martedì 24 dicembre 2019

I Cieli in una stanza


I cieli i una stanza
Soffitti lignei a Firenze e
A Roma nel Rinascimento
“Questa stanza non ha più pareti
Ma alberi
Alberi infiniti
Quando sei qui vicino a me
Questo soffitto viola
No, non esiste più
Io vedo il cielo sopra noi
Che restiamo qui
Abbandonati
Come se non ci fosse più
Niente più niente al mondo”
(“Il cielo in una stanza”, G.Paoli, 1960)

Il soffitto metafora del cielo. Forme quadrate, rettangolari o ottagonali tutte riccamente decorate invitano i visitatori delle chiese e dei palazzi rinascimentali a sollevare gli occhi al cielo. Da elemento costruttivo nato per proteggere gli ambienti a ornamento che fonde nel suo insieme tutte le arti. Per la prima volta il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi dedica una mostra ad un singolo elemento architettonico.

Con questa mostra la Galleria degli Uffizi, che custodisce il maggior numero di disegni di soffitti rinascimentali, inizia a scrivere la storia. Del ricco patrimonio di disegni degli Uffizi è stata operata un’attenta selezione integrata da fogli del Louvre, del Museo Nazionale di Stoccolma, dalla Biblioteca di Storia dell’Arte e di Archeologia, dal Museo di Roma, dagli Archivi di Stato di Roma e di Firenze. Oltre trenta opere esposte tra disegni tecnici, di ornato e di figura, dipinti e altri manufatti preziosi e poco conosciuti che raccontano lo splendore dei soffitti lignei nel Rinascimento e come, per la loro realizzazione, pittura e scultura fossero strettamente connesse all’architettura.

La versatilità decorativa dei lacunari fu sfruttata fin dai tempi remoti, come testimoniano i monumenti classici, dal Partenone al Pantheon. Ad aprire la mostra, infatti, un rarissimo lacunare ligneo di età romana, per la prima volta esposto al pubblico, che conserva ancora tracce di colore, scoperto recentemente a Ercolano.


Il mondo antico modello delle arti nel Rinascimento è rappresentato anche dai magistrali disegni, mai esposti tutti insieme, di artisti, prevalentemente toscani (Giovanni da Udine e Zuccari, e degli architetti Sangallo e Dosio), che ritraggono gli spartimenti a stucco e pittura negli ambienti della Domus Aurea e di altri monumenti classici a Roma, a Tivoli e a Baia.

Il Rinascimento nei soffitti si annuncia in mostra con i colori e gli ornati classici di un Maestoso lacunare quattrocentesco in castagno (2 metri per 2 metri), appositamente restaurato per l’esposizione, intagliato dal fiorentino Giovannino de’ Dolci per il Salone del mappamondo di palazzo Venezia, su incarico del papa veneziano Paolo II Barbo le cui insegne sono scolpite al centro del lacunare.

Magnifico il progetto di Michelangelo per la Biblioteca Laurenziana, che evidenzia come la struttura geometrica dei soffitti a lacunari chiuda e completi la scatola prospettica dello spazio, gusto rinascimentale che ribadiscano Baldassare Peruzzi nel modello cartaceo per il rinnovamento di San Domenico a Siena e Vasari nel progetto per il Salone del Cinquecento.


Raffinati accordi geometrici trionfano anche nella stupefacente volta della Sala Regia in Vaticano di Antonio da Sangallo il Giovane.

Questo magistrale disegno custodito agli Uffizi, raramente esposto (formato da due fogli congiunti che compongono la proiezione ortogonale della maestosa volta) forniva agli artigiani le modalità costruttive per la combinazione di astroidi, ovati e ottagoni. I soffitti a lacunari si diffusero in Europa nel XVI secolo attraverso disegni e incisioni. Un ruolo chiave in tal senso lo svolsero le tavole incise su legno del Quarto Libro d’architettura di Sebastiano Serlio (1537).

Significativo, in mostra, l’’olio su tela di Giuseppe Bartolomeo Chiari (1654 – 1727) con la Gloria di san Clemente (1714 – 1715) con il titolo Santi che scappano.  Modello per l’omonimo affresco che orna la navata centrale della basilica di San Clemente a Roma, opera che costituisce una delle prove più riuscite di Giuseppe Bartolomeo Chiari. L’impaginazione per diagonali che ordina la composizione si esplica per gruppi figurati di nitida intelligibilità, disposti a fregio, quasi polemicamente evitando gli sfondi illusionistici del Barocco la cui spettacolare teatralità, il cui coinvolgente pathos si sciolgono in una grazia, in un’eleganza venata di edonismo che dilettano il riguardante.

M.P.F.




Nessun commento:

Posta un commento