Il Museo degli Innocenti
Dopo 3 anni
di lavori si è aperto a Firenze il nuovo Museo
degli Innocenti
Quello degli
Innocenti è un museo multidisciplinare che racconta la storia dell’ente dal
Quattrocento a oggi. Non un contenitore ma un percorso che da piazza Santissima
Annunziata conduce nel cuore dell’Istituto, che valorizza gli spazi
architettonici e presenta le opere d’arte immerse nel loro contesto storico e
urbano. Un museo vivo in un luogo vivo, un laboratorio che affianca una
costante attività di produzione e diffusione culturale, alla possibilità, per
il visitatore, di costruire percorsi personalizzati in base ai propri interessi
Collocato
nel pulcherrimum aedificium progettato da Filippo Brunelleschi,
assieme ai
servizi e alle attività che l’Istituto svolge a favore dell’infanzia, salda in
modo inscindibile il suo straordinario patrimonio di storia e arte con le
competenze dell’ente.
Il fenomeno
dell’abbandono dei bambini, diffuso fin dall’antichità, si intensifica in
Italia tra XIII e XIV secolo, nel momento di massimo sviluppo demografico, in
particolare nelle città. Col XV secolo l’accoglienza dei bambini abbandonati
diviene un’attività assistenziale praticata dai grandi ospedali cittadini,
originariamente dediti alla sola cura degli infermi e al ricovero dei
pellegrini.
A Firenze spetta il merito di costruirne uno dedicato solo ai
trovatelli. Il mercante Francesco Datini, originario di Prato ma abitante a
Firenze, destina a questo scopo nel suo testamento del 1410 la somma di 1000
fiorini. Nel 1419, l’Arte della Seta, detta anche di Por Santa Maria, una delle
maggiori corporazioni di arte e mestieri della città, utilizza il lascito
Dantini per acquistare un terreno e dare inizio alla fondazione del nuovo
Ospedale su progetto di Filippo Brunelleschi.Nel 1421 i consoli dell’Arte ne sono nominati patroni e il comune concede al nuovo Ospedale, intitolato a santa Maria degli Innocenti, i privilegi già conferiti alle antiche istituzioni caritative della città.
Nel 1445,
con l’accoglienza del primo neonato, una bambina, cui è dato il nome di Agata
Smeralda, ha inizio l’attività benefica degli Innocenti. Un ventennio dopo, nel
1465, sono oltre duecento i neonati accolti in un anno e nel 1484 l’Ospedale ne
assiste circa un milione. Le bambine sono in maggioranza e il loro numero è
destinato a crescere. Appena accolti i neonati sono esaminati attentamente
dalle balie di turno. Queste annotano sesso, abbigliamento e tutto ciò che è
rinvenuto con loro nella pila, una specie di acquasantiera in cui sono lasciati,
con speciale riguardo per i segni, piccoli oggetti dal valore propiziatorio e
soprattutto identificativo. In seguito sono le balie interne dette “di casa”, a
prendersi cura dei neonati in attesa di consegnarli a donne della campagna per
l’allattamento
. La mortalità dei neonati è molto alta, oltre il 50 %,
specialmente intorno all’anno di età quando le balie iniziano lo svezzamento.
Non tutti i bambini sopravvissuti rientrano agli Innocenti al termine del
baliatico, alcuni di essi restano presso le famiglie che li hanno accolti,
altri sono concessi come figli adottivi a coppie senza discendenza. Una parte
di quelli rientrati all’Ospedale, raggiunta l’età lavorativa, sono inviati, se
maschi, presso artigiani della città a imparare un mestiere e, se bambine, a
servizio presso una famiglia per costruirsi la dote col salario.
Tra il 1552
e il 1580, il priore Vincenzo Borghini, colto ed erudito monaco benedettino,
mecenate e avveduto committente, realizza per i nocentini un nuovo progetto
educativo che prevede per i maschi l’insegnamento non solo dell’abaco
(aritmetica) e della grammatica ma anche della musica, pittura e scultura. Per
la numerosa comunità femminile predispone invece all’interno dell’Ospedale un
luogo separato, il Convento, dove le giovani, vegliate da una priora, si
esercitano nella preghiera e nel lavoro. Il suo priorato è però funestato da
una grave crisi finanziaria che costringe l’Ospedale a vendere parte della sua
vasta proprietà fondiaria per far fronte ai creditori. Il 15 agosto 1580 Vincenzo
Borghini, angosciato dai tragici eventi, muore improvvisamente.
Nel nuovo
Museo degli Innocenti il terzo livello accoglie la sezione arte, ospitata in
luoghi utilizzati in passato per accogliere bambini e balie e presenta la parte più rilevante del
patrimonio artistico conservato dagli Innocenti, evidenziando il ruolo
assegnato all’arte in tutta la storia dell’istituzione.
Tra i pezzi
più significativi della collezione si trova la Madonna col Bambino e un angelo
di Sandro Botticelli.
Di notevole importanza anche la Madonna col Bambino di
Luca della Robbia, realizzata intorno il 1445.Ѐ nella sala finale che sono raccolte le opere più prestigiose dell’Istituto degli Innocenti, riproposte secondo l’originale posizionamento sugli altari quattrocenteschi, l’ Adorazione dei Magi di Domenico Ghirlandaio, le sette storie della predella di Bartolomeo di Giovanni giovane ed assiduo collaboratore della bottega dei Ghirlandaio. Sulla sinistra è collocata l’opera di Piero di Cosimo, Madonna col bambino in trono e i santi e a destra l’Incoronazione di Neri di Bicci. Tra le opere esposte si ricordano, tra le altre, la Madonna in trono col Bambino e angeli, venerata dalle nocentine del Poppi opera legata alla comunità femminile dell’Ospedale dove sono raffigurate ai piedi della Vergine delle bambine, fanciulle, ragazze e donne anziane, che danno un volto ai diversi ruoli presenti nell’Ospedale.
I putti di
Andrea della Robbia, simbolo dell’Istituto degli Innocenti, sono tornati a casa
dopo un anno di restauro. Eccezionalmente, per la prima volta nella loro
storia, tutti i 10 putti sono visibili in maniera ravvicinata fino a novembre
2016.
La bellezza
e la novità dell’invenzione dei tondi robbiani si imposero fin da subito
nell’immaginario cittadino e già Vasari parlava dei <<putti…fasciati e nudi…i quali tutti sono
veramente mirabili e mostrano la gran virtù et arte d’Andrea>>. I
putti avevano un ruolo importante al fine di ricordare ai fiorentini l’opera
caritativa che all’interno di quell’edificio si compiva nei confronti
dell’infanzia abbandonata e attestavano insieme l’attenzione dell’Umanesimo
fiorentino per questo grave problema sociale.
Maria Paola
Forlani
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