La pratica artistica di Mirka Rottenberg combina video e
installazioni anche se l’artista intende le proprie opere come sculture. I
dettagli dei film, come i soffitti abbassati, gli oggetti di scena, i percorsi
obbligati, gli spazi angusti, le scatole di cartone e le pareti divisorie
costituiscono parte integrande delle opere. L’intenzione è includere lo
spettatore, renderlo consapevole del proprio corpo in relazione a ciò che lo
circonda quando si addentra nel suo mondo. I processi di produzione sono
l’obbiettivo centrale dell’attenzione dell’artista che, invece di concentrarsi
sui prodotti, indaga su come il lavoro dei nostri corpi viene trasformato in
oggetto. La descrizione dell’oggetto e del suo potenziale commerciale è
svuotata di significato: i personaggi del suo video producono cose banali,
assurde e apparentemente inutili.
Molte delle opere in mostra al MAMbo inscenano catene di
montaggio azionate da donne il cui corpo, lontano dai canoni convenzionali di
bellezza, gioca il doppio ruolo di strumento e di materia prima. L’estetica
della vita quotidiana assume un nuovo significato poiché ci mostra una catena
di produzione e di consumo che è familiare e intuitivamente inquietante, ma
allo stesso tempo si scaglia contro la nostra cultura corporea deformata. Con
le sue narrazioni uniche, spensierate e assurde, Rottenberg crea arte che è al
tempo stesso seria e stimolante, ma anche liberatoriamente
La mostra al MAMbo, a cura di Lorenzo Balbi (aperta fino al
19 maggio 2019) è la prima personale in Italia dedicata a Mirka Rottenberg. Per
l’occasione il museo, in collaborazione con Kinsthaus Brebenz e Goldsmiths
center for Contemporanei Art London, ha sostenuto la produzione di tre nuove
opere: “Ponytail (orange), Untitled Celing Projection e Smoky Lips (Study /4),
che viene presentata a Bologna in anteprima assoluta. Gli insiemi di Mirka
Rottenberg sono costruzioni, realizzate in contesti espositivi diversi, musei e
gallerie, composte da elementi concreti e virtuali. Ambienti immersivi in cui
entrare ed esperire un percorso materico, fatto di muri e di strutture lignee,
arricchito di uno o più schermi video. Installazioni architettoniche che
richiedono allo spettatore di abolire la distanza tra il proprio corpo e la
rappresentazione di altri corpi di materia, di colore e di luce, edificati
negli ambienti e proiettati sui monitor: una configurazione narrativa e
immaginaria dal carattere avvolgente. Riflette una logica di presentazione che
– rispetto alla storia di precedenti ambientazioni video o filmiche, da Bill
Viola a Matthew Barney, da Isaac Julien a Douglas Gordon, in cui il pubblico è
separato perché posto frontalmente dinanzi al racconto per
immagini in
movimento – è, invece, in sintonia con artiste e artisti della sua generazione, come Nathalie
Djurberg e Ragnar Kjartansson, che creano un dialogo tra ‘enviironment
scultoreo’ e proiezioni video, per far transitare il rapporto mentale e visivo
e renderlo concreto ed esperienziale. Rottenberg è interessata a
un’interattività corporale che possa sollecitare una coscienza della
All’interno di tale dimensione che include varie sequenze di
bolle e fumi che occupano una stanza dalle pareti colorate, dove sono presenti
le perle scelte in un bacile e quelle scartate in un sacco, una lavatrice
appare inoperosa, nell’atto di risposarsi e di dormire. Ė una giovane che con il suo comportamento
riflette l’attitudine di Raqui in ‘Bowis Bauls Souls Holes (Bingo). Ambedue
sono integrate nel sistema, con una propensione al rifiuto per lo stesso. Tanto
che rimangono in comunicazione con un mondo “altro”, l’una con lo sguardo e
l’altra con i piedi, che spuntano immersi in una bacinella di perle,
surrealisticamente, nello spazio della figura egemone al piano superiore.
Tuttavia apparendo capovolti, creano una possibilità di sconvolgere il sistema
in atto. Come per Raqui affidandosi alla
propria potenza femminile autonoma, come in una irrealtà, il sopra può
diventare il sotto. Ma questa ipotesi, alla fine, non sembra diventare reale:
il sistema non viene alterato, la Marièè rimane il meccanismo di alimentazione
dell’universo degli scapoli, rappresentato dalle donne che mettono in
circolazione le perle. Inoltre la superdonna in conclusione estende il suo
naso, che alimentava la produzione con starnuti del cibo da consumare, e lo fa
“penetrare in un buco del muro che sta dentro i vasi di fiori. L’intervento sul
territorio “altro”, da sé e dal suo
contesto, sembra avere l’effetto di far
esplodere la materia del territorio parallelo,
così che la commistione tra bolle di sapone e di fumo, nelle loro diverse
forme, scompaiono: lo stesso destino che ha subito la figura maschile in “Bowis
Balls Souls Holes (Bingo). Infine prima di uscire dal suo ufficio, la Marièè
innaffia i piedi che escono dalla bacinella di perle, concludendo le sue
diverse funzioni: il controllo delle passioni e della forza degli scapoli,
quanto del sistema di produzione, e il raffreddamento delle estremità, se non
degli estremismi, della giovane
Maria Paola Forlani
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