Omaggio a Gae Aulenti
La
Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli presenta fino al 28 agosto 2016 la mostra
Omaggio a Gae Aulenti, che racconta la vita straordinaria di
una delle personalità di maggior rilievo della cultura architettonica italiana
del XX secolo attraverso un percorso che tocca le sue opere più significative,
strettamente collegate ai luoghi, ai tempi e alle persone che ha incontrato.
Da
architetto Gae Aulenti ha sviluppato il suo percorso professionale attraverso
il desing, l’architettura, gli allestimenti e la scenografia, costruendo la sua
carriera in un costante dialogo tra le arti.
La mostra –
a cura di Nina Artioli, nipote di Gae Aulenti – segna le tappe del suo ricco
percorso culturale e professionale partendo dal luogo che più di ogni altro può
raccontare la sua personalità: la casa studio di Milano, progettata nel 1974.
Un testimone a modo suo delle numerose collaborazioni con artisti, registi,
amici e intellettuali. Oggi questo luogo così ricco di memorie è la sede
dell’Archivio Gae Aulenti, che ci pone come obiettivo la conservazione e la
promozione del patrimonio culturale che Gae Aulenti ci ha lasciato.
Il percorso
espositivo della mostra, tematico e narrativo al tempo stesso, si sviluppa
intorno ad alcune sale che raccontano la versatilità del suo impegno
professionale, offrendo un punto di vista più intimo e personale della vita e
del lavoro di Gae Aulenti.
A partire dall’Archivio Aulenti, che ha prestato
materiali inediti e scatti fotografici privati, si passa attraverso la sala
dedicata al Design, dove sono esposti oggetti emblematici come le lampade
create per Martinelli Luce, agli allestimenti ideati per privati come la Casa
detta ‘del collezionista’ a Milano (1968),
o per mostre come “Italy: The New
Domestic Landscape” al Moma di New York nel 1971.
E poi ancora la sala dedicata
al Teatro con le scenografie per spettacoli di Luca Ronconi e quella incentrata
sui Musei con il Musée d’Orsay
e per Palazzo Grassi, tra gli altri: fino ai grandi progetti d’Architettura come l’Istituto italiano di cultura e Cancelleria dell’Ambasciata italiana a Tokyo (1998-2005) o riqualificazione di Piazzale Cadorna a Milano (1998-2000).
Gae Aulenti
è nata a Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine. Si laureò in
architettura al Politecnico di Milano nel 1953, dove conseguì l’abilitazione
alla professione. Gae Aulenti si forma come architetto nella Milano degli anni
cinquanta, dove l’architettura italiana è impegnata in quella ricerca storico
culturale di recupero dei valori architettonici del passato e dell’ambiente
costruito esistente che confluirà nel movimento Neoliberty. La Aulenti fa parte
di questo percorso, che si pone come reazione al razionalismo.
Dal 1955 al
1965 fa parte della redazione di Casabella-Continuità
sotto la direzione di Ernesto Nathan Rogers. Sul fronte universitario è
assistente prima di Giuseppe Samonà (dal 1960 al 1962) presso la cattedra di
composizione Architettonica all’Istituto Universitario di architettura di
Venezia, e poco dopo (dal 1964 al 1969) dello stesso Ernesto Nathan Rogers
presso la cattedra di composizione Architettonica al Politecnico di Milano.
Nel 1965 è
la sua celebre lampada da tavolo Pipistrello,
disegnata come site specific
per lo
showroom di Olivetti che realizza contestualmente a Parigi. Poco dopo, per la
stessa Olivetti disegnerà lo shwroom di Buenos Aires. La collaborazione con la
nota azienda produttrice di macchine per scrivere le dà una certa notorietà,
tanto che poco dopo Giani Agnelli la chiamerà per affidarle la ristrutturazione
del suo appartamento milanese in zona Brera. Tra i due nasce una amicizia che durerà
tutta la vita e per gli Agnelli Gae Aulenti concepirà numerosi progetti.
Nel 1972
partecipa alla nota esposizione Italian:
the new Domestic Landscape organizzata da Emilio Ambasz al MoMa insieme a
numerosi altri designer e architetti emergenti.
Di se stessa
usava dire di vedere la sua architettura in stretta relazione e in
interconnessione con l’ambiente urbano esistente, che diviene quasi la sua
forma generatrice, cercando, con questo, di trasferire nel suo spazio
architettonico la molteplicità e l’intensità degli elementi, che vanno a
definire l’universo urbano.
Dal 1974 al
1979 è membro del Comitato direttivo della rivista Lotus International,
poi fa
esperienze artistiche e dal 1976 al 1978 collabora con Luca Ronconi a Prato al
Laboratorio di Progettazione Teatrale. Nel 1979, le viene affidata la direzione
artistica della Fontana Arte, con cui aveva già collaborato in passato.
Vengono
prodotte lampade e oggetti d’arredo ancora oggi in catalogo.
Ha una lunga
relazione con Carlo Ripa di Meana, da cui si allontanerà per la vicinanza a
quello che definirà “craxismo deleterio”. Nel 1984 viene nominata
corrispondente dell’Accademia Nazionale
di San Luca a Roma, mentre nel 1995 al 1996 è presidente dell’Accademia di
belle arti di Brera. Nel 2005 ha costituito la
Gae Aulenti Architetti Associati.
Muore il 31
ottobre 2012 a Milano all’età di 84 anni. Prima della sua scomparsa venne
insignita del premio alla carriera consegnatole dalla Triennale.
Il 7
dicembre 2012 viene inaugurata ed intitolata a suo nome la nuova grande piazza
circolare al centro del complesso della Unicredit Tower di Milano.
Scrive Gae
Aulenti parlando della sua progettazione e realizzazione di un Giardino in
Toscana (1970)
“ Ho disegnato il giardino toscano di
Granaiolo nel 1969 e ogni volta che lo visito o ne rivedo una fotografia mi
meraviglio che esista. Come è potuto avvenire che delle persone, anche
intelligenti, come erano i miei clienti, credessero ai disegni che avevo
presentato, tanto da decidere di costruire quel giardino? Come si poteva
immaginare la metamorfosi da un forte disegno geometrico, duro e razionale, a
un’armonia naturale? Anche per me, che pure ne intuivo la possibilità, era
difficile crederci.
L’idea era di seguire il principio
della “Land Art”, un’arte che penetra nella terra, che imprime alla terra il
segno di un’espressione, senza rinnegare la tradizione del giardino
all’italiana”.
Conobbi Gae
Aulenti a Ferrara, nella sua piena attività di architetto e consulente per il
restauro e per un ampliamento dinamico delle sale del Castello Estense. Una
sera, in compagnia di don Franco Patruno e Franco Farina, la portammo a
visitare Casa Cini, la casa natale di Vittorio Cini, lei ne fu incantata e ne vide, con il suo
costante entusiasmo, tutte le possibilità di solidarietà ed apertura verso i
giovani e la ‘cultura’ ferrarese…Non ha mai saputo, che quel luogo, carico di suggestioni,
per lei “magico”
è stato annientato
irrimediabilmente…e la magia che lei aveva intravisto è sparita nel travaglio
della ‘speculazione edilizia’ che tutto distrugge…anche i sogni dei giovani che
la vivevano.
Maria Paola
Forlani
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