La fabbrica della bellezza
La manifattura Ginori
E il suo popolo di
statue
La porcellana è un materiale al quale
piace cedere,
e unire pezzi diversi serve solo ad
aggravare il problema,
poiché ogni giuntura è
intrinsecamente più debole…Qualsiasi vasaio lo sa,
ma realizzare qualcosa di enorme con
la porcellana
sembra esercitare un’attrattiva
costante nel tempo.
Edmund de
Waal, La strada bianca. Storia di una
passione.
Il Museo
Nazionale del Bargello ha aperto una mostra fino al 1 ottobre 2017 sulle statue
di porcellana prodotte a Doccia, e sulle sue fonti dal titolo La fabbrica della bellezza. La manifattura
Ginori e il suo popolo di statue a cura di Tomaso Montanari e Dimitrios
Zikos (catalogo Mandragora).
Fondata nel
1737 dal marchese Carlo Ginori a Doccia, nei pressi di Firenze, la manifattura
di porcellana di Sesto Fiorentino – divenuta nel 1896 Richard Ginori – è la più
antica in Italia e tuttora funzionante.
Il marchese
Ginori raccolse sistematicamente le forme presenti nelle botteghe appartenute
agli scultori del tardo Rinascimento e del Barocco, servendosene per creare la
sua grande scultura in porcellana. Contemporaneamente egli acquistava modelli
dagli ateliers degli scultori
fiorentini del tempo, o commissionava repliche dalle più celebri statue
antiche. Grazie ad una raffinata perizia nelle fornaci di Doccia furono
realizzate monumentali figure di porcellana: sculture eccezionali per tecnica e
dimensione.
La
collezione di modelli, ampliata dagli eredi di Carlo, è divisa tra la
Manifattura Richerd Ginori e il Museo adiacente alla fabbrica, purtroppo chiuso
dal maggio 2014.
Quest’
insieme di modelli e di porcellane, conservate nel museo, costituisce un nucleo
di fondamentale importanza per la storia della scultura. La mostra è stata
concepita per tenere viva l’attenzione su questo eccezionale patrimonio ed ha
trovato la sua sede ideale al Bargello, primo museo nazionale del Regno di
Italia, e il più importante al mondo per le collezioni di scultura italiana.
Un lungo
percorso di indagini storico-artistiche, di intense discussioni scientifiche e
culturali iniziate oltre un anno fa ha portato ad un’esposizione ed a un
catalogo corali. Attraverso nuove ricerche, incentrate su singoli casi studio,
le porcellane dialogano con opere del Bargello e con sculture concesse in
prestito da istituzioni nazionali, straniere e da privati – alcune esposte in
Italia per la prima volta.
Il percorso
espositivo è articolato in sei sezioni tematiche, in cui si ripercorre la
trasformazione di una invenzione scultorea in porcellana.
La prima
sezione si apre con la settecentesca Venere
de’ Medici, conservata nella Tribuna degli Uffizi. La statua bronzea fu
compiuta da Massimiliano Soldani Benzi nel 1702, su commissione del principe
Johann Adam Andreas I di Liechtenstein, ed è tuttora nella collezione
dell’attuale principe ed è rientrata in Italia per la prima volta, dopo oltre
trecento cinquant’anni. Essa è affiancata alla grande Venere in porcellana realizzata da Gasparre Bruschi tra il 1747 e
il 1748, utilizzando probabilmente le forme in gesso provenienti dalla bottega
del Soldani Benzi e acquistate da Carlo Ginori. Alle due veneri si affianca il Mercurio, anch’esso traduzione
monumentale in porcellana dall’antico della statua di analogo soggetto,
conservata nella Tribuna.
Il Mercurio, oggi in collezione Ginori
Lisci, si riunisce per la prima volta in occasione della mostra, alla Venere e al monumentale Camino, con i quali era esposto nella
antica sede del Museo di Doccia fino al 1962.
Segue la
sezione dedicata allo straordinario Tempietto
Ginori, uno dei capolavori di Gasparo Bruschi donato a Carlo Ginori
all’Accademia Etrusca di Cortona.
Il Tempietto, sofisticatissimo per tecnica
e ingegno e unico per dimensioni, declina non solo le ambizioni artistiche, ma
anche quelle politiche del fondatore della Manifattura. Ad esso sono affiancati
il bronzetto e la cera del Mercurio di
Giambologna, rispettivamente nella collezione del Bargello e in quello del
Museo Ginori, che ispirarono il Mercurio che corona il Tempietto di Gaspare Bruschi.
Nella sala
successiva sono esposte le due grandi e complesse Pietà in bronzo e in porcellana. Nel 1708 il Soldani realizzò il
modello del grande Compianto sul Cristo morto di cui si conoscono molteplici
versioni. Carlo Ginori ne acquistò le forme in gesso – alcune sono esposte in
mostra – che vennero impiegate per la versione in porcellana, cotte
separatamente e poi assemblate dai maestri della Manifattura di Sesto
Fiorentino.
Di dimensioni
più ridotte, ma ugualmente raffinati nell’esecuzioni, sono i due gruppi della Giuditta con la testa di Oloferne, che
costituiscono il quarto nucleo tematico.
La versione
in porcellana di Giuseppe Bruschi, è presentata in un inedito confronto con la
terracotta di Agostino Cornacchini, primo studio scultoreo di questo fortunato
gruppo.
Seguono il
prezioso rilievo bronzeo “ad uso quadrato” del Soldani raffigurante il Transito di San Giuseppe e la cera
derivata dal bronzo, dalle collezioni del Bargello, esposti insieme con lo
studio preparatorio in terracruda, anch’esso per la prima volta in Italia, a
testimoniare l’ambizione della Manifattura Ginori di realizzarne versioni in
porcellana che però non si sono conservate.
Il “gran
finale” della mostra è rappresentato dal Camino
monumentale in porcellana, opera singolarissima nel suo genere, da
attribuire a Gasparo Bruschi, capo modellatore a Doccia, e al quadraturista e
scenografo Domenico Stagi.
Ѐ un trionfo di perizia tecnica e di ricercatezza ornamentale. Nella parte
superiore sono affiancate le traduzioni in porcellana di opere di scultori
illustri: il bassorilievo ovale con “putti che stillano i fiori”, tratto da un
bronzo di Massimiliano Soldani Benzi, e le riduzioni dell’ Aurora e del Crepuscolo scolpite da Michelangelo per la tomba di
Lorenzo de’ Medici nelle Cappelle Medicee.
Nel 1741
escono i Ragionamenti istorici dei gran
duchi di Toscana della real casa de’ Medici protettori delle lettere, e delle
belle arti in cui Giuseppe Bianchini esalta <<l’antico
retaggio>> di <<protettori delle lettere e delle belle arti>>
grazie al quale <<non che l’Italia, l’Europa tutta altresì è divenuta più
culta e più dotta>>. Un elogio, che applica ai Medici (con quanta
lungimiranza!) ciò che Voltaire scriverà, poco più tardi, a proposito del
governo papale:
I particolari e i congegni della
politica cadono nell’oblio: le buone leggi, le istituzioni, i monumenti
prodotti dalle scienze e dalle arti sempre sussistono. La folla degli stranieri
che oggi visitano Roma non come pellegrini, ma in quanto uomini di gusto,
s’informano poco di Gregorio VII e di Bonifacio VIII; essi ammirano i templi
innanzi a Bramante e da Michelangelo, i quadri di Raffaello, le sculture di
Bernini: se poi hanno un vivace ingegno leggono l’Ariosto e il Tasso, e onorano
le ceneri di Galileo.
Maria Paola
Forlani
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