Il Tempio di San Biagio
Dopo Antonio da Sangallo
Storie e Restauri
La
celebrazione del V centenario dell’edificazione del Tempio di San Biagio a
Montepulciano, uno dei più celebri capolavori dell’architettura rinascimentale
italiana realizzato su progetto di Antonio da Sangallo il Vecchio (1455 – 1534)
dal 1518 al 1548, ha offerto l’occasione per rivisitare e riproporre l’arredo
interno originale della chiesa realizzato a partire dall’ultimo quarto del
Cinquecento, con le nuove regole emanate dal Concilio di Trento in materia di
apparato liturgico e di arte sacra, che poi sarà in gran parte asportato
durante il restauro neorinascimentale del monumento avvenuto a partire dagli
anni ottanta dell’Ottocento.
Il complesso
architettonico con il Tempio a pianta centrale e l’adiacente Canonica,
costruiti in blocchi di travertino delle vicine cave di S. Albino, è stato
oggetto di numerosi studi, che sottolineano l’uso sapiente e armonico degli
ordini, dei partiti architettonici e delle proporzioni classiche in un rapporto
dialettico tra uomo, architettura e paesaggio. Alla morte del Sangallo (1534) i
lavori continuarono con la costruzione della cupola tra il 1543 e il 1545, mentre
il primo campanile fu concluso solo nel 1564 ed il secondo resta ancor oggi
incompiuto.
L’ambizioso
progetto architettonico, nacque a seguito di eventi miracolosi accaduti nell’aprile
del 1518 e fu realizzato grazie alla raccolta di offerte dei cittadini e dei
devoti. Il tempio fu consacrato nel 1537, ma gli altari, pensati da Sangallo
con un prospetto architettonico sobrio, furono solo in parte realizzati come li
aveva previsti il famoso architetto, e rimasero incompiuti ed a lungo privi di
dipinti.
L’evento
espositivo vuole porre l’attenzione su questo capitolo poco conosciuto delle
vicende di San Biagio: la storia dimenticata dell’arredo interno del tempio,
realizzato tra la fine del Cinquecento, al tempo della Controriforma, e il
primo Seicento, con l’affermazione del barocco. L’attuale, classica,
configurazione interna risale, infatti, al recupero ‘purista’ di fine Ottocento
con gli altari ricostruiti in stile cinquecentesco sull’esempio dell’unico che
è stato ritenuto eseguito su disegno originale del Sangallo nella prima metà
del Cinquecento (il primo del braccio sinistro con il dipinto dell’Annunciazione).Il progetto di rinnovamento interno coinvolse i
sei altari laterali con un ornato esuberante di volute, stemmi e putti in
stucco dipinto e dorato, racchiusi entro l’arcata a rosoni e le tele in essi
ospitate.
A questo intervento, che modificava in modo radicale gli spazi rinascimentali,
contribuirono in maniera determinante alcune celebri casate (Corvini, Contucci,
Nobili, Ricci e Lupacci), cui fu assegnato il patrocinio delle cappelle e degli
altari. Nobili famiglie poliziane legate in prevalenza all’ambiente artistico
romano e fiorentino, come dimostrano le tele degli altari e i dipinti murali
che campeggiano nella zona presbiterale.
Dagli anni
settanta dell’Ottocento, sull’onda di un rinnovato interesse per la storia e l’architettura
del monumento dopo l’unità d’Italia, si giunse ad elaborare un progetto di
ripristino neorinascimentale nel quale ebbe una parte determinante l’architetto
senese Giuseppe Partini. A seguito di una sua proposta San Biagio divenne
monumento nazionale nel 1878 e, gli inizi degli anni ottanta, fu oggetto di una
prima fase di pesanti lavori demolitivi. Solo negli anni novanta, infine, si
giunse alla ricostruzione delle mense in travertino e dei dossali, a seguito
della quale le grandi tele eseguite al ‘prestito’, nel 1904, di dipinti
provenienti dai depositi delle Gallerie fiorentine, poi restituiti nel 1973.
La mostra,
curata da Laura Martini e Riccardo Pizzinelli, presenta anche una sezione documentaria che
ospita immagini, dipinti, incisioni, piante e prospetti dell’interno, prima
della distruzione degli altari rinnovati nel tardo XVI e nella prima metà del
secolo XVII, nonché documenti legati al loro abbattimento e alla costruzione
dei nuovi altari dal disegno composto e misurato per ripristinare la scansione
euritmica dell’architettura rinascimentale.
L’esposizione
caratterizzerà l’intera annata del V centenario fino al 4 novembre 2018.
Maria Paola
Forlani
Nessun commento:
Posta un commento