Marmo, Bronzo e Argento
Per Alessandro VII
Oreficeria
e Scultura Monumentale dalla Roma di Bernini
Al
Duomo DI SIENA.
Fino al 3
novembre, nei locali della cosiddetta Cripta del Duomo di Siena si è aperta la
mostra Marmo, bronzo e
argento per Alessandro VII. Oreficeria e scultura monumentale dalla Roma di
Bernini al Duomo di Siena. L’intento della
mostra è quello di far conoscere a un pubblico più vasto una serie di oggetti
di oreficeria dell’età di papa Alessandro VII (1655 – 1667), il senese Fabio
Chigi, che appartengono per lo più al Museo dell’Opera di Siena, o che sono
conservati nella sacrestia della Cattedrale, restando di solito di difficile
accesso e visibilità. Uno dei meriti dell’iniziativa, è quello di aver
provveduto al restauro e alla pulitura di ognuno di questi preziosi manufatti,
che possono essere così meglio studiati e esaminati in questa occasione.
Tra le più
significative opere esposte, vanno ricordati innanzi tutto i sei reliquiari di
forma monumentale con busti di santi in argento, che il papa donò nel 1663 alla
sacrestia della Cappella Chigi o della Madonna, di cui lo stesso pontefice
aveva patrocinato la costruzione negli anni immediatamente precedenti, con il
noto intervento di Gian Lorenzo Bernini relativo alle statue in marmo.
Ancora meno conosciuti al Pubblico sono forse i reliquiari dei quattro antichi protettori di Siena, conservati nella sacrestia del Duomo e fatti inviare da Roma dal cardinale senese Voldambrino. Purtroppo queste quattro urne hanno subito nel tempo manomissioni e modifiche, senza però che il loro assetto originario venisse del tutto alterato. Si uniscono a questi, altri reliquiari provenienti ancora dal Museo della Metropolitana, come quello contenente le reliquie di San Prospero, legato a un modello di Alessandro Algardi, o quello del beato Ambrogio Sansedoni della Fondazione Monte dei Paschi, ancora legato alla stessa cultura di classicismo romano verso la metà del Seicento. Sono esposti in mostra anche tre reliquiari inviati da Roma personalmente da Fabio Chigi ancora cardinale, destinati alla chiesa di San Raimondo al Rifugio e appartenenti ai Conservatori Riuniti.
Ancora meno conosciuti al Pubblico sono forse i reliquiari dei quattro antichi protettori di Siena, conservati nella sacrestia del Duomo e fatti inviare da Roma dal cardinale senese Voldambrino. Purtroppo queste quattro urne hanno subito nel tempo manomissioni e modifiche, senza però che il loro assetto originario venisse del tutto alterato. Si uniscono a questi, altri reliquiari provenienti ancora dal Museo della Metropolitana, come quello contenente le reliquie di San Prospero, legato a un modello di Alessandro Algardi, o quello del beato Ambrogio Sansedoni della Fondazione Monte dei Paschi, ancora legato alla stessa cultura di classicismo romano verso la metà del Seicento. Sono esposti in mostra anche tre reliquiari inviati da Roma personalmente da Fabio Chigi ancora cardinale, destinati alla chiesa di San Raimondo al Rifugio e appartenenti ai Conservatori Riuniti.
Altri oggetti
preziosi ben poco noti risultano il piccolo busto di San Filippo Neri della Collezione Chigi Saraceni, ispirato
ancora a un modello di Algardi, e il Crocifisso posto sull’altare maggiore della chiesa dell’Annunziata.
Questo fu commissionato dal principe Augostino Chigi verso il 1670 e fuso su
modello di Ercole Ferrata, come analoghi crocifissi disposti per gli altari di
San Pietro in Vaticano per volere dello stesso papa Chigi e con la regia di
Bernini. Proprio a sottolineare il nesso inscindibile tra oreficeria e scultura
monumentale del Seicento romano sono esposti – a ideale inizio e conclusione
della mostra – due capolavori della ritrattistica del tempo come gli
straordinari busti ritratto dello stesso Alessandro
II.
Il primo, reso
con sofisticati effetti coloristici, è quello che Bernini scolpì in marmo nel
1657 per il suo illustre committente, conservato oggi in collezione privata a
Siena e eccezionalmente concesso in esposizione. Il secondo risale a dieci anni
più tardi, l’anno stesso della scomparsa del papa, e fu fuso in bronzo su
modello di Melchiorre Caffà, il geniale scultore di origine maltese che offrì
qui un’interpretazione del soggetto intensamente drammatica.
La mostra,
promossa e organizzata dall’Opera della
Metropolitana, in collaborazione
con Opera Civita, è a cura di Alessandro Angelini e Alessandro
Bagnoli. I restauri sono stati eseguite da Antonio Mignemi.
Maria Paola
Forlani
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