<<Siamo
tutti etruschi>>, affermano i curatori e gli organizzatori della mostra Etruschi, viaggio
nelle terre del Rasna. <<Non c’era una sola Etruria, ma tante,
che occupavano un territorio molto vasto, dalla pianura padana alla Campania:
gli Etruschi, o Rasna, come si definivano loro stessi, dominavano quasi tutta
l’Italia>>, spiega Giuseppe Sassatelli, professore di Etruscologia e
Antichità dell’Università di Bologna, responsabile, insieme alla collega
Elisabetta Govi, del comitato scientifico della mostra. Quella ospitata dal
Museo Civico Medievale di Bologna fino al
24
maggio 2020, un’esposizione, frutto di tre anni di lavoro, che mostra cos’è la
ricerca per scoprire nuovi percorsi.
Circa
1400 gli oggetti esposti, tra quelli del Museo Civico Medievale che ha in
effetti, un cuore etrusco, e i prestiti provenienti da sessanta musei
internazionali. Tra questi, solo quattro gli stranieri: questa è una mostra che
vuole anche far riflettere sul nostro patrimonio artistico, così vario e
sterminato.
A
distanza di 20 anni dalle grandi esposizioni di Bologna e Venezia, il Museo
Archeologico di Bologna presenta un ambizioso progetto espositivo dedicato alla
civiltà dei Rasna. Fare oggi una mostra sugli Etruschi è un’impresa complessa e
difficile, soprattutto, dopo le grandi mostre del 2000, quella di Palazzo
Grassi a Venezia e quella sui Principi etruschi tra Mediterraneo ed Europa sempre del Museo
Civico Archeologico di Bologna, mancava, perciò, il tentativo di presentare al
pubblico una sintesi delle novità degli ultimi decenni di ricerca sul campo.
<<Nelle
vene degli italiani scorre più sangue etrusco che romano>>, afferma
Chiara Giudice, direttrice mostre e marketing di Electa, casa editrice che
promuove l’esposizione. In particolare Bologna ha un cuore etrusco: Felsina, la
Bologna del Rasna, era chiamata dalle fonti Princeps Etruria, per sottolineare
l’importanza e la nascita antichissima.
È da Bologna che
vengono i rinvenimenti eccezionali della tomba 142 della necropoli di via Belle
Arti, che ha un corredo di suppellettili in legno la cui conservazione
rappresenta una novità e una eccezionale rarità per il panorama archeologico
bolognese. La mostra dialoga naturalmente con la sezione etrusca del museo, che
testimonia il ruolo del primo piano di Bologna etrusca, costituendo, quindi,
l’ideale appendice al percorso di visita dell’esposizione temporanea.
Il
filo conduttore della mostra è il viaggio, sull’esempio dei grandi viaggiatori
dell’Ottocento che hanno contribuito in maniera decisiva alla nascita della
fascinazione e scoperta della civiltà del Rasna. È una sorta di Grand Tour che dà al
visitatore la possibilità di esplorare, stanza dopo stanza, l’Etruria.
Si tratta di molteplici territori che hanno dato esiti di insediamento, urbanizzazione, gestione e modello economico differenti nello spazio e nel tempo, tutti però sotto l’egida di una sola cultura, quella etrusca. La mostra si apre con un’introduzione quasi fuggevole, per incontrare la curiosità antiquaria – da cui, a partire dal Seicento e dalla Firenze di Cosimo de’ Medici, hanno preso le mosse tanti viaggi in Etruria ideali e reali – e soprattutto i protagonisti di quei viaggi ottocenteschi che hanno ispirato i curatori.
Si tratta di molteplici territori che hanno dato esiti di insediamento, urbanizzazione, gestione e modello economico differenti nello spazio e nel tempo, tutti però sotto l’egida di una sola cultura, quella etrusca. La mostra si apre con un’introduzione quasi fuggevole, per incontrare la curiosità antiquaria – da cui, a partire dal Seicento e dalla Firenze di Cosimo de’ Medici, hanno preso le mosse tanti viaggi in Etruria ideali e reali – e soprattutto i protagonisti di quei viaggi ottocenteschi che hanno ispirato i curatori.
La
prima parte della mostra si può definire come una linea del tempo, ricostruita
e composta attraverso materiali archeologici perlopiù ben noti, per
familiarizzare il visitatore con un tempo e una storia, tenendo conto del fatto
che rispetto al mondo romano o al modo greco, la storia degli Etruschi è una
storia essenzialmente archeologica, perché le fonti scritte sono pochissime e
comunque indirette.
