Fondoantico
Come
ogni autunno, da oltre un quarto di secolo, la Galleria
Fondoantico di Tiziana Sassoli a Bologna organizza l’incontro con la pittura,
imperdibile appuntamento per collezionisti, studiosi e appassionati d’arte antica.
Giunto alla ventisettesima edizione, l’evento si è aperto con la mostra
intitolata “Sguardi sulla pittura. Dipinti dal XVI al XIX secolo”.
Nella
prestigiosa sede di Casa Pepoli Bentivogilo, nel cuore di Bologna, sino al 21
dicembre sono esposte opere circa trenta opere – tra dipinti e disegni –
eseguiti da maestri attivi a partire dalla seconda metà del Cinquecento, come
Lorenzo Sabatini, detto Lorenzino da Bologna, autore di una squisita teletta
destinata a un committente colto ed esigente con San Girolamo in preghiera, e
Denijs Calvaert, originario di Anversa, che proprio con Sabatini lavorò tra il
1572 e il 1574 nella sala Regia in Vaticano, prima di rientrare definitivamente
a Bologna, dove poco dopo, licenziò l’Adorazione dei pastori in mostra.
In
apertura del Seicento si colloca la Madonna con il Bambino di Francesco Albani,
colui che, tra gli allievi di Annibale Carracci, seppe mantenere più a lungo
una sensibilità per il dato naturale che lo porta a intenerire gli incarnati e
a conferire ai suoi personaggi una fresca e spontanea affettività. La scuola
ferrarese da Camillo Ricci, l’allievo meglio conosciuto e documentato dello
Scarsellino,
di
cui si espone un inedito dipinto raffigurante la Cena in Emmaus. Esempio dello
stile tardo di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino è la tavola,
appartenuta alla famiglia di Lady Diana Spencer, con Due cherubini, in origine
collocata sopra alla pala di San Luca Evangelista che dipinge la Vergine col
Bambino eseguita dal centese tra il 1651 e il 1653 per l’altare maggiore della
chiesa di San Francesco a Reggio Emilia (oggi al Nelson- Atkin Museum of Art di
Kansas City). Il Guercino, tra i più grandi artisti del Barocco europeo, fu
anche un abilissimo disegnatore, come dimostra il foglio a penna e inchiostro
con Due figure di profilo.
Transitando
nel XVII secolo, incontriamo tre elegantissime opere di Donato Creti, concepite
come studi preparatori: due, su carta, a monocromo, per alcune figure della
monumentale pala con la Vergine in gloria e Sant'Ignazio in San Pietro a
Bologna. Inaugurata col suo altare il 14 aprile 1737; uno, su tela, per il
sogno di Giacobbe conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di
Palazzo Corsini a Roma. Al sofisticato eloquio classicista di Creti si
contrappone il gusto rococò di Francesco Monti, come si vede nella tela con la
Madonna in gloria e i santi Filippo Neri e Barbara, modello per la grande pala
custodita nell’oratorio dei Filippini a Bologna. Di alta qualità inventiva ed
esecutiva sono poi la coppia di grande tele di Francesco Lavagna, uno dei
protagonisti della natura morta napoletana di inizio Settecento.
Segue
una vera e propria “mostra nella mostra”, dedicata all’arte di due grandi
pittori bolognesi di fama internazionale attivi nella seconda metà del XVIII
secolo, i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi, dei quali sono esposte ben dodici
lavori, tra dipinti e disegni, quasi tutti collegati ad opere importanti e
documentate. Del più anziano, Ubaldo, sono freschi bozzetti per le pale
d’altare destinate alla chiesa dello Spirito Santo a Cingoli, a quella di San
Giorgio dei frati minori cappuccini a Castelbolognese e al Duomo di Vercelli
(agli ultimi si accompagnano anche i relativi disegni preparatori).
Di Gaetano quelli per l’affresco del soffitto di Casa Gini a Bologna e per la pala con San Pellegrino dei Laziosi della chiesa dei Servi a Rimini. Di quest’ultimo sono anche due magnifici disegni a penna raffiguranti Capricci di teste, eseguiti nel 1769, quando si trovava a Londra.
Di Gaetano quelli per l’affresco del soffitto di Casa Gini a Bologna e per la pala con San Pellegrino dei Laziosi della chiesa dei Servi a Rimini. Di quest’ultimo sono anche due magnifici disegni a penna raffiguranti Capricci di teste, eseguiti nel 1769, quando si trovava a Londra.
Chiude
la mostra un sofisticato tondo con il Busto di giovane donna eseguito da Mauro
Gandolfi, figlio di Gaetano ed ultimo esponente della famiglia di artisti.
M.P.F.
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