Matilda di
Canossa
1046-1115
La donna che mutò il corso della
storia
Non si è
ancora dileguato l’eco delle celebrazioni avvenute l’anno scorso per la
ricorrenza del nono centenario della morte di Matilda di Canossa, che Firenze la vuole ricordare ancora con una
preziosa mostra, a cura di Michèle K. Spike, nella Casa Buonarroti, aperta fino
al 10 ottobre 2016 (Catalogo CENTRO DI).
Talvolta
figure che hanno avuto una determinante influenza sulle vicende umane
svaniscono nelle nebbie della storia. La memoria non concede favori nello
scorrere dei secoli. Né un essere umano che compie grandi azioni è facilmente
ricordato ‘se donna’ in un epoca di imperante egemonia maschile.
Fra tante
iniziative nell’ambito del nono centenario, questa mostra “Matilda di Canossa (1046-1115). La donna che mutò il corso della
storia, è però l’unico evento
espositivo; e ha un suo significato il suo svolgersi a Firenze, città molto
cara a Matilda, che vi abitò dagli otto ai ventidue anni, facendovi tra l’altro
costruire nel 1078 la “cerchia antica” delle mura di dantesca memoria.
Per queste sue benemerenze fiorentine continua a essere suggestiva, anche se accettata solo da parte critica, l’ipotesi che la Matelda della Divina Commedia sia proprio la Contessa, cioè un personaggio realmente esistito come le altre guide del Poeta, da Virgilio a Beatrice.
Una preziosa copia trecentesca e l’edizione ottocentesca illustrata da Dorè del poema, presenti in mostra e aperta alla pagina giusta, si riferisce appunto a questa identificazione.
Per queste sue benemerenze fiorentine continua a essere suggestiva, anche se accettata solo da parte critica, l’ipotesi che la Matelda della Divina Commedia sia proprio la Contessa, cioè un personaggio realmente esistito come le altre guide del Poeta, da Virgilio a Beatrice.
Una preziosa copia trecentesca e l’edizione ottocentesca illustrata da Dorè del poema, presenti in mostra e aperta alla pagina giusta, si riferisce appunto a questa identificazione.
La mostra si
propone di illustrare, in quattro sale tematiche, le straordinarie scelte e
azioni compiute da Matilda di Canossa (1046-1115) nel corso della sua lunga
vita. Si può pensare che nei nove secoli trascorsi dalla sua morte tutto sia
stato scritto e detto sulla tumultuosa vita della contessa e sui suoi trionfi
tuttavia, le ulteriori ricerche archivistiche condotte soprattutto nel campo
della giurisprudenza hanno messo in luce nuovi aspetti che sono presentati in
questa mostra fiorentina.
La fama
della Granduchessa è legata alla storica umiliazione di Canossa avvenuta nel
gennaio 1077, quando un disperato Enrico IV trascorse tre giorni di attesa, in
ginocchio e a piedi nudi sulla neve, sotto la rocca di Canossa nell’Appennino
reggiano. La lotta per le investiture, in cui papa Gregorio VII e Matilda si
opposero all’imperatore germanico, costituisce una pietra miliare nella storia
del popolo italiano.
In antagonismo con il sovrano, nell’intento di sottrargli fonti di reddito, Matilda trasferì ai cittadini di Firenze, Pisa e Mantova il godimento delle tasse imposte dalla nobiltà feudale sull’uso delle strade, fiumi e pascoli.
Enrico rispose esonerando i lucchesi, pisani e mantovani da quegli stessi obblighi feudali e, in aggiunta, riservò alla propria autorità imperiale la facoltà esclusiva di dirimere ogni controversia entro le mura delle loro città. Da parte sua, la contessa creò nei domini canossiani, di qua e di là dell’Appennino, una commissione permanente di giuristi formati nella logica del diritto romano giustinianeo, il quale, unico in ciò, riconosceva alle figlie femmine diritti di proprietà eguali ai figli maschi.
In antagonismo con il sovrano, nell’intento di sottrargli fonti di reddito, Matilda trasferì ai cittadini di Firenze, Pisa e Mantova il godimento delle tasse imposte dalla nobiltà feudale sull’uso delle strade, fiumi e pascoli.
Enrico rispose esonerando i lucchesi, pisani e mantovani da quegli stessi obblighi feudali e, in aggiunta, riservò alla propria autorità imperiale la facoltà esclusiva di dirimere ogni controversia entro le mura delle loro città. Da parte sua, la contessa creò nei domini canossiani, di qua e di là dell’Appennino, una commissione permanente di giuristi formati nella logica del diritto romano giustinianeo, il quale, unico in ciò, riconosceva alle figlie femmine diritti di proprietà eguali ai figli maschi.
