sabato 21 dicembre 2019

La Collezione Franco Farina Arte e Avanguardia a Ferrara 1963/1933




Se un giorno si farà la storia delle attività espositive in Italia, nell’ambito dell’ente pubblico e relativamente all’arte contemporanea, un capitolo di essa dovrà riguardare Franco Farina, forse il caso più perspicuo nel corso degli anni Settanta.
Renato Barilli, 1993 


Tra gli anni Sessanta e Novanta Ferrara vive una stagione memorabile, che la vede imporsi quale polo di richiamo internazionale nel panorama culturale del secondo Novecento. Complice, la personalità di Franco Farina alla direzione delle Civiche Gallerie d’Arte Moderna, la cui instancabile attività espositiva ha conferito alla città un ruolo centrale nella promozione e divulgazione dell’arte contemporanea europea e d’oltreoceano.

Del fermento di quegli anni rimane testimonianza nella collezione di opere d’arte appartenuta al brillante direttore, scomparso nel 2018, che aveva espresso l’intenzione di consegnare alla pubblica fruizione il frutto di un lavoro inteso in primo luogo come servizio d’informazione rivolto ai cittadini. Dando seguito alla volontà di Farina, la storica direttrice del Centro Video Arte Lola Bonora ha donato al Comune di Ferrara e alle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea un ampio nucleo di opere del marito, arricchendo le collezioni civiche non solo in termini artistici ma anche di una preziosa memoria personale.

Questa mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea e in collaborazione con l’Università di Ferrara, presenta per la prima volta al pubblico un’ampia selezione della collezione e rievoca una straordinaria programmazione espositiva, scandita da quasi 1.000 rassegne in trent’anni, e l’effervescente clima culturale di quegli anni.

Per questa ragione la mostra è stata immaginata come un racconto cronologico arricchito dal dialogo con opere delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, manifesti e inediti materiali d’archivio, carteggi selezionati dalle corrispondenze con alcuni personaggi influenti dell’epoca – Franco Solmi, Maurizio Calvesi e Janus tra gli interlocutori principali- e con altre importanti realtà culturali quali la Galleria Sonnabend a Parigi, il Cavallino a Venezia e la galleria di Arturo Schwartz a Milano, tracciano la rete di relazioni del direttore. Articoli di giornale, documentazione fotografica delle inaugurazioni e degli allestimenti, video e lettere tra Franco Farina e gli artisti, integrano ulteriormente la mostra e gettano un ponte sull’affascinante passato di un’istituzione pubblica.

Come prologo una scelta di allestimento non convenzionale restituisce l’estetica dell’abitazione di Farina, ricreando attraverso la disposizione affastellata delle opere un ambiente intimo, un moderno cabinet d’amateur.
Così come nello studio del direttore, in questo luogo lo sguardo va aguzzato per scorgere anche le opere più piccole: disegni di Giovanni Boldini, Carlo Carrà, Felice Casorati, Mario Sironi, Aroldo Bonzagni e Filippo de Pisis, una litografia colorata a mano raffigurante Ettore e Andromaca e un bronzetto argentato per le Muse inquietanti di Giorgio de Chirico, Giuseppe Virgili, Franco Gentilini e una particolarissima serigrafia di Alberto Burri.

La prima “presenza” evocata in mostra è quella di Emilio Vedova, uno dei maggiori esponenti dell’informale italiano e protagonista della monografia allestita a Palazzo dei Diamanti già nel 1968, attraverso un nucleo di litografie.
Il percorso prosegue, sul fronte surrealista e Dada, con Contemplation de l’abîme di André Masson e il bozzetto in ferro e bronzo per il Monumenta au peintre inconnu di Man Ray, poi innalzato nel giardino di Palazzo Massari.
Una parete allestita a quadreria presenta poi le opere di alcuni protagonisti della mostra I pittori italiani dopo il Novecento organizzata a Palazzo dei Diamanti nel 1970.

Tra i momenti salienti dell’attività espositiva ferrarese nel corso degli anni Settanta vi sono le rassegne dedicate al surrealista cileno Sebastian Matta e a Enrico Baj, cofondatore del Movimento Nucleare e vicino al Surrealismo.
Una letterale “rimessa in azione” di due mostre organizzate a Palazzo dei Diamanti negli anni Settanta è stata attuata in due sale del Padiglione d’Arte Contemporanea. Grazie alla considerevole quantità di opere delle rassegne conservate nelle raccolte civiche e alla ricca documentazione analizzata, è stato possibile individuare in queste esposizioni alcuni aspetti cardine della programmazione culturale di Farina: la reinterpretazione della tradizione, la circuitazione delle iniziative sul territorio e una chiara concezione didattica dell’attività espositiva.

Nella collettiva Omaggio all’Ariosto del 1974 – parte delle manifestazioni a tema ariostesco in occasione del quinto centenario della nascita del poeta – campeggiano i Due cavalli di Giorgio de Chirico e la maquette realizzata appositamente per l’occasione da André Masson.
La retrospettiva Diversi aspetti dell’arte esatta del 1977 comprende invece artisti impegnati nell’arte minimalista e della pittura analitica.

Alla direzione di Franco Farina si deve il merito di aver portato in Italia l’opera recente dei massimi protagonisti internazionali del New Dada e della Pop Art. Risale al 1975 Ladies and gentlemen, la personale di Andy Warhol ai Diamanti, evento memorabile di cui sono testimonianza le provocatorie serigrafie, l’autografo dell’artista statunitense e l’intervista di Franco Farina e Janus.

Il percorso continua con l’astrattismo, le esperienze di arte concettuale e le ricerche dello Spazialismo. Alcune mostre collettive e monografiche degli anni Ottanta, tra le quali Un’idea meccanica del 1984, riuniscono uno sfaccettato gruppo di artisti. Rappresentativa dell’indole di Farina è Integrazione sull’arte, la grande tenda concettuale realizzata dall’artista franco-argentina Lea Lubljn, che per decenni rimase affissa nello studio di Palazzo dei Diamanti.
Una sezione dedicata a Mario Schifano, fondamentale interprete della scena pop italiana, conclude il percorso offrendo una sintesi della lunga presenza dell’artista nella programmazione espositiva di Palazzo dei Diamanti.

Tra gli amici che hanno accompagnato il lungo cammino di Franco Farina con entusiasmo e come dono prezioso è stata la figura di don Franco Patruno. Resta straordinaria la bella intervista, fatta dal sacerdote al direttore di Palazzo dei Diamanti per l’Osservatore Romano nel Marzo 2000 dal titolo “Provincialismo: un pericolo che insidia la conoscenza dell’Arte”.
Per Franco Farina fu quasi un testamento affettuoso
Patruno chiede: “Non è forse vero che il tuo sentire, direi anche il tuo linguaggio sono religiosi?”.
Farina risponde: “A mio modo mi sento non solo religioso in senso generico, ma cristiano. So apprezzare, anche se lo manifesto raramente, la gratuità di un amicizia, la grazia di ciò che è donato senza il do ut des.”


M.P.F.

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