Henri Foucault. Corpi Splendenti
Corpi splendenti porta a Palazzo dei Diamanti le opere di Henri Faucault, affermato
scultore e fotografo francese.
La mostra, curata
da Dominique Paini, si pone in dialogo con Boldini e la moda, l’esposizione
dedicata al pittore ferrarese che è stato uno dei più celebri ritrattisti della
Belle Ėpoque. Il
progetto rientra infatti nella programmazione della rassegna d’arte
contemporanea Offside, ideata da Maria Luisa Pacelli, che mette in relazione il
lavoro di artisti contemporanei con l’opera di maestri del passato per offrire
uno sguardo attuale su temi e movimenti storicizzati.
Henri Foucault
riflette sulla luce e sulla relazione tra superficie e materia, fondendo
linguaggi espressivi diversi. Egli infatti interroga la scultura a partire dal
mezzo in apparenza ad essa più lontano: la fotografia. L’immagine fotografica
nasce quando la luce colpisce una superficie e, al contrario delle arti
plastiche, il supporto sul quale essa si fissa è quasi ininfluente. Ed è
proprio a partire dalla traccia luminosa che Foucault si dedica alla
ricostruzione del modellato, del volume.
Abolendo ogni
intento aneddotico, l’artista si concentra sul suo soggetto prediletto, il
corpo femminile, che diviene una forma pura, una sorta di planimetria che non
ha nulla di decorativo. Solo in un secondo momento Faucoult interviene sul
fotogramma e decora le immagini con materiali tratti dalla couture, come
cristalli Swarovski o punte di spillo.
I corpi
splendenti nascono, quindi, dal paziente lavoro con cui l’artista veste con una
miriade di frammenti scintillanti
diafane silhoutte
femminili, che diventano volume, materia. In contrasto con l’atto scultoreo per
eccellenza – la – sottrazione, -
Foucault dà forma all’atto fotografico grazie agli elementi aggiunti alla
pellicola: ciò che brilla e luccica crea volumi mutevoli, variazioni
cristalline, palpitazioni della carne rivelate grazie alla luce. Il suo
processo creativo ha una tangenza ideale con la pittura di Boldini, impegnato
anch’egli a plasmare le pose delle sue “divine” e a creare una relazione
dinamica con lo spazio e lo spettatore, attraverso la raffigurazione di sete
scintillanti, di vortici di colore, i vibranti pennellate in cui i corpi
sembrano scomparire.
Tra le opere in mostra a Ferrara, è presente anche una
produzione originale ispirata ad un dipinto di Boldini esposto a Palazzo dei
Diamanti, l’Amazzone (c. 1879-80), Milano, Galleria d’Arte Moderna), un quadro
la cui composizione ha una valenza quasi fotografica ‘congelata’ rispetto ad
altre opere del ferrarese in cui il movimento sembra essere inarrestabile. Ed è
proprio questa fissità ad avvicinare il lavoro certosino di Foucaul al
turbolento pennello di Boldini: per entrambi in ultima analisi il corpo non ha
più confini, liberato in un caso dalla luce, nell’altro dal movimento.