martedì 10 dicembre 2019

ETRUSCHI. Viaggio nelle terre dei Resna



Etruschi, Viaggio nelle terre dei Rasna
<<Siamo tutti etruschi>>, affermano i curatori e gli organizzatori della mostra Etruschi, viaggio nelle terre del Rasna.  <<Non c’era una sola Etruria, ma tante, che occupavano un territorio molto vasto, dalla pianura padana alla Campania: gli Etruschi, o Rasna, come si definivano loro stessi, dominavano quasi tutta l’Italia>>, spiega Giuseppe Sassatelli, professore di Etruscologia e Antichità dell’Università di Bologna, responsabile, insieme alla collega Elisabetta Govi, del comitato scientifico della mostra. Quella ospitata dal Museo Civico Medievale di Bologna fino al
24 maggio 2020, un’esposizione, frutto di tre anni di lavoro, che mostra cos’è la ricerca per scoprire nuovi percorsi.
Circa 1400 gli oggetti esposti, tra quelli del Museo Civico Medievale che ha in effetti, un cuore etrusco, e i prestiti provenienti da sessanta musei internazionali. Tra questi, solo quattro gli stranieri: questa è una mostra che vuole anche far riflettere sul nostro patrimonio artistico, così vario e sterminato.
A distanza di 20 anni dalle grandi esposizioni di Bologna e Venezia, il Museo Archeologico di Bologna presenta un ambizioso progetto espositivo dedicato alla civiltà dei Rasna. Fare oggi una mostra sugli Etruschi è un’impresa complessa e difficile, soprattutto, dopo le grandi mostre del 2000, quella di Palazzo Grassi a Venezia e quella sui Principi etruschi tra Mediterraneo ed Europa sempre del Museo Civico Archeologico di Bologna, mancava, perciò, il tentativo di presentare al pubblico una sintesi delle novità degli ultimi decenni di ricerca sul campo.
<<Nelle vene degli italiani scorre più sangue etrusco che romano>>, afferma Chiara Giudice, direttrice mostre e marketing di Electa, casa editrice che promuove l’esposizione. In particolare Bologna ha un cuore etrusco: Felsina, la Bologna del Rasna, era chiamata dalle fonti Princeps Etruria, per sottolineare l’importanza e la nascita antichissima.
È da Bologna che vengono i rinvenimenti eccezionali della tomba 142 della necropoli di via Belle Arti, che ha un corredo di suppellettili in legno la cui conservazione rappresenta una novità e una eccezionale rarità per il panorama archeologico bolognese. La mostra dialoga naturalmente con la sezione etrusca del museo, che testimonia il ruolo del primo piano di Bologna etrusca, costituendo, quindi, l’ideale appendice al percorso di visita dell’esposizione temporanea.
Il Viaggio
Il filo conduttore della mostra è il viaggio, sull’esempio dei grandi viaggiatori dell’Ottocento che hanno contribuito in maniera decisiva alla nascita della fascinazione e scoperta della civiltà del Rasna. È una sorta di Grand Tour che dà al visitatore la possibilità di esplorare, stanza dopo stanza, l’Etruria.
Si tratta di molteplici territori che hanno dato esiti di insediamento, urbanizzazione, gestione e modello economico differenti nello spazio e nel tempo, tutti però sotto l’egida di una sola cultura, quella etrusca. La mostra si apre con un’introduzione quasi fuggevole, per incontrare la curiosità antiquaria – da cui, a partire dal Seicento e dalla Firenze di Cosimo de’ Medici, hanno preso le mosse tanti viaggi in Etruria ideali e reali – e soprattutto i protagonisti di quei viaggi ottocenteschi che hanno ispirato i curatori.
La prima parte della mostra si può definire come una linea del tempo, ricostruita e composta attraverso materiali archeologici perlopiù ben noti, per familiarizzare il visitatore con un tempo e una storia, tenendo conto del fatto che rispetto al mondo romano o al modo greco, la storia degli Etruschi è una storia essenzialmente archeologica, perché le fonti scritte sono pochissime e comunque indirette.

La seconda parte, le terre dei Rasna, costituisce un vero e proprio viaggio, che percorre tutti i territori abitati dagli Etruschi, raccontandoli soprattutto attraverso l’evocazione dei loro paesaggi e le novità di scavo e di ricerca. L’ultima e più consistente parte della mostra è affidata alla volontà di mettersi in viaggio del visitatore, attraverso paesaggi sempre diversi che incorniciano la nascita delle principali realtà etrusche: cinque sezioni per cinque Etrurie _ Meridionale, Campana, Interna, Settentrionale e Padana -, ciascuna di affascinanti temi e novità di scavo e di studio.
Oltre al viaggio e alla statuaria, che sono i fili conduttori della mostra, ci sono altri temi che definiscono e raccontano la civiltà del Rasna. Grandi fondatori di città, a cui danno una strutturazione politica e urbanistica, sono anche abili artigiani, che riversano nell’oggetto di uso quotidiano un’estetica ben riconoscibile.
Si tratta di opere funzionali che hanno un’estetica fantastica, indice di come l’estetica dovrebbe appartenere alla vita quotidiana, e non essere solo dentro ai musei. Poi ancora la produzione artistica, i commerci e le relazioni culturali anche di orizzonte mediterraneo, la ritualità funeraria, che dice sempre moltissimo di una civiltà, il rapporto degli Etruschi con le altre realtà dell’Italia antica: questi sono i temi che si ritrovano passeggiando per le stanze della mostra.
L’allestimento colpisce per la sua leggerezza con i colori vivaci che rendono piacevole e divertente il percorso molto ricco, che potrebbe risultare abbastanza pesante. La parete di sinistra del primo salone, lunga una quarantina di metri, è interamente rivestita di pannelli a specchio alti tre metri sui quali sono inizialmente serigrafati i testi introduttivi e lo schema topografico dell’Etruria. Poi, sempre su questa superficie riflessa, come in una linea del tempo, sono scanditi i cinque periodi di formazione e sviluppo della civiltà dall’età villanoviana fino alla romanizzazione.
Ogni periodo è anche raffigurato con elementi architettonici tipici (Capanna, palizzata, tumulo, tempio, tomba rupestre), stampati a grande dimensione e in successione lungo lo specchio. Un paesaggio nel tempo con immagini pop a forte contrasto grafico che riprendono la tonalità di ogni singolo periodo identificabile dalle vivaci tracce cromatiche di percorso sul pavimento. Dal rosso introduttivo si passa al giallo, poi al verde e all’azzurro fino al blu e viola conclusivo: colori primari astratti sostituiti da tinte terrose nella parte successiva e preponderante della mostra.

Accompagna la mostra il catalogo Electa con saggi dei curatori e studiosi del comitato scientifico, saggi dedicati alle singole sezioni della mostra; un approfondimento sui musei etruschi e un importante apparato dedicato alle opere in mostra.

Maria Paola Forlani




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