Il Nettuno:
Architetto delle Acque
Bologna
L’Acqua per la città
Tra Medioevo
e Rinascimento
In occasione
della fine dei restauri alla fontana del Nettuno, Fondazione Carisbo e Genus
Bononiae. Musei della Città presentano negli spazi dell’Oratorio e del Museo di
Santa Maria della Vita, la mostra Il Nettuno: architetto delle acque. Bologna,
l’acqua per la città tra Medioevo e Rinascimento, a cura di Francesco
Ceccarelli ed Emanuela Ferretti. (catalogo Bononia University Press).
La mostra,
realizzata con il coinvolgimento del Dipartimento di Architettura
dell’ Università degli studi di Bologna,
racconta al pubblico per la prima volta uno dei capitoli più affascinanti della
storia della città di Bologna, quello della costruzione del sistema delle
fontane pubbliche negli anni del rinnovamento del centro cittadino da parte di
Papa Pio IV.
La fontana del Nettuno è il monumento iconico, che conclude
una straordinaria stagione di interventi architettonici e idraulici di
grandiosa portata, che ancora oggi qualificano l’area centrale della città e i
suoi spazi pubblici.
L’acqua
tornata a zampillare dopo i recenti lavori di restauro, è l’elemento principale
della fontana. I meccanismi nascosti dietro al suo funzionamento, svelano una
storia idraulica complessa e segreta, composto da un reticolo di acquedotti,
canali e condotte che disegnano la città sotterranea, contribuendo a delineare
un passaggio tanto invisibile quanto sorprendente.
L’invenzione
di Bologna città delle acque, trova
un significativo fondamento nei progetti del Cinquecento, realizzati proprio
per sottolineare lo stretto collegamento tra città e acque. Il progetto
espositivo in Santa Maria della Vita illustra, attraverso l’esposizione di opere,
documenti e materiali selezionati, la genesi progettuale e gli sviluppi del
sistema idraulico della fontana del Nettuno, partendo dal medioevo e
dall’antichità romana fino ad arrivare agli interventi infrastrutturali
rinascimentali.
La mostra
illustra la storia idraulica bolognese, partendo dall’acquedotto romano di Bononia
dal sistema idraulico a servizio della città medievale, con il canale di Reno, la Chiusa di
Casalecchio, i canali urbani e i mulini, i pozzi pubblici e privati, fino a
giungere ai grandi interventi infrastrutturali rinascimentali.
Per
documentare le vicende medievali è stata esposta, tra gli altri la copia
autentica della cosiddetta Secchia
rapita, normalmente contenuta nella torre della Ghirlandina, sottratta nel
1325 a un pozzo bolognese in seguito alla battaglia di Zappolino e che dopo
settecento anni ritorna simbolicamente a Bologna grazie al prestito concesso
dai Musei Civici di Modena allo scopo di testimoniare l’importanza che l’acqua
svolgeva nella vita quotidiana della città nel medioevo al punto da assurgere a
prezioso trofeo di battaglia.
I pezzi
selezionati per l’esposizione sono: statue, modelli, dipinti, disegni,
incisioni e altro materiale grafico, libri, documenti archivistici provenienti
da collezioni pubbliche e private, locali e nazionali.
Il percorso
inizia con Statua di Ninfa elemento di
fontana III sec. D. C.
La statua
rappresenta una figura femminile, priva di testa, sdraiata sul fianco sinistro,
le gambe incrociate l’una sull’altra, con avambraccio sinistro appoggiato su un
grande vaso reclinato e il braccio destro, mancante, disteso sulla coscia, come
lascia intendere l’area di frattura ben visibile in prossimità del ginocchio.
Il volto doveva essere di prospetto rispetto allo spettatore. La figura è
vestita di una leggera tunica, dalla quale traspaiono le forme del busto e dei
fianchi, e di un himation, che avvolge le gambe e si allunga fino a coprire il
braccio del vaso. L’ampio foro che attraversa longitudinalmente il vaso rende
sicura l’attribuzione di questa scultura ad una fontana o ad un ninfeo.
Di grande
fascino sono l’acquaforte di Nicolaus di Hogenberg “Cavalcata
trionfale di Carlo V e Clemente VII (Londra,
British Museum) e l’incisione di
Frans Hogenberg “Festeggiamenti in
occasione di Carlo V a Bologna nel 1530 “ (Berlino, Staatsbibliothek).
Al di là del
fondamentale significato storico e politico, la cerimonia di incoronazione di
Carlo V a Bologna del 1530 si pone tra gli eventi più singolari anche per la
storia dell’arte europea. Un <<celeberrimo trionpho>> che –
incrociando la tradizione del cerimoniale, le consuetudini dell’effimero e
rinnovate strategie comunicative – costituisce uno dei più riusciti esperimenti
di unità delle arti visive mai condotti nel Cinquecento. Nell’ottica della
falsificazione dei luoghi, trasformando, magicamente e simbolicamente, Bologna
in Roma.
In piazza Maggiore lo spettacolo organizzato dal cerimoniere
pontificio il 24 febbraio travalicò i confini del visivo per sfociare in una
manifestazione dal carattere sinestetico. Al pubblico, infatti, non fu offerta
solo l’ammirazione del corpo del re mediante la celebre passerella che univa San
Petronio a palazzo Comunale, ma anche degustazione di cibo e vino. Nell’area
antistante palazzo del Podestà, fra le ultime due campate verso palazzo
d’Accursio, fu allestita infatti una scena memorabile, quasi un apparato
performativo: un’équipe di cuochi imperiali era intenta alla cottura di un
enorme bue dalle corna dorate farcito di cacciagione mentre dalla balaustra
soprastante veniva lanciato del pane e a terra una fontana stillava, fino a
notte inoltrata, vino bianco e rosso.
Con rara
maestria e vivace enfasi descrittiva, questa porzione di festa è evocata nel
documento figurativo ufficiale di marca asburgica destinato a veicolare pace e
unità tra papa e imperatore: l’acquaforte in 40 fogli raffigurante la Cavalcata trionfale di Carlo V e Clemente
VII, realizzata nel 1530 quasi certamente per Margherita d’Austria. La
serie si conclude proprio con le notazioni di costume relative alla fontana,
alla cottura del bue farcito e ai soldati imperiali che distribuiscono cibo al
popolo. La scena della fontana, in particolare, è di rara felicità narrativa e
rende bene il tumulto che si dovette creare.
La mostra si
conclude con il dipinto Fontana del
Nettuno di Giovanni Boldini, opera acquistata dalla Fondazione Cassa di
Risparmio in Bologna nel 2007, è una delle rarissime vedute bolognesi del
pittore ferrarese, realizzata durante il viaggio in Italia del 1910, quando
lasciata Parigi per Venezia fece tappa a Bologna per visitare la sorella
Veronica che risiedeva in città. Nella veduta è visibile sullo sfondo la
facciata del palazzo Re Enzo su piazza Nettuno prima dei restauri rubbianeschi.
Pur appartenendo alla tarda attività di Boldini, si tratta di un’opera di
altissima qualità pittorica percorsa da un segno vivace che, attraverso
studiati colpi di pennello, sembra dissolvere in puro movimento ogni forma.
Maria Paola
Forlani
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