martedì 24 maggio 2022

Canova Gloria Trevigiana


Canova a Treviso: una relazione tanto profonda quanto inedita. "Nato trevigiano", a Possagno, è a Treviso che nacque il suo "mito" e la riscoperta critica della sua opera.
Già a partire dalla leggenda del bambino prodigio che, in casa Falier ad Asolo, inventò su due piedi una scultura a forma di leone da un pezzo di burro per sopperire a una mancanza durante un banchetto, messa in circolo a Treviso nel 1803.
"Il nuovo Museo Bailo non poteva che passare attraverso la celebrazione del genio trevigiano per eccellenza, Antonio Canova, che nel mondo è sinonimo di armonia e bellezza".

Treviso fu prima nelle celebrazioni dopo la morte: nel 1822 commissionò la realizzazione di un busto a Luigi Zandomenighi e un componimento musicale al miglior musicista, Gioachino Rossini per onorare la memoria (queste musiche accompagnano il visitatore in mostra).

E ancora, quando nel dopoguerra ancora certa critica disprezzava Canova,
Luigi Coletti rispondeva con la prima grande mostra monografica. Per capirne la portata basti pensare che, era il 1957, secondo centenario della nascita, e quella trevigiana fu 

l'unica mostra in Italia a indagare criticamente tutta l'opera dello scultore, distinguendo una produzione 'stilistica' da quella 'poetica' dove si poteva a "ben ascoltare, sentire l'annuncio romantico". Sono parole di Luigi Coletti tratto dall'inedito discorso pronunciato durante l'inaugurazione.

Da questa valorizzazione prende le mosse la mostra "Canova gloria trevigiana: dalla bellezza classica all'annuncio romantico", a cura di Fabrizio Malachin, Giuseppe Pavanello e Nico Stringa, una esposizione che sembra completare una sorta di trilogia come quelle recenti di Napoli (che indagava il rapporto con l'antico) a Roma (la bellezza): Canova e la bellezza dell'antico quindi, ma anche Canova come straordinario contemporaneo annunciatore romantico.

L'esposizione si svolge nello spazio Generali Valore Cultura, l'ala del museo Bailo restaurata e dedicata a nuove iniziative artistiche del Comune di Treviso.

In mostra si è potuto eccezionalmente ricreare l'ambiente programmato da Canova in palazzo Papafava, dove il confronto Antico/Moderno è portato alla sua massima essenza: Apollo del Belvedere a confronto con il Perseo trionfante, e il Gladiatore Borghese, altra opera celeberrima, a confronto con il Creugante. 
E' il 'teorema perfetto'. Per la prima volta le opere vengono inoltre esposte sui loro basamenti originali restaurati per l'occasione.

Restando alle sculture eroiche, la mostra propone un inedito" il gesso del Cavallo preparatorio del famoso gruppo il Teseo in lotta con il centauro di Vienna."  Per il corpo del centauro Canova studiò un cavallo in fin di vita. Il calco viene esposto per la prima volta in una mostra.

La mostra entra poi in temi dove il sentimento la fa da padrone, e dove emerge la modernità romantica: le stele funeraria (in mostra quella Falier e Volpato), omaggio al defunto, ma soprattutto meditazioni sulla figura femminile afflitta, siamo nel campo delle Maddalene; i gruppi gentili e amorosi (Amore e Psiche in mostra): "sappi disegno, anatomia e dignità: senti la grazia: intendi la bellezza: commuoviti del tuo affetto".

Inoltre, due spettacolari gessi originali dello scultore, patrimonio del Gruppo Generali, giunti nei giorni scorsi a Treviso dopo essere stati sottoposti ad una campagna di restauro, realizato dall'artista tra il 1787 e il 1790, raffigura "La morte di Priamo"; il secondo, datato al biennio immediatamente successivo, raffigura "La danza dei figli di Alcinoo". Le due opere, conservate a Trieste, nella storica sede del Leone, sono esposte al pubblico per la prima volta.

E ancora i ritratti, le incisioni, le celebrazioni canoviane, la fotografia: un ricco percorso di oltre 150 opere, sviluppato in 11 sezioni.
Nella galleria dell'800, ultima sezione della mostra, non mancano le sorprese. Che tipo amore corrispose tra Antonio Canova e Marianna Angeli Pascoli, bellissima contessa trevigiana? Di certo, un piccolo cammeo con il ritratto di lui si adagia sul seno di lei, nel busto scolpito da Luigi Zandomenighi.

L'effige della nobildonna si può ammirare all'interno della galleria, allestito al Nuovo museo Bailo con progetto di Marco Raposelli di Studiomas-Padova.
Il grande scultore trevigiano è protagonista della mostra ma con lui non manca l'attenzione quindi al patrimonio civico. Quindi non solo la galleria ma anche diverse opere inedite.

M.P.F.