sabato 13 giugno 2015

FILIPPINO LIPPI- L'Annunciazione di San Gimignano

Filippino Lippi
L’Annunciazione di San Gimignano

La Pinacoteca di San Gimignano ospita una mostra dedicata al pittore fiorentino Filippino Lippi (Prato 1457 c –Firenze  1504) fino al 2 novembre 2015  (catalogo Giunti) a cura di Alessandro Cecchi, promossa dal Comune di San Gimignano e della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Province di Siena, Grosseto e Arezzo in collaborazione con la Fondazione Musei Senesi. L’esposizione prende spunto dall’Annunciazione, opera realizzata dall’artista in due tondi distinti raffiguranti l’uno l’Angelo, l’altro l’Annunziata così come gli era stato richiesto dai Priori e Capitani di Parte Guelfa per il Palazzo Comunale di San Gimignano, che gliela commissionarono nel 1482.
Filippino Lippi nasce dall’avventurosa relazione di Fra’ Filippo con Suor Lucrezia Buti, per due volte fuggita con lui dal convento prima di essergli legittimamente unita in seguito all’annullamento dei voti di entrambi da parte di papa Pio II.
Filippino è appena ragazzo quando il padre muore (1469) a Spoleto dove lo aveva condotto con sé; può quindi aver appreso poco da lui. Ma il linearismo paterno gli viene trasmesso dal Botticelli col quale collaborerà poco dopo.
Anche per lui, dunque, è la linea il mezzo fondamentale di espressione, non la linea idealizzata del suo nuovo maestro, ma piuttosto un segno sensibile e morbido.
Quando porta a compimento gli affreschi lasciati incompiuti da Masaccio al Carmine,
egli raggiunge una certa monumentalità per adeguarsi alla solenne grandiosità del grande predecessore. Ma resta una grazia raffinata nel modo con cui la linea individua le figure.
Nell’Apparizione della Vergine a San Bernardo (Firenze Chiesa di Badia), è elegante la figura allungata della Madonna e il fluire della veste del Santo, mentre la figurazione si complica per molte notazioni e per dettagli naturalistici. I dettagli nascono dalla
suggestione esercitata sui pittori fiorentini dalla Adorazione di Hugo Van der Goes da poco giunta a Firenze. Ma Filippino si esprime sempre attraverso una linea dolce e aggraziata, visibile in modo particolare nella Madonna.

Negli affreschi della Cappella Carafa in Santa Maria sopra Minerva a Roma (1489 – 93) e in quelli della Cappella Strozzi in Santa Maria Novella a Firenze (1487 – 1502)
sbriglia la sua fantasia in complesse composizioni capricciose, risolvendo, a suo modo, in queste evasioni immaginose, il conflitto determinatosi a Firenze, sulla fine del secolo, fra i grandi valori ideali e la drammatica realtà.
In mostra assieme ai due tondi di Filippino, ripresentati vicini come dovevano essere originariamente al loro ingresso nella collezione della Pinacoteca, sono esposti anche disegni di grande qualità di mano del pittore, curati in ogni dettaglio, provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe della Galleria degli Uffizi e riferibili sempre agli anni 1482 – 1484.

Si trovano esposti inoltre anche i documenti relativi alla commissione dell’Annunciazione, un materiale storico custodito da oltre cinque secoli che animava i Priori e i capitani di Parte Guelfa, appartenenti a importanti famiglie di San Gimignano, di abbellire la sede del governo cittadino, in modo analogo a quanto le medesime istituzioni fiorentine stavano facendo per Palazzo Vecchio.

Nel XV secolo San Gimignano, sebbene non possedesse più l’antica forza economica e sociale del primo Trecento, continuò a manifestare una certa vivacità culturale che trovò un naturale riflesso anche nelle copiose committenze artistiche. La città, infatti, continuò ad essere meta di artisti tra i più famosi del Rinascimento: alcuni senesi e, soprattutto a partire dalla metà del secolo, molti fiorentini. Artisti di indubbia levatura come Benozzo Bozzoli, Piero del Pollaiolo, Giuliano e Benedetto da Maiano, Domenico Ghirlandaio, Filippino Lippi, portatori di nuovi stilemi e di un cambio di cultura.
Per la stessa Annunciazione, sei anni più tardi, furono realizzate le cornici di legno

intagliato, dipinto oltre che dorato e argentato, forse da attribuire ad Antonio da Colle, il legnaiolo responsabile della fattura del pulpito (1469) e del coro ligneo (1490) della Collegiata. Le cornici imitano una corona con foglie di quercia e alloro con ghiande e bacche, legate insieme da un nastro e, proprio in occasione della mostra, sono state restaurate dallo “Studio Nadia Presenti” di Forano della Chiana, Arezzo.
Il tondo con l’Angelo Annunziante presenta l’Angelo inginocchiato su  pavimento in prospettiva centrale a listre grigie su fondo color rosso mattone che ricorda l’antica pavimentazione di piazza della Signoria a Firenze. È avvolto in un panneggio
elegantemente annodato e come gonfiato dal vento, contro lo sfondo scuro di una parete con panca, percorsa dai raggi dorati dello Spirito Santo. Sulla sinistra s’intravede un loggiato con balaustra, aperto su un paesaggio “slontanante” e,
sulla destra, una nicchia bianca, forse marmorea, con mensola, su cui sono esposti vasi metallici di varie forme e dimensioni.
Il tondo suo pendant (Annunziata), appare più arioso e luminoso per la lama di luce riflessa in diagonale sul pavimento e per il maggior spazio conferito al paesaggio luminoso, con la solita città nordica e irta di guglie e tre figure, una maschile e l’altra femminile più in primo piano, e una terza chinata in avanti, sullo sfondo. La Vergine è inginocchiata, secondo l’iconografia tradizionale con lo sguardo rivolto in basso, in segno di umiltà e di accettazione della volontà divina. In primo piano, a destra, si intravede un faldistorio, luccicante di riflessi metallici, prezioso sedile riservato ai sovrani e agli ecclesiastici. In secondo piano c’è uno studiolo con un libro aperto e uno chiuso, ad alludere, probabilmente, a Maria come Sedes Sapientes.
Sopra la Vergine c’è una nicchia in cui sono disposti, in bell’ordine, alcuni oggetti fra cui si riconoscono albarelli e un vaso biansato di manifattura ispano-moresca.
Nella parte superiore c’è un cartiglio con la scritta <<BENE DICTUS DOM>> (Luca, I, 68) riferito all’Annunciazione, e, fuori dalla nicchia destra, c’è un orologio meccanico, oggetto raro nelle case e soprattutto nei dipinti.
La scelta di far dipingere un’Annunciazione da porre su una parete dell’Udienza dei Signori trae la sua origine dalla particolare solennità con cui si festeggiava a Firenze, come a San Gemignano, la Santissima Annunziata, essendo il 25 marzo, il primo giorno dell’anno fiorentino, di un calendario che si diceva, appunto, ab incarnatione.
Maria Paola Forlani


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