I cieli i una stanza
Soffitti lignei a Firenze e
A Roma nel Rinascimento
“Questa
stanza non ha più pareti
Ma alberi
Alberi
infiniti
Quando sei
qui vicino a me
Questo
soffitto viola
No, non
esiste più
Io vedo il
cielo sopra noi
Che restiamo
qui
Abbandonati
Come se non
ci fosse più
Niente più
niente al mondo”
(“Il
cielo in una stanza”, G.Paoli, 1960)
Il
soffitto metafora del cielo. Forme quadrate, rettangolari o ottagonali tutte
riccamente decorate invitano i visitatori delle chiese e dei palazzi rinascimentali
a sollevare gli occhi al cielo. Da elemento costruttivo nato per proteggere gli
ambienti a ornamento che fonde nel suo insieme tutte le arti. Per la prima
volta il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi dedica una mostra ad
un singolo elemento architettonico.
Con
questa mostra la Galleria degli Uffizi, che custodisce il maggior numero di
disegni di soffitti rinascimentali, inizia a scrivere la storia. Del ricco
patrimonio di disegni degli Uffizi è stata operata un’attenta selezione
integrata da fogli del Louvre, del Museo Nazionale di Stoccolma, dalla
Biblioteca di Storia dell’Arte e di Archeologia, dal Museo di Roma, dagli
Archivi di Stato di Roma e di Firenze. Oltre trenta opere esposte tra disegni
tecnici, di ornato e di figura, dipinti e altri manufatti preziosi e poco
conosciuti che raccontano lo splendore dei soffitti lignei nel Rinascimento e
come, per la loro realizzazione, pittura e scultura fossero strettamente
connesse all’architettura.
La
versatilità decorativa dei lacunari fu sfruttata fin dai tempi remoti, come
testimoniano i monumenti classici, dal Partenone al Pantheon. Ad aprire la
mostra, infatti, un rarissimo lacunare ligneo di età romana, per la prima volta
esposto al pubblico, che conserva ancora tracce di colore, scoperto
recentemente a Ercolano.
Il
mondo antico modello delle arti nel Rinascimento è rappresentato anche dai
magistrali disegni, mai esposti tutti insieme, di artisti, prevalentemente
toscani (Giovanni da Udine e Zuccari, e degli architetti Sangallo e Dosio), che
ritraggono gli spartimenti a stucco e pittura negli ambienti della Domus Aurea
e di altri monumenti classici a Roma, a Tivoli e a Baia.
Il
Rinascimento nei soffitti si annuncia in mostra con i colori e gli ornati
classici di un Maestoso lacunare quattrocentesco in castagno (2 metri per 2
metri), appositamente restaurato per l’esposizione, intagliato dal fiorentino
Giovannino de’ Dolci per il Salone del mappamondo di palazzo Venezia, su
incarico del papa veneziano Paolo II Barbo le cui insegne sono scolpite al
centro del lacunare.
Magnifico
il progetto di Michelangelo per la Biblioteca Laurenziana, che evidenzia come
la struttura geometrica dei soffitti a lacunari chiuda e completi la scatola
prospettica dello spazio, gusto rinascimentale che ribadiscano Baldassare
Peruzzi nel modello cartaceo per il rinnovamento di San Domenico a Siena e
Vasari nel progetto per il Salone del Cinquecento.
Raffinati
accordi geometrici trionfano anche nella stupefacente volta della Sala Regia in
Vaticano di Antonio da Sangallo il Giovane.
Questo
magistrale disegno custodito agli Uffizi, raramente esposto (formato da due
fogli congiunti che compongono la proiezione ortogonale della maestosa volta)
forniva agli artigiani le modalità costruttive per la combinazione di astroidi,
ovati e ottagoni. I soffitti a lacunari si diffusero in Europa nel XVI secolo
attraverso disegni e incisioni. Un ruolo chiave in tal senso lo svolsero le
tavole incise su legno del Quarto Libro d’architettura di Sebastiano
Serlio (1537).
Significativo,
in mostra, l’’olio su tela di Giuseppe Bartolomeo Chiari (1654 – 1727) con la Gloria di san
Clemente (1714 – 1715) con il titolo Santi che
scappano. Modello per
l’omonimo affresco che orna la navata centrale della basilica di San Clemente a
Roma, opera che costituisce una delle prove più riuscite di Giuseppe Bartolomeo
Chiari. L’impaginazione per diagonali che ordina la composizione si esplica per
gruppi figurati di nitida intelligibilità, disposti a fregio, quasi
polemicamente evitando gli sfondi illusionistici del Barocco la cui
spettacolare teatralità, il cui coinvolgente pathos si sciolgono in
una grazia, in un’eleganza venata di edonismo che dilettano il riguardante.
M.P.F.
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