Imago splendida.
Capolavori di scultura lignea a Bologna
dal Romanico al Duecento
La mostra
organizzata presso il Museo Civico Medievale, aperta fino all’8 marzo, in
collaborazione con la Curia Arcivescovile di Bologna, l’Università di Bologna e
la Fondazione Giorgio Cini di Venezia è incentrata sull’affascinante e poco
studiata produzione scultorea di Bologna tra XI e XIII secolo.
L’esposizione,
curata da Massimo Medica e da Luca Mor, ed è l’occasione per presentare per la
prima volta alcuni rarissimi capolavori lignei della città, alcuni dei quali
restaurati per l’occasione.
Tali opere,
principali grandi crocifissi, consentono di fissare una nuova tappa verso la comprensione
dei modelli di riferimento nella Bologna di quel tempo.
Qui, del resto, il
Medioevo fu animato da un fiorente clima multiculturale, favorito sia dalla
posizione strategica della città sulla Via Emilia, quindi tra gli Appennini e
le direttrici verso l’Oltralpe, sia per la nascita nel tardo XI secolo di una
celebre scuola giuridica.
Una realtà così
cosmopolitica garantì un impulso costante per i contatti internazionali,
l’indotto dei commerci, lo sviluppo urbano e, non ultime, le commissioni artistiche,
tra cui quelle di arredi liturgici e tesori ecclesiastici destinati a
soddisfare le crescenti esigenze devozionali. Oggi però di questi manufatti
rimane assai poco, come documenta la scultura lignea medievale che, a causa
della deperibilità del materiale, a Bologna conta soltanto pochi esempi secondo
una tendenza che accomuna tutti i grandi centri italiani.
Ciò rende ancora
più emblematico il valore delle testimonianze locali superstiti che per lo più
si caratterizzano di esempi monumentali di elevata qualità esecutiva. Basti
menzionare il superbo gruppo della Crocefissione che campeggia nella Cattedrale
di San Pietro (tra i più antichi in Italia ancora completi delle figure dei
Dolenti), del tutto isolato nel panorama emiliano-padano ed esito credibile di
una bottega alpina itinerante specializzata nella lavorazione del legno che
realizzò l’opera entro 1184, anno di consacrazione della nuova chiesa avvenuta
alla presenza di papa Lucio III.
Le novità del
Duecento trovano invece riscontro in un pregevole gruppo di sculture
stilisticamente omogenee che raffigurano il Christus Triiumphans, ormai pervase
da un naturalismo gotico modulato in virtù dell’iconografia più o meno
arcaizzante.
Si tratta del Crocifisso ancora poco conosciuto della chiesa della
Santa Maria Maggiore, che oggi ritorna all’antico splendore dopo l’importante
restauro finanziato dal Comune di Bologna; del crocifisso nelle Collezioni
Comunali d’Arte, riallestito nel corso del Trecento su una croce dipinta da
Simone dei Crocifissi; nonchè del Crocifisso pervenuto dalla raccolta d’arte
della Fondazione Giorgio Cini a Venezia.
L’identificazione
di questa importante bottega e l’occasione di esporre insieme le sue opere
costituisce pertanto una circostanza pressochè irripetibile, non solo per rendere
noti i preziosi dati di restauro e per cercare di approfondire il tema dello
spazio liturgico a Bologna tra XII e XIII secolo
(anche grazie all’esposizione
di coeve croci dipinte), ma anche per misurare in dettaglio gli originalissimi
effetti locali d’Oltralpe, mediate nel capoluogo emiliano attraverso la
circolazione di “arti minori”
(in mostra sono esposti alcuni pezzi preziosi codici miniati ed altri oggetti liturgici) ed eruditi stranieri, sia dall’influsso di quelle toscane che proprio in città manifestarono episodi di primo piano come la famosa Arca marmorea di San Domenico, realizzata per la chiesa omonima da Nicola Pisano e aiuti (1264 – 1267).
M.P.F.
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