Mediante
manoscritti miniati, documenti coevi all’epoca di Matilda e spettacolari
fotografie di paesaggio, la mostra ripercorre l’itinerario che, attraverso
bellicosi decenni, fino alla vittoria ultima della Grancontessa, portò i tre protagonisti di questo periodo storico
in cima alla rocca di Canossa.
La fama di
Matilda dovette contagiare anche Michelangelo: lo dimostra l’incipit della Vita di Michelangelo Buonarroti di
Ascanio Condivi, presente in mostra
nella sua edizione originale del 1553: “Michelangelo Buonarroti, pittore e
scultore singulare, ebbe l’origin sua da’ conti da Canossa, nobile e illustre
famiglia del territorio di Reggio sì per virtù propria e antichità, si per aver fatto parentado col sangue
imperiale… donde ne nacque la contessa Matilda, donna di rara et singular
prudenza et religione”. Questa discendenza è senza dubbio una leggenda
familiare, alla quale Michelangelo volle sempre prestar fede, convincendo non
pochi tra i suoi contemporanei, tra i quali non a caso Alessandro Canossa, che
in una celebre lettera all’artista dell’ottobre 1520 poteva definirlo fin
dall’indirizzo “parente honorando”.
La maggior
parte di ciò che sappiamo su Matilda lo abbiamo appreso da lei stessa. Matilda
raccontò la storia della sua vita e quella dei suoi antenati a Donizone, abate
benedettino del monastero di Canossa tra il 1111 e il 1115. La Vita Mathildis, il manoscritto originale
di Donizione, fu composto in versi. L’opera, attualmente conservata alla
Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Vat. Lat. 4922, è una preziosa fonte di
consultazione per quanto riguarda la vita e il tempo della contessa.
Matilda
leggeva e scriveva in latino, mentre parlava la versione medioevale del
tedesco, italiano e francese. Aveva una vasta biblioteca in cui figuravano Vangeli
miniati, le Lettere di san Paolo, sermoni e saggi oggi conservati negli Archivi
di Stato di Mantova e Modena, presso il Museo Benedettino di Nonantola e la
Morgan Library di New York.
Da alcuni
ritratti dell’epoca sappiamo anche quali fossero le sembianze di Matilda.
In tutte le sue effigi la contessa ha un
aspetto intelligente, sicuro di sé e amabile.
Le più
famose immagini coeve di Matilda sono presenti nel manoscritto di Donizone.
In entrambi i ritratti della contessa – quello riprodotto a lato del frontespizio, e quello della scena con Enrico IV e l’abate di Cluny, Matilda è regalmente seduta in trono. La miniatura del frontespizio la ritrae fregiata degli attributi tipici della magnificenza e del rango: indossa una corona conica d’oro e la snella figura è avvolta da una veste blu e da un sontuoso manto rosso, adorno di gemme. Ai lati del trono sono poste, in piedi, due piccole figure, simboliche della duplice natura di Matilda: a destra il monaco Donizone, rappresentato nel gesto di porgere rispettosamente il proprio manoscritto; a sinistra un capitano matildico con la spada e lo sguardo vigile, forse Arduino della Palude. Fiera sia della propria cultura sia delle proprie battaglie, la contessa scelse di essere ricordata nel ruolo di colei che governa.
In entrambi i ritratti della contessa – quello riprodotto a lato del frontespizio, e quello della scena con Enrico IV e l’abate di Cluny, Matilda è regalmente seduta in trono. La miniatura del frontespizio la ritrae fregiata degli attributi tipici della magnificenza e del rango: indossa una corona conica d’oro e la snella figura è avvolta da una veste blu e da un sontuoso manto rosso, adorno di gemme. Ai lati del trono sono poste, in piedi, due piccole figure, simboliche della duplice natura di Matilda: a destra il monaco Donizone, rappresentato nel gesto di porgere rispettosamente il proprio manoscritto; a sinistra un capitano matildico con la spada e lo sguardo vigile, forse Arduino della Palude. Fiera sia della propria cultura sia delle proprie battaglie, la contessa scelse di essere ricordata nel ruolo di colei che governa.
A Canossa,
Matilda creò un’officina di artigiani, scribi e miniatori: lo testimoniano in
mostra alcuni pregevoli esempi, tra i quali quattro Croci astili, una delle quali in oro, e tempestata di cristalli e
gemme e le Orationes sive meditationes di
Anselmo d’Aosta, contenenti il ritratto della Contessa che è l’immagine
portante della mostra.
Maria Paola
Forlani
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