L’Arte di Francesco
Capolavori d’arte e terre d’Asia dal
XIII al XV secolo
Su cosa Francesco sapesse
dell’Oriente, possiamo fare solo ipotesi e supposizioni. Anzitutto racconti di
pellegrini e di mercanti. È probabile che avesse da ragazzo
e da giovane sentito predicare la crociata: ma l’immagine che i predicatori
popolari davano dell’Islam non era certo fra le più lusinghiere. Ma la
tradizione cavalleresca, quella legittimata dal romanzo d’avventura – e
Francesco ne conosceva i racconti, parlava un linguaggio un po’ diverso: quello
dell’Oriente mussulmano come il luogo della magia, del meraviglioso, e dei
guerrieri dell’Islam come uomini fieri ma prodi e sovente cortesi. Riguardo al
viaggio di Francesco in Oriente, è verosimile che sia partito da Ancona, alla
fine del giugno 1219, e che si sia diretto ad Acri per prendere anzitutto
contatto con i suoi che erano là e anche per averne notizie sulla crociata.
Le vicende dell’incontro tra
Francesco e al-Kamil sono narrate, in modo diverso, da alcune fonti crociate e
dalle fonti francescane. La testimonianza più sicura, riguardo al suo arrivo
sul teatro di guerra e alle cose che vi compì, resta quella di Giacomo di
Vitry, vescovo d’Acri:
“E non soltanto i cristiani, ma perfino i saraceni e gli altri uomini
avvolti ancora nelle tenebre dell’incredulità, quando essi (i Minori) compaiono per annunziare intrepidamente
il vangelo, si sentono pieni di ammirazione per la loro umiltà e perfezione e
volentieri e con gioia li accolgono e li provvedono del necessario.
Noi abbiamo potuto vedere colui che è il primo
fondatore e il maestro di questo ordine, al quale obbediscono tutti gli altri
come a loro superiore generale: un uomo semplice e illetterato, ma caro a Dio e
agli uomini, di nome frate Francino (sic).
Egli era ripieno di tale accesso di amore e di fervore
di spirito che, venuto nell’esercito cristiano, accampato dinanzi a Damiata in
terra d’Egitto, volle recarsi intrepido e munito dello scudo della sola fede
nell’accampamento del sultano d’Egitto. Ai saraceni che lo avevano fatto
prigioniero lungo il tragitto ripeteva: <<Sono cristiano, conducetemi
davanti al vostro signore>>. Quando gli fu davanti, osservando l’aspetto
di quell’uomo di Dio la bestia crudele si sentì mutata in uomo mansueto e per parecchi giorni
l’ascoltò con molta attenzione, mentre predicava Cristo dinnanzi a lui e ai
suoi. Poi preso dal timore che qualcuno dei suoi si lasciasse convertire al
Signore dall’efficacia delle sue parole e passasse all’esercito cristiano, lo
fece ricondurre con onore e protezione nel nostro campo; e, mentre lo
congedava, gli raccomandò: <<Prega per me, perché Dio si degni mostrarmi
quale legge e fede gli è più gradita>>.
Organizzata dalla Galleria
dell’Accademia, in collaborazione con l’Ordine dei Frati Minori, e ideata scientificamente
con la commissione Sinica (Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani,
Pontificia Università Antonianum di Roma), la mostra
“L’arte di Francesco.
Capolavori d’arte e terre d’Asia dal XIII al XV secolo” aperta fino al 11
ottobre 2015, a
cura di Angelo Tartuferi e Francesco D’Arelli
(catalogo Giunti), propone ai massimi livelli qualitativi la produzione
artistica di diretta matrice francescana
(pittura, scultura, arti suntuarie) dal Duecento al Quattrocento e, nel
contempo, di porre in evidenza la straordinaria attività evangelizzatrice dei
francescani in Asia, dalla Terra Santa alla Cina, rievocandola con oggetti di
eccezionale importanza storica e incomparabile suggestione. Tra questi, il
corno ritenuto tradizionalmente quello donato al Santo dal Sultano d’Egitto
al-Malik nel 1219 a
Damietta (Egitto) in occasione del loro incontro e conservato in Assisi nella
Cappella delle reliquie della basilica di san Francesco.
In mostra la parte
pittorica è esaltata dall’opera di Giunta
di Capitano, il primo pittore ufficiale dell’Ordine francescano, la cui
influenza si estese nella prima metà del Duecento in vaste aree dell’Italia
centrale e fino in Emilia. Il grandissimo artista, il primo pittore “nazionale”
della storia dell’arte italiana, ricoprì il ruolo d’interprete della
spiritualità francescana che poi sarà assolto da altre due altissime
personalità, Cimabue e Giotto.
Di particolare interesse si
rivela la sezione che ospita alcune fra le più antiche immagini devozionali del
santo di Assisi, che tramandano gli episodi più famosi della sua agiografia.
Tra gli artisti presenti in mostra figurano il Maestro di San Francesco e il Maestro dei Crocifissi francescani, due
protagonisti di primo piano della pittura su tavola e in affresco, nel corso
del XIII secolo. Un grande affresco staccato dalla chiesa di san Francesco a
Udine di cultura tardogotica introduce il visitatore alla straordinaria vicenda
umana del Beato Odorico da Pordenone (1286-1331),
che intraprese intorno al 1314 un viaggio incredibile, sostenuto dal fervore
missionario che lo porterà in Asia Minore, per incontrare poi i
Mongoli della dinastia Yuan (1279-1368) negli anni 1323-28, e in India.
Rientrato in patria dopo un
viaggio rocambolesco Odorico riferì al Papa lo stato delle missioni in Oriente
in una dettagliata Relatio.
La vicenda di Odorico da Pordenone fu solo una
delle ultime dell’epoca francescana in Asia orientale, generata dall’impulso
stesso dell’azione di Francesco e iniziata nel 1245 con Giovanni da Pian del Campione, culminata con Giovanni da Montecorvino, consacrato vecovo di Khanhbaliq
(Pechino). Altrettanto significativo ed essenziale è il nucleo di attestazioni
(documenti d’archivio e reperti archeologici), proveniente dal Museo della Custodia di Terra Santa (Gerusalemme)
e dal Museo della Basilica
dell’Annunciazione di Nazareth, che
illustra il contesto artistico in cui si trovarono ad operare i Francescani.
Tornando ai capolavori d’arte
ispirati dall’impulso di Francesco specialmente in ambito italiano, nel corso
della prima metà del Trecento si colloca l’attività di uno dei più grandi
pittori dell’epoca, il Maestro di
Figline, che quasi certamente fu un membro dell’Ordine francescano, uno dei
seguaci più alti e originali della cultura giottesca. Anche in piena epoca
rinascimentale la committenza dell’Ordine francescano produrrà effetti di
rilevanza straordinaria, avvalendosi dei massimi artisti del tempo, quali Carlo Crivelli, Antoniazzo Romano e
Bartolomeo della Gatta.
Non meno importante e ricco di capolavori si
presenta il versante della scultura di origine francescana, che annovera
personalità del calibro di Nicola
Pisano, Nino Pisano, Domenico di Niccolò dei Cori e Andrea della Robbia.
Francesco quando spirò era in
perfetta letizia.
Era il 3, sabato, al tramonto. Secondo le ore
liturgiche cominciava la domenica,
il giorno del
Signore.
Le allodole, che amavano la luce, si alzarono allora
in volo.
A stormo presero a volare a bassa quota sopra il tetto
dell’edificio nel quale egli giaceva: e, girando in cerchio, cantavano.
Franco Cardini (Francesco d’Assisi) 1989
Maria Paola Forlani
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