da Boldini a De Pisis presenta una selezione di dipinti, sculture e disegni della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.


L’origine della collezione coincide con l’istituzione della Pinacoteca, nel 1836, dove nel corso dell’Ottocento e del primo Novecento si costituisce, accanto al fondo di arte antica, una raccolta di opere di artisti moderni soprattutto ferraresi, tra cui spiccano nomi di grandi interpreti della scena italiana ed europea fin de siècle
quali Gaetano Previati, Giuseppe Mentessi e, dal 1935, Giovanni Boldini, al quale viene dedicato un museo monografico. Nel secondo Novecento la collezione, separata dalla quadreria antica, si arricchisce anche della produzione di artisti delle generazioni più giovani, grazie a lasciti e acquisizioni, e viene istituito il museo intitolato a Filippo de Pisis che conserva la più estesa e completa collezione di lavori dell’artista. Sono proprio le opere realizzate tra Otto e Novecento le protagoniste dei percorsi allestiti nelle sale del Castello Estense, nell’intento di porre l’accento sul contributo degli autori ferraresi alla storia dell’arte italiana di questa stagione.

La libertà dell’arte, tra verità e immaginazione è il titolo del nuovo allestimento che si sviluppa nelle sale di rappresentanza. Il percorso presenta alcuni dei diversi orientamenti che, sull’onda dei cambiamenti sociali e culturali legati ai processi di modernizzazione della seconda metà dell’Ottocento, determinarono il rinnovamento dei linguaggi dell’arte: dalle poetiche del vero all’arte di idee, dal divisionismo alle suggestioni decorative del Liberty.


Il mistero della notte e la dimensione del sogno sono motivi ispiratori della letteratura e dell’arte del romanticismo. Ne è un esempio la tenebrosa Allegoria della notte, realizzata nel 1861 dallo scultore ferrarese Angelo Conti (Ferrara 1812-1876). Nei decenni successivi, la suggestione di atmosfere vaghe e misteriose torna a esercitare un richiamo sui giovani talenti, animati dall’esigenza di superare i clichè pittoreschi o melodrammatici diffusi nella pittura di paesaggio o allegorico-religiosa per dare invece espressione alle inquietudini dell’uomo moderno.


A contatto con i cenacoli bohémien della scapigliatura milanese, i ferraresi Gaetano Previati (Ferrara 1852 – Lavagna 1920) e Giuseppe Mentessi (Ferrara 1857-Milano !931) sviluppano una vena fantastica e visionaria capace di rinnovare anche soggetti molto trattati in pittura. Ne è un esempio la Venezia di Mentessi in cui le fisionomie dei passanti si dissolvono in bagliori cromatici.

A sua volta Previati, che fu uno dei massimi esponenti del divisionismo, dagli anni Novanta adotta la scomposizione del colore in sottili filamenti per dare forma visibile alla dimensione luminosa e immateriale della sfera ideale, in sintonia con la vague simbolista europea, come testimonia eloquentemente L’Assunzione.

La Belle Epoque è strettamente collegata, nell’immaginario letterario e artistico, alla vita pulsante delle metropoli. Parigi, la ville lumière, incarnava allora l’essenza stessa della modernità e Boldini vi si afferma come uno dei più apprezzati pittori della vita contemporanea, con un vivace repertorio di carrozze al galoppo, luci artificiali, intrattenimenti notturni e sofisticate effigi di una femminilità moderna come Madame X, la cognata di Helleu. L’atteggiamento dell’artista nei confronti di questi temi si fa progressivamente più audace, rivelando la sua conoscenza dei dibattiti figurativi d’avanguardia e il legame con Degas.



I mutamenti culturali e sociali che accompagnano la modernizzazione del paese si riflettono nello sguardo che gli artisti rivolgono alla natura. Il paesaggio puro o con figure, diviene allora un crocevia di aspirazioni apparentemente inconciliabili: da un lato la volontà di aderire totalmente alla realtà, sia essa appagante o amara, dall’altro il bisogno di trovare nella natura un rifugio in cui riversare un desiderio di armonia. La parabola di Mentessi interseca queste opposte tendenze. Se nella Laguna di Venezia la vibrazione luminosa dissolve i dettagli per restituire una felice impressione visiva, il suo capolavoro Panem nostrum quotidianum, con riferimento al flagello della pellagra, è un manifesto della pittura di impegno sociale che si afferma negli anni Novanta.


I “Camerini del Principe”, solitamente non aperti al pubblico, ospitano una selezione di dipinti dall’ampia raccolta di opere di Filippo de Pisis appartenente al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea intitolata al pittore.


Nato a Ferrara, De Pisis vi trascorre la prima giovinezza coltivando una molteplicità di interessi, come gli studi eruditi, la botanica, la storia dell’arte ferrarese e soprattutto l’impegno poetico e letterario. La sua vocazione artistica s’imporrà progressivamente negli anni successivi, trascorsi prima tra Ferrara e Bologna e quindi a Roma per poi maturare a Parigi, dove si stabilisce alla metà degli anni Venti.



Ad aprire il percorso sono le opere appartenenti a questa fase cruciale della sua carriera. Natura morta col martin pescatore un teatro delle meraviglie ricco di riferimenti autobiografici, suggestioni pittoriche e letterarie, viene dipinta a Ferrara nel 1925, tra la fine dell’apprendistato romano e il trasferimento a Parigi.

Nella capitale francese, De Pisis inizia a elaborare il proprio linguaggio nutrito della conoscenza dei capolavori dell’arte antica e moderna, ma anche delle esperienze del periodo ferrarese, prima fra tutte l’incontro con Giorgio de Chirico e con la pittura metafisica. Lo testimoniano le nature morte marine, come Le cipolle di Socrate o Natura morta con la frutta e il bicchiere  del 1927 nelle quali l’artista porta in scena la misteriosa poesia delle cose. Del tutto originale è però la stesura densa di materia pittorica di cui si serve per evocare la forza vitale che emana dalle forme naturali.




Maria Paola Forlani


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