L’Eterna Musa.
L’universo
femminile tra ‘800 e ‘900
Quaranta donne
normali, di famiglia o della porta accanto. Mai dive, se non- forse- tra le
mura di casa.
A formare una
smagliante e cangiante galleria di personalità, ognuna a suo modo protagonista
in una frazione di tempo e in un angolo di spazio. Di questa galleria di tipi
femminili, la Fondazione Matteucci presenta dal 2 giugno al 3 novembre – un’affascinante
selezione che muove dal primo Ottocento e approda al Novecento, con affondi
internazionali e suggestivi nei due dopoguerra, entrambi forieri di grandi
mutamenti. Opere sceltissime, talvolta mai prima esposte, di Fattori e Lega,
Induno, Favretto, Casorati e Sironi, tra gli altri. In questa parata di donne
ritratte o idealizzate, nessuno dei modelli prevalenti manca all’appello: l’eterna
Eva si presenta di quadro in quadro in condizioni mutevoli di status e umore,
angelo della famiglia o sirena ammaliatrice, popolana o borghese, lavoratrice o
padrona di casa della buona società, lieta o malinconica, operosa o riflessiva.
In esse si riconosce in filigrana non solo la Musa ispiratrice, ma anche gli
infiniti altri prototipi stratificati nell’immaginario culturale dell’Occidente.
La purissima Maria Vergine e la peccatrice Maddalena, Lia e Marta
simboleggianti la vita attiva con Rachele e Maria allegorie della vita
contemplativa, la carnale Venere e la materna Giunone, Salomè la seduttrice e
Circe la maga.
“Una galleria d’istantanee
tratte da un ideale album di famiglia che è andato formandosi nelle stagioni
più diverse della vita”, anticipa Giuliano Mateucci.
“Figure che non
ambiscono ad un posto nel Parnaso e che, al di là di ogni metafora, offrono
della donna il volto più autentico, sofisticato e attraente. Immagini che,
seppur condivise, si direbbero segretamente carpite, per la facilità con cui l’artista
ha conferito al modello una personale dignità, facendone emergere il celato
fascino”. Sbaglierebbe chi immaginasse una parata di persone dimesse, di figure
di contorno. Al contrario le donne protagoniste di questa esposizione sono
fiere del loro essere, perfettamente consapevoli del loro valore, ricche di una
sensualità che, proprio perché non platealmente esibita, cattura sguardo e
sentimento.
Donne che oggi si
potrebbero definire come “realizzate”, nonostante il loro non volersi porre al
centro del palcoscenico.
“Una galleria di
antidive, nella quale si troverebbe certamente a disagio la determinata
femminilità di una Marie Curie o di una Coco Chenel, poiché a prevalere è un
altro tipo di donna che non ha difficoltà a confermarsi moglie e madre, in quei
ruoli, insomma che nella routine del quotidiano ne nobilitano i sentimenti e lo
spirito”, evidenzia ancora il curatore.
“Anche due
artisti come Hayez e Boldini, che sul modello della Venere senza veli, carnale
e sensuale, messa in posa da Tiziano, Fragonard, Goya o Courbet, hanno
costruito gran parte della loro fortuna, figurano qui con opere che non
lasciano spazio all’immaginazione. Lo stesso dicasi dei nudi di D’Ancona e
Casorati, tanto casti che più non si può”.
“Ciascuna di loro
sollecita la nostra fantasia, parlando di stagioni più o meno felici”.
“Spetta a noi
farle rivivere, nella loro trattenuta e schietta espressività, come
protagoniste di storie ed esperienze, successi e delusioni, cogliendo nella
semplice naturalezza del carattere, degli umori, delle passioni, dei sentimenti
quanto d’insondabile è in ogni donna”.
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