Lessico Femminile – 70 anni di emancipazione in mostra a
Palazzo Pitti
Tra l’iscrizione di alcune lavoratrici all’associazione
Fratellanza nel 1861, e il premio Nobel conferito a Grazia Deledda per il suo Canne al
vento, nel 1926, corre una storia descritta da opere d’arte e fotografie
che celebrano il riscatto dell’immagine femminile e del ruolo pubblico delle
donne nel periodo post-unitario. Palazzo Pitti racconta questi 70 anni di
emancipazione attraverso una mostra realizzata in collaborazione con Advancing
Women Artists, aperta fino il 26 maggio.
Come sul palcoscenico di un teatro, le protagoniste emergono dalle
collezioni della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti che custodisce una
delle più significative raccolte sul tema del lavoro delle donne nei campi fra
Ottocento e Novecento. Accanto a queste non mancano capolavori in prestito da
collezioni private.
Da un lato ci sono le contadine, dedite alle pratiche agricole
collegate al ciclo delle stagioni, che, nei momenti di sosta dal lavoro più
duro, rammendavano, lavoravano a maglia o intrecciavano la paglia, come emerge
da numerosi dipinti di Silvestro Lega esposti in galleria.
Dall’altra, le donne borghesi, che potevano studiare e
intraprendere una carriera scolastica, diventare artiste e perfino autrici di
libri di scuola, o di articoli sull’economia domestica, sull’etichetta e le
buone maniere.
Intanto nell’apparente quiete dei salotti – dove aveva luogo unna
fervida vita intellettuale – attecchivano pensieri rivoluzionari e patriottici.
Erano gli anni in cui Firenze diventava luogo d’incontro per
figure di spicco nel mondo femminile non solo della letteratura e dell’arte, ma
anche dell’impegno sociale e politico, su scala internazionale e dove vissero
donne del calibro della poetessa Elizabeth Barret Browing, della scrittrice e
patriota Jessie White Mario, della poetessa inglese Theosia Garrow Trollope.
“nell’arco cronologico di poco più di mezzo secolo considerato
dalla mostra – commenta il dirattore degli Uffizi Elke Schmidt – maturano i
presupposti per il riscatto sociale e per una nuova autonomia della donna, non
più solamente ancorata al ruolo di angelo del focolare. Le opere esposte
raccontano una realtà in cui si affaccia la questione femminile, quando l’impegno
nel lavoro, gli interessi politici, la vita intellettuale e l’indipendenza
erano ancora un privilegio, o il risultato di una lotta”.
Attraverso oggetti e opere di artisti – dal Ritratto di Grazia
Deledda di Plinio Nomellini all’acquarello su carta intitolato ‘In posa’ di
Giuseppe De Nittis, dalle fotografie dei Fratelli Allinari alla bandiera in
seta con ricami in oro della Fratellanza Artigiana d’Italia – il percorso
documenta le molteplici espressioni del talento femminile nel campo dell’arte
della fotografia, dell’insegnamento della scrittura, della politica.
“Le artiste internazionali – spiega Linda Falcone direttrice di
Advancing Women Artists, l’organizzazione statunitense con sede a Firenze,
dedita alla ricerca, restauro ed esposizione di opere d’arte di donne storiche,
nei musei e depositi museali della Toscana – sono ben rappresentate in questa
mostra, visto che le donne straniere godevano di un certo livello di libertà in
Italia, cosa che non avveniva nei loro paesi di origine. Ne sono alcuni esempi
la simbolista tedesca Julia Hoffmann Tedesco, che condivideva lo stesso
interesse per la sfera femminile di suo marito esponente dei Macchiaioli, o l’artista
francese Elisabeth Chaplin, la più giovane e prolifica tra quelle rappresentate
nella collezione della Galleria degli Uffizi”.
Maria Paola Forlani
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