Bice Lazzari. La Poetica del Segno
Dipinti, disegni,
oggetti, tessuti e una serie di poesie di Bice Lazzari (Venezia, 1900 –
Roma, 1981) raccontano l’ecclettica ricerca di una protagonista originale
dell’arte del XX secolo. Una settantina le opere in mostra al Museo del
Novecento, suddivise cronologicamente dalla prima stagione figurativa,
all’informale, alla completa astrazione dell’ultimo periodo, caratterizzato da
un nuovo linguaggio fatto esclusivamente di punti e di linee.
All’inizio degli anni Venti Bice Lazzari
esplora la pittura en plein air con paesaggi immersi in tipiche atmosfere
impressionistiche e realizza ritratti di stampo accademico. <<Ero nata
libera>> scrive nella sua autobiografia, <<E, dopo tre anni di
scuola, mi misi a dipingere per conto mio>>. Per rendersi autonoma dalla
famiglia comincia a disegnare stoffe e merletti commissionati per l’Enapi, Ente
nazionale artigianato e piccole imprese, e vince il primo premio del concorso
Stoffe a Venezia alla fine degli anni Dieci.
In quel periodo inizia anche a
lavorare i tessuti a telaio e tappeti annodati a mano oltre che ad avventurarsi
in tutti i campi dell’artigianato, dal vetro inciso e dipinto, al legno scolpito,
alla realizzazione di arredi completi commissionati da diversi studi di
architettura e alla pittura murale.
Dopo gli anni Trenta la sua attenzione si
concentra sulla pittura, con un’indagine silenziosa e personalissima, se si
esclude qualche debito alla lezione di Vasilij Kandinkij.
La rassegna milanese segue le fasi e i cambi
di rotta dell’artista, conducendo lo spettatore dal periodo figurativo, tra le
opere il celebre Autoritratto del 1929, ai
lavori a telaio, agli anni dell’Informale e Dell’astrazione, tra il 1964 e il
1981 quando, abbandonata materia e colore, riduce il vocabolario espressivo a
semplici segni, come Acrilico numero 5 del 1975.
M.P.F.
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