Pietro Aretino
E l’Arte nel Rinascimento
Nell’aula
magliabechiana della Galleria degli Uffizi, si è aperta la prima mostra in
assoluto dedicata al poliedrico intellettuale del Cinquecento Pietro Aretino:
in esposizione oltre 100 opere tra dipinti, sculture, scritti, oggetti
preziosi. Mostra a cura di Anna Bisceglia, Matteo Ceriana e Paolo Procaccioli, aperta
fino al 1 marzo 2020.
“io non son
cieco ne la pittura, anzi molte volte e Raffaello, e Fra Bastiano [ del Piombo ], e Tiziano si sono attenuti al giudizio mio.
Perché io conosco parte de gli andari antichi e moderni”.
Dalle Lettere di
Pietro Aretino
Fu poeta,
commediografo, drammaturgo, sferzante penna satirica, consigliere di potenti,
talent scout di grandi artisti: Pietro Aretino (Arezzo, 1492 – Venezia, 1556), oggi
noto principalmente per i suoi celeberrimi quanto scandalosi Sonetti
lussuriosi, è stato, nei fatti, una delle voci culturali più autorevoli del
Cinquecento, un condottiero Giovanni dalle Bande Nere, del cardinale Giulio de’
Medici, che lo portò a Roma alla corte di Papa Leone X, e di maestri come
Tiziano, Raffaello, Parmigianino, che lo ritrassero nelle loro opere e con i
quali intratteneva fitte e appassionate corrispondenze epistolari.
Alla poliedrica
figura di Aretino, anticipatore (per stessa, ammissione di Giorgio Vasari)
della storia e critica dell’arte come disciplina autonoma. Il percorso
espositivo racconta la vita e lo spirito di Aretino nei luoghi simbolo del
Rinascimento, dove egli visse ed esercitò la sua grande influenza sul fervido
mondo culturale della prima metà del Cinquecento: la Roma dei papi Medici, la
Mantova dei Gonzaga, la Venezia del doge Gritti, la Firenze dei duchi
Alessandro e Cosimo I, ma anche Urbino, Perugia, Arezzo, Milano.
Ad aprire la
mostra è il Ritratto di Pietro Aretino, uno dei capolavori di Tiziano:
conservato nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti, si trova a Firenze dal
1545, anno in cui fu donato dallo stesso letterato al duca Cosimo de’ Medici.
Opere celeberrime testimoniano alcuni tra i primi momenti della vita di Pietro,
dagli esordi tra Arezzo e Perugia, all’approdo alla corte pontificia a Roma,
dove entra in contatto con Raffaello (in esposizione il Ritratto femminile prestato dal Museo di Strasburgo e un
arazzo dei Musei Vaticani), fino al trasferimento nel nord Italia, a Mantova
prima, infine a Venezia, rappresentata soprattutto da altre opere di Tiziano,
tra le quali lo Stendardo della Resurrezione, prestito della Galleria delle
Marche.
Da segnalare poi
la rassegna dei ritratti dei potenti con i quali Aretino fu in contatto (tra
questi, anche il busto in bronzo di Carlo V opera di Leone Leoni dal Louvre), e
la sezione finale della mostra, intitolata “Imago Petri” e focalizzata sulla
efficace promozione visiva che Aretino seppe fare della sua figura, con una
attenta strategia di marketing comunicativo: dipinti, medaglie, stampe, libri
oggetti di uso “griffati” con il suo nome ed il suo volto, quasi una sorta di
‘linea’, grazie alla quale il sagace intellettuale toscano riuscì far conoscere
se stesso e la propria immagine.
Protagonista di questa parte dell’esposizione
è il ritratto del Kunstmuseum di Basilea recentemente attribuito a Tiziano, in
cui Aretino appare assai giovane, con in testa un copricapo allora assai di
moda, lo ‘scuffiotto’. Di origini umili (era figlio di un calzolaio e di una
cortigiana) Aretino ebbe a Perugia una formazione artistica e, per qualche
tempo, coltivò velleità di carriera nell’ambito della pittura. Il suo vero,
grande talento naturale fu però la scrittura, che praticò in varie forme a partire
dei poemetti satirici (le Pasquinate), fino a comporre, nel 1526, i Sonetti
lussuriosi, caratterizzati contenuti esplicitamente pornografici che lo resero
immediatamente famoso tra i suoi contemporanei.
In mostra si
possono ammirare le pagine dell’edizione originale (illustrata a Venezia su
ispirazione dei disegni eseguiti dall’allievo più talentuoso di Raffaello
Sanzio, Giulio Romano), miracolosamente scampata ai roghi di successive messe
all’indice da parte della censura e poi appartenuta anche al figlio del
compositore e musicista Arturo Toscanini. Una ricca selezione epistolare
testimonia poi l’altra grande novità della produzione di Aretino, costituita
dall’immenso corpus di oltre 4000 lettere attraverso le quali l’intellettuale
toscano ebbe modo di parlare e condividere le proprie idee con i principali
protagonisti della sua epoca.
Nella loro caratteristica di storia in presa
diretta, le Lettere – per la prima volta redatte pubblicate
e diffuse a una crescente platea di lettori – sono un colossale giornale ante
litteram, in cui i pensieri dell’Aretino sulle arti assumono l’aspetto di vere
e proprie recensioni, ponendosi dunque alle basi della nascita della moderna
storia e critica dell’arte. Pietro infatti fu amico e corrispondente di alcuni
tra i maggiori artisti del tempo, come Raffaello, Michelangelo, Parmigianino,
Sebastiano del Piombo, Tiziano, Tintoretto e Jacopo Sansovino. Il costante
confronto con questi personaggi gli fornì gli strumenti necessari per comprendere
i segreti, raccontarli al suo pubblico e sviscerarne vari aspetti, stili e
caratteristiche.Fu così che potè intuire, come un vero e proprio talent scout, le capacità dei giovani più dotati sulla piazza, quali Leone Leoni, Tintoretto, Danese Cattaneo e di promuoverli sulla scena internazionale grazie alla autorevolezza della sua parola.
La mostra include
un ‘cammeo’ cinematografico: per rendere omaggio alla profonda amicizia tra
Aretino e Giovanni dalle Bande Nere, vengono proiettati segmenti del ‘Mestiere
delle armi’, film di Ermanno Olmi dedicato alla figura del grande condottiero
mediceo, nel quale l’intellettuale, interpretato dall’attore Sasa Vullicevic,
svolge il ruolo del narrante e compare in numerose scene.
M.P.F.
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