Fino al 30 giugno 2019 la Fondazione Magnani- Rocca ospita
una grande mostra dedicata a Giorgio
De Chirico e Alberto Savino, i<<Dioscuri>>
dell’arte del XX secolo.
I due fratelli hanno ripensato il mito, l’antico, la
tradizione classica attraverso la modernità dell’avanguardia e della citazione,
traslandoli e reinterpretandoli per tentare di rispondere ai grandi enigmi
dell’uomo contemporaneo, dando vita a quella che Breton definì una vera e
propria mitologia
moderna.
La mostra –
allestita alla Villa dei Capolavori, sede della Fondazione a Mamiano di
Traversetolo presso Parma – presenta oltre centocinquanta opere tra celebri
dipinti e sorprendenti lavori grafici, in un percorso espositivo che, dalla
nascita dell’avventura metafisica, si focalizza su un moderno ripensamento
della mitologia e giunge alla ricchissima produzione per il teatro, documentata
anche da preziosi bozzetti, figurini
e costumi per l’opera lirica del Teatro alla Scala di
Milano.I Dioscuri dell’Arte - <<Sono l’uno la spiegazione dell’altro>> scriveva Jean Cocteau dei due fratelli de Chirico. Vicinissimi nei primi passi delle rispettive carriere, de Chirico e Savinio lavorano a stretto contatto nei primi anni parigini. Andrè Breton definiva il loro lavoro “indissociabile nello spirito”: le visioni concepite da Giorgio in quegli anni, trovano un corrispettivo letterario nella poetica del fratello de Chirico; nonostante il merito sia stato storicamente attribuito al genio di de Chirico, ad oggi è ormai riconosciuto il ruolo rivestito da Savinio nell’elaborazione dell’estetica metafisica.
L’esposizione – curata da Alice Ensabella, Università di Grenoble, e da Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani Rocca – si propone di ricostruire criticamente le fonti comuni dei fratelli de Chirico al fine di metterne in evidenza affinità, contrasti e interpretazioni del fantastico universo che prende forma nelle loro traduzioni pittoriche, letterarie e teatrali.
Giorgio (1888 – 1978) e Andrea (1891 – 1952) de Chirico – nascono in Grecia, dove trascorrono tutta l’infanzia. Figli di un milieu alto borghese e cosmopolita, ricevettero un’educazione solida ed internazionale, influenzata dal romanticismo e dal nichilismo tedeschi, dall’avanguardia parigina, dalla cultura classica mediterranea, greca certamente, ma anche profondamente italiana. Questo particolarissimo imprinting filosofico, artistico e letterario, che forgia le menti dei fratelli de Chirico nei loro anni di formazione e primi anni di attività, darà come risultato uno dei momenti più originali e più alti della cultura figurativa italiana del Novecento.
Nonostante il
comune percorso intellettuale, de Chirico e Savinio dimostrarono fin da giovani
caratteri e approcci diversi alla pratica artistica. Savinio, figura
poliedrica, nasce come musicista e compositore, diviene in seguito scrittore e
approda alla pittura solo all’età di trentacinque anni. De Chirico, dalla
personalità più decisa e granitica, individua fin dall’adolescenza la sua
strada nella pittura.
Se le opere di
entrambi sono caratterizzate da temi di interesse comune come il viaggio, il
mistero del distacco, la struggente commozione del ritorno, gli interrogativi
sulla condizione umana, il richiamo al mito, all’antico, le interpretazioni che
i due fratelli ne forniscono non sono le stesse, approdando spesso a risultati
stilisticamente distanti. Più freddo, mentale e concettuale, de Chirico, anche
dopo la grande stagione metafisica non rinuncerà a rappresentazioni ancora
impregnate di enigmi, che, caratterizzeranno i suoi paesaggi che richiamano ai
miti dell’antichità, cavalli fra le rovine della civiltà greca, gladiatori in
procinto di vivere o morire, autoritratti e ridondanti nature morte.
Gioco e ironia
sono invece i cardini intorno ai quali ruota l’estetica di Alberto Savinio. A
differenza del fratello, infatti, Savinio dimostra un’innata capacità di
immettere nei profondi silenzi metafisici la sapiente leggerezza dell’ironia,
che si dispiega attraverso una visionarietà fantastica. Nelle sue
opere oggetti
inanimati
ed esseri animati si uniscono in un’unica rappresentazione colorata e vivace,
nella quale forme umane e animali si confondono e si decontestualizzano,
inserite all’interno di prospettive impossibili e di un’atmosfera improbabile
quanto ludica.
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