La seconda parte, le terre dei Rasna, costituisce un vero e proprio viaggio, che percorre tutti i territori abitati dagli Etruschi, raccontandoli soprattutto attraverso l’evocazione dei loro paesaggi e le novità di scavo e di ricerca. L’ultima e più consistente parte della mostra è affidata alla volontà di mettersi in viaggio del visitatore, attraverso paesaggi sempre diversi che incorniciano la nascita delle principali realtà etrusche: cinque sezioni per cinque Etrurie _ Meridionale, Campana, Interna, Settentrionale e Padana -, ciascuna di affascinanti temi e novità di scavo e di studio.
La seconda parte, le terre dei Rasna, costituisce un vero e proprio viaggio, che percorre tutti i territori abitati dagli Etruschi, raccontandoli soprattutto attraverso l’evocazione dei loro paesaggi e le novità di scavo e di ricerca. L’ultima e più consistente parte della mostra è affidata alla volontà di mettersi in viaggio del visitatore, attraverso paesaggi sempre diversi che incorniciano la nascita delle principali realtà etrusche: cinque sezioni per cinque Etrurie _ Meridionale, Campana, Interna, Settentrionale e Padana -, ciascuna di affascinanti temi e novità di scavo e di studio.
Oltre
al viaggio e alla statuaria, che sono i fili conduttori della mostra, ci sono
altri temi che definiscono e raccontano la civiltà del Rasna. Grandi fondatori
di città, a cui danno una strutturazione politica e urbanistica, sono anche
abili artigiani, che riversano nell’oggetto di uso quotidiano un’estetica ben
riconoscibile.
Si tratta di opere funzionali che hanno un’estetica fantastica, indice di come l’estetica dovrebbe appartenere alla vita quotidiana, e non essere solo dentro ai musei. Poi ancora la produzione artistica, i commerci e le relazioni culturali anche di orizzonte mediterraneo, la ritualità funeraria, che dice sempre moltissimo di una civiltà, il rapporto degli Etruschi con le altre realtà dell’Italia antica: questi sono i temi che si ritrovano passeggiando per le stanze della mostra.
Si tratta di opere funzionali che hanno un’estetica fantastica, indice di come l’estetica dovrebbe appartenere alla vita quotidiana, e non essere solo dentro ai musei. Poi ancora la produzione artistica, i commerci e le relazioni culturali anche di orizzonte mediterraneo, la ritualità funeraria, che dice sempre moltissimo di una civiltà, il rapporto degli Etruschi con le altre realtà dell’Italia antica: questi sono i temi che si ritrovano passeggiando per le stanze della mostra.
L’allestimento
colpisce per la sua leggerezza con i colori vivaci che rendono piacevole e
divertente il percorso molto ricco, che potrebbe risultare abbastanza pesante.
La parete di sinistra del primo salone, lunga una quarantina di metri, è
interamente rivestita di pannelli a specchio alti tre metri sui quali sono
inizialmente serigrafati i testi introduttivi e lo schema topografico
dell’Etruria. Poi, sempre su questa superficie riflessa, come in una linea del
tempo, sono scanditi i cinque periodi di formazione e sviluppo della civiltà
dall’età villanoviana fino alla romanizzazione.
Ogni periodo è anche raffigurato con elementi architettonici tipici (Capanna, palizzata, tumulo, tempio, tomba rupestre), stampati a grande dimensione e in successione lungo lo specchio. Un paesaggio nel tempo con immagini pop a forte contrasto grafico che riprendono la tonalità di ogni singolo periodo identificabile dalle vivaci tracce cromatiche di percorso sul pavimento. Dal rosso introduttivo si passa al giallo, poi al verde e all’azzurro fino al blu e viola conclusivo: colori primari astratti sostituiti da tinte terrose nella parte successiva e preponderante della mostra.
Ogni periodo è anche raffigurato con elementi architettonici tipici (Capanna, palizzata, tumulo, tempio, tomba rupestre), stampati a grande dimensione e in successione lungo lo specchio. Un paesaggio nel tempo con immagini pop a forte contrasto grafico che riprendono la tonalità di ogni singolo periodo identificabile dalle vivaci tracce cromatiche di percorso sul pavimento. Dal rosso introduttivo si passa al giallo, poi al verde e all’azzurro fino al blu e viola conclusivo: colori primari astratti sostituiti da tinte terrose nella parte successiva e preponderante della mostra.
Accompagna
la mostra il catalogo Electa con saggi dei curatori e studiosi del comitato
scientifico, saggi dedicati alle singole sezioni della mostra; un
approfondimento sui musei etruschi e un importante apparato dedicato alle opere
in mostra.
Maria
Paola Forlani
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